venerdì 25 agosto 2017
L'inedito fatto svelato dal prefetto emerito della Congregazione per i vescovi. Le missive «me le mostrò papa Giovanni Paolo II», rivela il porporato
Papa Paolo VI con il futuro papa Luciani

Papa Paolo VI con il futuro papa Luciani

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Papa Paolo VI aveva nel cassetto pronte due lettere per la rinuncia. Allora il Codice di diritto canonico non permetteva al Papa di lasciare senza l’accettazione del Collegio cardinalizio ed ecco la seconda lettera che invita il segretario di Stato vaticano a convincere i cardinali ad accettare le sue dimissioni. Il retroscena inedito legato alla figura di papa Montini è svelato dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, in una intervista rilasciata al direttore della rivista quindicinale della montagna bergamasca, Araberara, Piero Bonicelli e rilanciata da Bergamonews.


Le lettere «me le mostrò papa Giovanni Paolo II», rivela il cardinale Re che, oltre a raccontare la sua vita («sono cardinale perchè la mia classe era numerosa, altrimenti sarei parroco, come era il mio sogno») e la sua vocazione, nata anche per «due santi preti» del suo paese, don Domenico Moreschi e il curato don Andrea Pinotti, ricorda i «suoi» sei Papi: «Per aprire il Concilio ci voleva Giovanni XXIII che aveva fiducia in Dio e negli uomini»; «Paolo VI è stato il Papa che ha semplificato la Curia, voleva la semplicità e l’internazionalizzazione degli incarichi»; «Papa Luciani mi disse che il papato era un peso troppo grande sulle sue spalle». E ancora: Giovanni Paolo II, di cui Re era stretto collaboratore, «controllavo la traduzione in italiano dei suoi discorsi – dice –. Un grande uomo e un grande santo. Venne a Borno» (l’«elicottero atterrò sulla piazzola della casa dei nonni»). Infatti Re è Borno, Comune di circa 2mila abitanti della Val Camonica, in provincia di Brescia.

Quindi il cardinale cita Benedetto XVI che «è un grande teologo, una persona mite, ha la fama di essere duro ma non è così, è buono e mite, ha una testa straordinaria». Infine «papa Francesco è il Papa giusto al momento giusto». Nell’intervista anche le domande sull’attentato a Wojtyla e sulle rivelazioni di Ali Agca ma il cardinale ha preferito che le sue risposte fossero riservate. Infine il porporato parla di Brescia e Bergamo: «Bergamo ha dato a Brescia due grandi vescovi, Morstabilini e Foresti. Brescia ha dato a Bergamo l’attuale vescovo Beschi che è stato mio chierichetto, uomo di grande umanità».

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