La “chiesa del Battesimo” edificata ad Al-Maghtas (“L’immersione”), in Giordania - .
Fervono i preparativi per la consacrazione, domani, della “chiesa del Battesimo” al fiume Giordano. La Messa inaugurale sarà presieduta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e concelebrata dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini. Al-Maghtas – letteralmente “L’immersione”, come i giordani chiamano il luogo – si trova dove un tempo sorgeva la “Betania oltre il Giordano” ricordata nei Vangeli e che gli archeologi – tra cui il noto studioso francescano Michele Piccirillo – ritengono sia, con grande probabilità, il luogo in cui Gesù fu battezzato da Giovanni Battista. L’individuazione è attestata dal fatto che vi furono costruite in epoca bizantina ben tre chiese, così come dalle testimonianze dei primi pellegrini, tra i quali Egeria. Nel luogo, inoltre, sono stati scoperti i gradini di marmo descritti nel VI secolo da Antonino Martire che scendono verso il fiume e dove un tempo i sacerdoti amministravano i battesimi.
La nuova chiesa latina è stata costruita con il contributo di alcuni benefattori, soprattutto giordani, su un terreno affidato dalla famiglia reale alle diverse comunità cristiane locali. Un terreno, va precisato, che fino alla metà degli anni Novanta si trovava in una zona minata, essendo adiacente al fiume Giordano che segna il confine tra la Giordania e Israele. L’evento coincide con la festa dell’Epifania, intesa come la manifestazione della Trinità durante il battesimo, solennemente celebrata dalle Chiese mediorientali. «Siamo entusiasti di partecipare a un evento così eccezionale», ha detto Aimée Hitti, che sarà presente all’inaugurazione insieme a molti altri fedeli della sua parrocchia maronita di san Charbel ad Amman. La chiesa è stata infatti designata come meta di pellegrinaggio per i fedeli che potranno ricevere l’indulgenza plenaria durante il Giubileo della Speranza.
I cristiani giordani, circa 120mila fedeli di diversi riti, rappresentano appena l’uno per cento della popolazione, ma sono molto presenti sul piano sociale ed educativo. Sono soprattutto orgogliosi del ricco patrimonio storico cristiano custodito dal loro Paese. Ed è proprio su questa caratteristica che hanno insistito sia il nunzio apostolico in Giordania, l’arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, sia il ministro del Turismo e delle Antichità giordano Lina Annab nel corso di una conferenza stampa tenutasi ad Amman. L’occasione è fornita dalla presentazione della mostra che si aprirà alla fine di gennaio in Vaticano sul tema “Giordania, alba del cristianesimo” e che durerà fino al 28 febbraio. Si tratta, in pratica, di un “viaggio nel tempo”, dalle origini a oggi, nella storia del cristianesimo in Giordania attraverso novanta manufatti provenienti da trenta siti diversi, alcuni dei quali vengono esibiti per la prima volta fuori dal regno. La mostra, ha precisato il direttore della Jordan Tourism Board, Abdel-Razzaq Arabiyat, invita credenti e ricercatori a riscoprire le radici della fede e del patrimonio. «Non si tratta esclusivamente di una collezione di manufatti – ha sottolineato – ma è anche una celebrazione dell’unità, della pace e dell’eredità duratura del cristianesimo in terra giordana».
Il nunzio apostolico ha rimarcato dal canto suo l’importanza della Giordania come «rifugio sicuro» per molti profughi della regione (basti pensare a quelli giunti da Palestina, Iraq e Siria), lodando l’idea della mostra e altre precedenti iniziative promosso dall’“uomo di pace”, come papa Francesco ha definito il re Abdallah II. «Lo scorso marzo – ha aggiunto il nunzio – abbiamo celebrato il trentesimo anniversario dell’instaurazione delle reciproche relazioni diplomatiche con una visita in Giordania del segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher». «Mi piacerebbe – ha detto ancora – che i cristiani di tutto il mondo venissero qui per conoscere i luoghi di cui leggono nella Bibbia e che io personalmente ho avuto la fortuna di conoscere. Questo è anche un modo per dire ai cristiani locali, che sono nativi di questa terra antica, che la Chiesa universale è vicina a loro».