Meno 50 per cento in provincia di Napoli e addirittura meno 75 per cento in quella di Caserta. Sono i numeri che fotografano l’andamento dei roghi di rifiuti nei primi due mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2012. Dati forniti dai vigili del fuoco al commissario antiroghi, Donato Cafagna, e che
Avvenire è in grado di anticipare. Un ottimo risultato, anche se restano ancora centinaia di episodi, così come è positivo il risultato dei controlli con arresti, denunce, sequestri. Insomma, commenta proprio Cafagna, «cominciamo a vedere i primi risultati del coordinamento tra le forze in campo. Chi inquina ha capito che non lo può più fare impunemente. La guerra non è vinta – aggiunge prudentemente – ma alcuni colpi importanti li abbiamo segnati». Avverte tuttavia il comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato, Sergio Costa, che «questo forte impegno sul territorio ha dei costi non facilmente sostenibili. Si può fare nell’emergenza ma non nell’ordinarietà». Per questo propone che «una parte delle sanzioni amministrative nei confronti di chi inquina sia destinata proprio a finanziare i controlli». E non si tratta di poco. Infatti solo nei primi due mesi dell’anno le forze dell’ordine hanno emesso sanzioni per più di 25mila euro.Ma torniamo ai dati dei roghi. A gennaio e febbraio i vigili del fuoco sono intervenuti su 212 incendi di rifiuti nei 25 comuni napoletani della "terra dei fuochi", mentre nel 2012, sempre nei primi due mesi, i roghi era stati 388 e nel 2011 addirittura 431. Restano tantissimi, comunque, più di tre al giorno, ma prima erano il doppio. Ancora meglio nella provincia di Caserta dove si è passati dai 2013 roghi del 2012 agli appena 50 di quest’anno, e qui si tratta di tutti i comuni casertani.Anche i dati del contrasto sembrano particolarmente positivi. In questo caso riguardano tutte le forze dell’ordine, comprese le polizie provinciali e comunali. Sempre nei primi due mesi dall’anno sono stai effettuati 303 pattugliamenti, controllate 92 aziende (quelle più sospettate di scaricare illegalmente) e 62 gommisti. Il risultato sono stati 8 arresti, 23 denunce penali a piede libero per reati connessi ai rifiuti e all’ambiente, 38 contravvenzioni. Inoltre 23 aree sono state sottoposte a sequestro penale, così come 20 veicoli utilizzati per trasporto illegale di rifiuti.Molto importante è stato il controllo delle aziende considerate "più a rischio", come quelle che lavorano metalli, plastiche, tessile, pneumatici. «In circa il 90 per cento abbiamo riscontrato illeciti fiscali, tributari e ambientali», sottolinea il comandante Costa. Ovviamente il maggiore interesse, spiega, «è stato sulla filiera che porta al rifiuto, dalla sua produzione allo smaltimento. Un controllo preciso ma sereno, così gli imprenditori onesti sono contenti, e ne abbiamo trovati tanti, mentre quelli disonesti o border line sicuramente no...». Una pressione che, comunque, sta dando importanti risultati. «Chi è tentato di comportarsi in modo opaco ci pensa due volte, altri ci chiedono come fare per restare in regola. E quindi il nostro intervento ha anche, indirettamente, un valore educativo». Un altro risultato «è che qualcuno comincia a parlare: "Ma perché venite da me? Andate a vedere laggiù...". Così la nostra conoscenza si allarga, ma soprattutto lo Stato viene sentito più vicino». Ed è, inoltre «uno stimolo, con una sorta di effetto domino anche su chi non controlla e invece dovrebbe farlo».Certo avverte anche il capo dei forestali, «dobbiamo tenere la guardia molto alta perché gli interessi in ballo sono troppo forti». Lo dimostra il fatto che i suoi uomini hanno scoperto che molte aziende si tengono i rifiuti in sede. «Quelli che prima finivano nelle strade o nei campi, o che venivano bruciati, ora sono "parcheggiati" nei piazzali delle imprese. Forse sperano che abbassiamo l’attenzione per tornare a scaricare. Noi però intanto controlliamo che quei rifiuti li possano tenere lì, se sono autorizzati. E spesso non lo sono. Così li colpiamo lo stesso».E non sono solo i forestali. Così, ad esempio, la polizia municipale di San Giuseppe Vesuviano ha controllato sei imprese tessili gestite da cinesi, trovando numerosi sacchi di rifiuti (si tratta di rifiuti speciali) pronti per essere smaltiti. Mentre altri erano stati bruciati in aree adiacenti. Il risultato è che cinque aziende su sei sono state messe sotto sequestro.