Don Lorenzo Milani tra i suoi ragazzi a Barbiana - Dall'archivio di Avvenire
Quella conversione, come ogni conversione, rimane un mistero. Il cambiamento profondo di Lorenzo Milani (1923-1967), è certamente maturato sulla convergenza di tanti elementi. Per don Andrea Bigalli, che ha coordinato per oggi e domani, a Firenze e Calenzano, l’organizzazione di un convegno pastorale sul priore di Barbiana, «questo passaggio è quello più difficile da decifrare, perché nella conversione veramente ognuno si ritrova davanti al proprio Dio e lo fa nella maniera più intima, in un modo gravido di tutte le conseguenze che avrà per la propria vita, anche quella pubblica. Per don Milani e per tutti c’è la possibilità di ritornare continuamente a questo incontro, del tutto particolare, in cui hai capito che Dio voleva qualcosa per te, che Dio voleva veramente mettersi in contatto con te su una dimensione di vita, su come dovevi costruire i tuoi giorni secondo un progetto che teoricamente non è tuo ma che forse Dio scopre veramente nel profondo di te stesso». Conversione. Colpisce che il giovane Milani, che è fuori da ogni identità di fede, «a un certo punto arrivi a maturarne una così forte e invincibile. In qualche modo la più attenta cronaca di tutto questo ce l’ha consegnata la madre che, pur non essendo credente, rimane colpita da questo rapporto viscerale del figlio con Gesù Cristo, con la realtà del Vangelo e di conseguenza anche con la dimensione della Chiesa. Crede nella Chiesa che pure non avrà di lui, vivo, quella considerazione, anche umana, che sarebbe stata allora necessaria».
Il convegno pastorale, promosso su iniziativa del Comitato per il centenario dalla nascita di don Milani, si tiene oggi a Firenze, dalle ore 9 al Seminario Maggiore, in Lungarno Soderini, e nel pomeriggio dalle 15 alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, in Piazza Tasso, quindi domani dalle 9 a San Donato a Calenzano.
«Questo centenario – spiega Rosy Bindi, che presiede il Comitato – vuole essere un’occasione per restituire don Lorenzo Milani nella complessità e bellezza del sua testimonianza. Vorremmo liberare la sua figura da troppe strumentalizzazioni, prima fra tutte quella che tende a dimenticare il suo essere stato prima di tutto un prete, animato da una fede profondissima». Non si può comprendere la profezia del maestro Milani «se lo si separa dalla sua tonaca, se si rimuove il suo amore per i poveri e la sua fedeltà alla Chiesa, che pure lo aveva tanto ferito e amareggiato». Il convegno pastorale, promosso in collaborazione con l’arcidiocesi di Firenze che ha dato un contributo essenziale a individuare temi e studiosi, mette al centro la figura e il magistero del priore di Barbiana in dialogo con la ricchezza e la fecondità della Chiesa del suo tempo, «una straordinaria stagione di attesa del Concilio Vaticano II che nella Chiesa fiorentina vede figure di grande spiritualità come il cardinale Elia Dalla Costa, il sindaco Giorgio La Pira, don Giulio Facibieni, padre David Maria Turoldo, padre Ernesto Balducci». La giornata conclusiva si svolgerà a Calenzano, «là dove tutto è incominciato e dove rileggeremo, sotto la guida del cardinale Giuseppe Betori, Esperienze Pastorali, per riflettere sul presente e il futuro della Chiesa».
Nelle due giornate, dopo una relazione della storica Bruna Bocchini Camaiani, saranno presentate le prime risultanze degli Archivi di cristiani nella Toscana del Novecento (Arcton) e ascoltate le testimonianze, tra gli altri, di don Mario Landi e di don Severino Dianich. Landi fu cappellano a Vicchio dal ’64 al ’66 e frequentò don Milani da quando era seminarista. Prendeva appunti di quello che il priore diceva e li ha pubblicati recentemente con la San Paolo nel volume Tutto al suo conto. Landi, in particolare, sottolineerà l’amicizia del priore con i seminaristi di Firenze. Non pochi di questi salivano a Barbiana, talvolta incontrando le resistenze dei loro superiori. Si potranno conoscerne i nomi e sapere qualcosa di più su questo aspetto.
Domani, a Calenzano, interverrannno anche José Luis Corzo (Università Pontificia di Salamanca), Federico Ruozzi (su “Il ritiro di Esperienze pastorali alla luce delle carte della Segreteria di Stato”) e don Pietro Wang Zhaoqun, viceparroco della chiesa dell’Ascensione, a Prato, e cappellano della comunità cattolica cinese: don Milani aveva dedicato le sue Esperienze ai missionari cinesi che avrebbero rievangelizzato l’Etruria nel 2954. Sono arrivati molto prima. Le conclusioni sono affidate all’arcivescovo di Firenze, il cardinale Betori.
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