Anthony Sablan Apuron
Il processo canonico in relazione alle accuse, incluse quelle di abusi sessuali su minori, imputate ad Anthony Sablan Apuron, cappuccino e arcivescovo di Agana, a Guam, si è concluso. E il Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede, composto da cinque giudici, ha emesso la sentenza di primo grado, dichiarando l’imputato «colpevole di alcune delle accuse», rimuovendolo dall’ufficio e i imponendogli il divieto di residenza nell’arcidiocesi della piccola isola dell’Oceano Pacifico.
La sentenza – ha reso noto la Sala Stampa vaticana – rimane soggetta ad un eventuale ricorso, che sembrerebbe per altro essere già stato presentato dall’arcivescovo. Anthony Sablan Apuron, 72 anni, statunitense nato nell’isola di Guam, nel Pacifico, nel maggio 2016 è stato accusato di abusi sessuali commessi a danno di alcuni chierichetti nella parrocchia “Nostra Signora del Monte Carmelo” dove era parroco negli anni 1976-77. Accuse sempre negate dall’arcivescovo, a cui se ne sono aggiunte altre di malversazioni nella gestione economica della diocesi.
Il
6 giugno del 2006 la Santa Sede, su richiesta dello stesso presule, è intervenuta nominando un amministratore apostolico “sede plena” nella persona dell’arcivescovo salesiano
Savio Hon Tai-Fai, allora segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Il 31 ottobre successivo è cessato l’incarico dell’amministratore apostolico ed è stato nominato un arcivescovo coadiutore,
Michael Jude Byrnes, con il compito di guidare l’arcidiocesi con la totalità delle facoltà di arcivescovo ordinario. Del Tribunale apostolico che ha emesso la sentenza faceva parte il
cardinale Raymond Leo Burke, prefetto emerito del Tribunale della segnatura apostolica, che nel
febbraio 2017 era stato mandato dal Papa a Guam per indagare ulteriormente sul caso.