Le macerie nella Zona Rossa di Amatrice il 10 agosto 2018, due anni dopo il terremoto (Ansa)
Le macerie del terremoto? Nelle zone rosse del centro Italia ci sono ancora, mentre sono state rimosse negli altri centri colpiti dalle scosse. A quasi due anni e mezzo dal sisma che ha sconvolto il cuore della penisola, si procede ancora a velocità diverse. Con una sola, comune eccezione: restano immobili (o quasi) le tante zone rosse. I detriti infatti si vanno a rimuovere laddove sono di intralcio alla pubblica via o minacciano la pubblica incolumità ma si aspetta per portarle via laddove questa necessità non esiste perché la zona è ormai priva di abitanti o si è in presenza ad esempio di una frazione che forse non sarà mai ricostruita dov’era prima (e ancora si deve decidere se delocalizzarla o meno). Prendiamo il caso di Pescara del Tronto: è stato dichiarato che non potrà rinascere dove stava prima di essere distrutta dal sisma dato che il suo rischio idrogeologico è altissimo, quindi le macerie saranno sì portate via, ma senza fretta. Si punta invece a portare via subito le macerie da demolizione quando ciò può permettere a uno o più abitanti di rientrare negli edifici che avevano riportato danni lievi o agibili.
Tutte le macerie a terra che erano state originate dalle scosse di terremoto sono state rimosse nelle Marche, e questo già dallo scorso anno. Ma tantissime, poco meno della metà del totale (che è di 900mila tonnellate), sono quelle che ancora devono essere portate al deposito: sono quelle che derivano o deriveranno dalle demolizioni degli edifici, le quali vengono di volta in volta autorizzate dai Comuni ai fini della tutela della pubblica incolumità. Solo queste, conseguenti alle demolizioni, si stima siano circa 437mila tonnellate, di cui 207mila nel Maceratese e 230mila nell’Ascolano.
Fattore determinante, quando si parla di rimozione delle macerie, è la sottrazione dell’amianto dai detriti: si comincia già sul posto, e si prosegue anche in fase di raccolta di macerie, controllando se ne resta un po’ attaccato. Si controllo ancora se sia rimasto dell’amianto quando le macerie arrivano al deposito temporaneo. L’altro elemento fondamentale del processo di rimozione riguarda invece tutto ciò che attiene al campo dei beni culturali. La Sovrintendenza effettua sopralluoghi preventivi sui luoghi in cui giacciono i detriti del sisma, individuando le parti di particolare pregio artistico o storico o architettonico. Segue sempre l’assistenza dei tecnici della ditta che poi si occupa della raccolta. Le macerie, una volta arrivate al deposito, vengono accuratamente separate, si divide ad esempio il ferro dal legno, e così via, per tipologia di materiale, fino ai calcinacci che vanno in frantumazione. Ben il 99% di quei detriti finiti al deposito è stato recuperato.
Nell’Ascolano, invece, c’è stato un rallentamento nell’opera di rimozione, nel passaggio da Picena Ambiente (a cui la concessione è stata revocata) a Cosmari, che già si occupa di macerie nel Maceratese: ora la concessione del Cosmari è stata estesa con gli stessi vincoli anche per il Fermano e per l’Ascolano, usando su quel territorio le strutture di deposito utilizzate già prima da Picena Ambiente. Anche nel Lazio sono state rimosse tutte le macerie che erano a terra derivate direttamente dalle scosse. La stima iniziale totale era di un milione e 287 tonnellate, ne sono state portate vie 700.300 tonnellate. «Rimangono da rimuovere quelle che deriveranno da parziali demolizioni – sottolinea Wanda D’Ercole, che dirige l’ufficio ricostruzione del Lazio –. Stiamo lavorando a tappeto».
Antonio Iovino, direttore dell’ufficio ricostruzione dell’Abruzzo, sottolinea invece che si stimavano inizialmente 80mila tonnellate di macerie (esclusi i Comuni del Teramano, che le gestiscono autonomamente), principalmente nell’Aquilano e che ne sono state portate via circa la metà. Ora le attività sono bloccate per via della neve. Nel caso dell’Abruzzo, alle macerie del terremoto si devono aggiungere nel conteggio quelle dell’Hotel Rigopiano, spazzato via da una valanga il 18 gennaio di due anni che aveva fatto 29 vittime e lasciato 6.350 tonnellate di detriti da rimuovere.
I numeri del terremoto del 2016 in Centro Italia
6.0 la magnitudo del sisma che ha colpito Accumoli alle 3.36 del 24 agosto 2016
6.5 la scossa più forte, registrata il 26 e 30 ottobre 2016 con epicentro a Norcia
298 i morti complessivi del sisma, tutti vittime della prima scossa del 24 agosto
17mila le persone sfollate e assistite dalla Protezione civile in seguito ai tre terremoti
300mila gli immobili lesionati o inagibili nelle aree del Centro Italia colpite dal terremoto
3.587 le casette (soluzioni abitative di emergenza) consegnate ai sindaci
5mila segnalazioni di danni al patrimonio artistico tra cui anche chiese e la Basilica di Norcia