martedì 20 agosto 2024
Oggi a Rimini si rinnova un gesto che dal 2014, coinvolge numerose città e comunità, promosso dal Comitato Nazarat. L’inizio dopo l’esodo dei cristiani dalla Piana di Ninive in fuga dall'Isis
Una delle veglie di preghiera per i cristiani perseguitati promosse dal Comitato Nazarat a Rimini

Una delle veglie di preghiera per i cristiani perseguitati promosse dal Comitato Nazarat a Rimini - .

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Oggi, 20 agosto, saranno dieci anni tondi, e per la centoventesima volta a Rimini si pregherà in piazza per i cristiani perseguitati. La prima fu nel 2014, pochi giorni dopo la grande fuga dei cristiani dalla Piana di Ninive, quando 125 mila cristiani iracheni furono costretti ad abbandonare terre e abitazioni per andare verso il Kurdistan, mentre altri 110mila restavano come rifugiati nella zona di Erbil e Duhok. I miliziani dell’Isis, dopo avere preso il controllo di una vasta area tra Siria e Iraq, avevano proclamato l’instaurazione del califfato e le case dei cristiani erano state “marchiate” con la lettera araba “nun”, l’iniziale della parola Nazarat, per segnalare pubblicamente e minacciosamente la presenza dei seguaci di Gesù il Nazareno. Convertirsi all’islam, pagare la tassa di sottomissione o andarsene dalle città: era il diktat dell’Isis. «Non potevamo restare indifferenti di fronte alla persecuzione dei nostri fratelli, ci radunammo in piazza per un gesto che avesse una valenza pubblica: la recita del rosario accompagnata da canti e testimonianze – racconta Marco Ferrini, pioniere dell’iniziativa e presidente del Comitato Nazarat –. È nato così l’“appello all’umano” per tutti i perseguitati e per la pace, che sottolinea il diritto alla libertà religiosa come bene primario e universale e cerca di recuperare, con l’intercessione della Vergine Maria, le ragioni per una convivenza nel Medio Oriente. Da allora il 20 di ogni mese ripetiamo il gesto, che vuole ricordare anche altri contesti di persecuzione dei cristiani – Siria, Nigeria, Kenya, Bangladesh, Pakistan –. Un gesto contagioso, che viene realizzato in altre 13 città italiane e a Lugano, e ha coinvolto 27 monasteri e clausure».

Parole di incoraggiamento sono arrivate in questi giorni da papa Francesco, che in un messaggio indirizzato a Ferrini scrive: «L’umanità intera, oggi più che mai, ha bisogno della Buona Notizia della pace e ogni cristiano è chiamato ad annunciarla e a condividerla. Auspico che quanti aderiscono ai momenti di preghiera continuino a farsi promotori di una cultura del rispetto verso tutti, dell’accoglienza e di una fraternità inclusiva, dove ciascuno possa gustare il pane della comunione e la letizia della solidarietà».

Tra coloro che in questi anni hanno portato la loro testimonianza in occasione dei raduni mensili, il cardinale Tauran, padre Pizzaballa (poi divenuto Patriarca di Gerusalemme e cardinale), il vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei Basilio Yaldo, il vescovo di Aleppo dei maroniti Joseph Tobji, il vescovo siro-cattolico di Mosul Yohanna Petros Muoche, il patriarca siro-cattolico di Antiochia dei Siri Ignace Youssef III Younan, l’arcivescovo di Abuja (Nigeria) Ignatius Ayau Kaigama.

Al raduno di oggi a Rimini (piazza Tre Martiri, ore 20.30) sarà presente il vescovo Nicolò Anselmi, che mette in evidenza «l’importanza di un gesto così semplice e al tempo stesso significativo, proprio mentre stiamo attraversando un periodo storico in cui la logica della prevaricazione sembra prevalere sulla ricerca di strade per una convivenza nella diversità. Con la preghiera desideriamo consegnare nelle mani di Dio la nostra volontà di essere costruttori di pace ognuno nel luogo in cui vive, nel segno di una fraternità di cui il mondo ha più che mai bisogno».

Ferrini ricorda che «in più di un’occasione, quando chiedevamo ai nostri interlocutori di cosa avevano bisogno, molti ci davano una risposta perentoria: abbiamo bisogno della vostra preghiera, perché chi ha perso tutto possa conservare il tesoro più prezioso, la fede in Cristo, che continua ad alimentare la nostra speranza. In Europa abbiamo molto da imparare da questi nostri fratelli che vivendo in circostanze imparagonabilmente più difficili delle nostre, ci insegnano cosa è essenziale per l’esistenza».

Non è mancato anche il sostegno materiale ad alcune situazioni difficili: in questi dieci anni il Comitato Nazarat ha raccolto decine di migliaia di euro impiegati per il sostegno alle famiglie più vulnerabili per la ristrutturazione delle case, per operazioni chirurgiche e trattamenti sanitari, l’acquisto di vestiti a famiglie con persone disabili. Un contributo importante è venuto per sostenere una biblioteca intitolata a San Francesco a Damasco, luogo di studio e di confronto in una città dove i cristiani sono da secoli amalgama tra culture diverse, presenza minoritaria ma irrinunciabile per la convivenza.

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