lunedì 14 ottobre 2024
Nuova visita del presidente della Cei in Russia per favorire percorsi di pace nella guerra in Ucraina. Scambio dei prigionieri e bambini al centro dell'agenda
Il cardinale Matteo Zuppi e il ministro degli Esteri, Sergeij Lavrov, nell'incontro di queste ore a Mosca

Il cardinale Matteo Zuppi e il ministro degli Esteri, Sergeij Lavrov, nell'incontro di queste ore a Mosca - Ministero degli Esteri russo

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Prima l’udienza di papa Francesco al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Adesso la nuova visita del cardinale Matteo Zuppi a Mosca. In meno di una settimana la Santa Sede “incontra” i vertici dei due Paesi in guerra da oltre due anni e mezzo. Segno della tenace volontà del Pontefice e della Chiesa cattolica di continuare a tessere una rete di dialogo che possa contribuire a fermare le armi nella «martoriata Ucraina», come la definisce il Papa in ogni suo appello. Anche grazie alla missione di pace che Francesco ha affidato al presidente della Cei e che nel 2023 lo aveva portato a Kiev, Mosca, Washington e Pechino.


Da lunedì 14 ottobre Zuppi è per la seconda volta nella capitale russa «per incontrare le autorità e valutare ulteriori sforzi per favorire il ricongiungimento familiare dei bambini ucraini e lo scambio di prigionieri, in vista del raggiungimento della tanto sperata pace», spiega il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni in una dichiarazione. Tre giornate nella metropoli, aperte dall’incontro con il ministro degli Esteri, Sergeij Lavrov. «Durante il colloquio - spiega una nota stampa del dicastero - le parti hanno discusso della cooperazione in ambito umanitario nel contesto del conflitto in Ucraina e hanno toccato una serie di questioni di attualità nell’agenda bilaterale e internazionale». È lo stesso ministero a descrivere l’azione di Zuppi come volta a trovare «una soluzione pacifica» nella nazione invasa. Ad accompagnare il cardinale, monsignor Paul Butnaru, officiale della Sezione per i rapporti con gli Stati della segreteria di Stato.


Nel comunicato l’entourage di Lavrov parla di «sviluppo costruttivo del dialogo russo-vaticano». Parole simili a quelle usate dalle autorità di Kiev a conclusione della visita del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, in Ucraina lo scorso luglio. Del resto quello vaticano è uno dei pochi canali aperti fra Kiev e Mosca che scommette sulla “diplomazia umanitaria” in cui il Pontefice e la Santa Sede, con le nunziature e con la missione di Zuppi, giocano un ruolo di primo piano attestandosi nelle due capitali come interlocutori affidabili e come “facilitatori” proficui. In particolare, per lo scambio dei prigionieri di guerra e per il ritorno dei ragazzi dalla Russia all’Ucraina.


Temi al centro dell’agenda di Zuppi nell’attuale visita moscovita. E temi entrati nel faccia-a-faccia fra il Papa e Zelensky di venerdì scorso nel Palazzo Apostolico, come aveva riferito il presidente ucraino: «La questione di riportare a casa la nostra gente è stata il fulcro dell’incontro». E aveva richiamato l’«assistenza» d’Oltretevere che è stata fondamentale anche per la liberazione di due sacerdoti greco-cattolici catturati nei territori occupati. Nei mesi scorsi la vicepresidente del Parlamento ucraino Olena Kondratiuk - rendendo pubblico un incontro a Roma con il presidente della Cei - aveva ringraziato il cardinale sottolineando che la “diplomazia umanitaria” della Santa Sede ha dato risultati rilevanti.


Bambini e detenuti sono due terreni di incontro che, nella visione vaticana, possono porre le basi per facilitare un processo negoziale. Proprio grazie alla missione di Zuppi dello scorso anno era stato possibile un “summit” online tra i due ombudsman per i diritti dei minori, uno dei rarissimi casi di contatti diretti tra le parti. Anche nelle prossime ore il cardinale dovrebbe vedere a Mosca il difensore civico per i diritti umani e il commissario per i diritti dei bambini, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Tass che cita una fonte vaticana. E anche esponenti della Chiesa ortodossa russa. Nella precedente sosta, quella del 28 e del 29 giugno 2023, il presidente della Cei aveva incontrato il patriarca di Mosca, Kirill. Stavolta, dice la Tass, non sono previsti colloqui con Kirill ma con il capo del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, il metropolita Anthony.


È necessario «ascoltare, rispondere, dialogare», aveva detto Zuppi a Parigi lo scorso settembre all’incontro internazionale per la pace organizzato da Sant’Egidio. E aveva aggiunto che «la pace si fa sempre in tre: coinvolgendo le due parti in lotta che si incontrano grazie a uno o più mediatori, come lo è stato il santo di Assisi». Se la Santa Sede, con il Papa in persona, si spende per avvicinare Kiev e Mosca, è la stessa “saggezza” vaticana a dire che in questo percorso occorre chiamare in causa anche altri interlocutori di peso. A cominciare dagli Stati Uniti e dalla Cina. Paesi in cui Zuppi si era recato per incoraggiare un processo di pace che, però, ancora non si scorge all’orizzonte, come ha ribadito di recente Parolin. Il che implica compiere «ulteriori sforzi». È il senso di questa nuova visita del presidente della Cei a Mosca. E dell’ostinato “lavoro” di papa Francesco che non ha niente di illusorio ma tutto di profetico.

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