Antonio Tajani - Ansa
«Queste risorse stanziate dal governo sono briciole. I tentacoli del virus si stanno stringendo attorno alla società. Alle famiglie. Ai lavoratori. Alle piccole imprese... C'è angoscia per un'emergenza economica che cresce ora dopo ora e c'è attesa per una risposta che deve essere immediata e decisa». Sfidiamo Antonio Tajani con una domanda secca: che vuole dire risposta? Il vicepresidente di Fi non si pensa nemmeno un istante: «Serve una mostruosa iniezione di liquidità. Servono 100 miliardi e servono ora. C'è un mondo che non ce la fa più, che non ha un euro, che non riesce a fare la spesa».
Lo ha spiegato al presidente del Consiglio?
Lo dobbiamo incontrare nei prossimi giorni. Io, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non c'è ancora la data, aspettiamo.
Lei spiegava però che non c'è tempo.
È così: la questione sociale rischia di diventare esplosiva. Soprattutto al Sud che è più indifeso, più vulnerabile. C'è disperazione, c'è fame, ci sono drammi familiari. Lo dico chiaro: la gente deve vivere e noi non possiamo permettere che finisca nelle mani della criminalità o degli usurai.
Servono i soldi?
È così. Servono soldi per le famiglie, per le imprese, per i lavoratori autonomi. Non possiamo dimenticare nessuno. Soprattutto in un momento così drammatico. Le banche devono aprire le porte e lo Stato deve essere garante. E tutto deve essere semplice. Tutto si deve fare con un modulo. Non è più possibile che la burocrazia allontani gli obiettivi.
Avrà visto il "Cura-Italia"...
Troppo poco e troppo complicato. Ecco, lì la burocrazia ha trionfato.
Conte come ha affrontato l'emergenza?
Potrei mettere in fila i troppi passi falsi, ma non è il momento. Ora pensiamo solo ai cittadini, non alle partite di governo. Ora mettiamo al centro dell'azione politica i bisogni dell'Italia. Venerdì abbiamo contato 969 morti. C'è la Lombardia in agonia. Ci sono medici e infermieri che rischiano la vita. Ci sono milioni di italiani che soffrono. Non pensare a loro e pensare a nuove maggioranze mi farebbe sentire un mostro.
Mi sta dicendo che non è il momento di parlare di Mario Draghi?
Esattamente questo. Non parlo di Palazzo Chigi, di Quirinale, di alleanze. Draghi lo conosco e lo stimo. Abbiamo passato ore in volo: lui presidente della Bce io vicepresidente della Commissione Europea e presidente del Parlamento Ue...
C'è un sentire comune?
Oggi c'è una comune consapevolezza che non è il momento dei pareggi di bilancio e davanti a una catastrofe come quella che stiamo vivendo l'Europa deve potersi muovere senza limiti. Basta miopie ed egoismi, basta con gli altolà di Germania e Olanda. Senza generosità l'Europa muore.
Parlavamo dell'emergenza economica...
C'è quella sanitaria e noi rispettiamo la linea degli scienziati. Poi c'è il dovere di aiutare chi non ce la fa. Ho sentito i nostri dirigenti, i nostri governatori nel Mezzogiorno. La Basilicata si è già mossa e sta tirando fuori una social card. Ma questo deve essere un progetto nazionale. Serve un patto governo-regioni per dare a chi è senza ossigeno mille euro al mese.
C'è chi ipotizza scenari drammatici, come sarà la ripartenza?
Sarà complicata. I tempi per rialzarci non saranno brevi, ma c'è il coraggio dell'Italia e la riscoperta di valori che sembravano accantonati. È un momento unico come unica era l'immagine di papa Francesco a piazza San Pietro davanti al Crocifisso di San Marcello che salvò Roma dalla peste. Una immagine di speranza. Una immagine che allontana la paura.