mercoledì 15 maggio 2024
La decisione dell'esecutivo, presa ufficialmente per una questione «di tempi», serve a scongiurare brutte sorprese da Forza Italia e le opposizioni denunciano le distanze nella maggioranza
Il governo blinda il decreto e pone la fiducia in Senato

Ansa

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L'appoggio esterno di Italia Viva e la promessa di «lealtà» di Antonio Tajani non sono una garanzia sufficiente per il governo, che ha preferito blindare il decreto Superbonus ponendo la fiducia al Senato. Ufficialmente per questioni di tempo, visto che il provvedimento scade il 28 maggio e dovrà passare anche per Montecitorio. Ma è probabile, come hanno fatto notare le opposizioni, che la scelta nasconda la volontà di mascherare i dissidi interni alla coalizione di centrodestra e di scongiurare brutte sorprese, specie dopo il rammarico espresso a più riprese da Forza Italia per l'applicazione della retroattività della norma “spalma-crediti”.
La decisione è arrivata dopo una mattinata piuttosto movimentata in commissione Finanze di Palazzo Madama, riunita senza gli azzurri per il voto sul mandato al relatore (Giorgio Salvitti di Fdi). Poi la capigruppo, dopo la quale è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ad annunciare la fiducia: «La poniamo perché abbiamo un problema di tempi. Il decreto scade martedì 28. Dobbiamo dare alla Camera il tempo minimo di poterlo esaminare, come chiesto mille volte proprio dalle opposizioni. Sarebbe stato importante approvarlo già stasera ma non sarà possibile. Lo faremo domani mattina però i tempi sono quelli».
La spiegazione non ha convito il senatore pentastellato Stefano Patuanelli, sicuro che la strategia sia stata decisa perché il governo «non si fida di Forza Italia», e ha preferito «sostituirla» con i voti di Italia viva. Ma neanche il capogruppo dem Francesco Boccia ha dato credito alle motivazioni addotte da Ciriani: «È evidente che pongono la fiducia su loro stessi, sulle loro divisioni, sulle loro fratture – ha commentato –. E questo nonostante la disponibilità dell'opposizione a ridurre gli emendamenti in maniera significativa».
Del resto le perplessità di Tajani non sono rientrate, anzi il ministro degli Esteri le ha ribadite ieri pomeriggio durante il question time alla Camera: «È una questione di principio. Se si cominciano a fare delle regole che hanno effetti retroattivi, si mina la certezza del diritto e il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni, tra gli investitori e le istituzioni». Proprio sulla retroattività dello spalma-crediti (la norma voluta dal Mef che impone di diluire in dieci anni le detrazioni per Superbonus, Sismabonus e Bonus barriere per le spese sostenute dal 2024), è stato lo stesso Boccia a garantire l’unità di intenti del centrosinistra. Il che, assieme ai dubbi degli azzurri, lascia pensare che le probabilità di una bocciatura in Aula non fossero poi così remote. E questo nonostante Tajani non sia uscito completamente a mani vuote dall’esame in commissione, avendo potuto rivendicare la «vittoria» nella «battaglia contro la Sugar tax» (altra norma oggetto di scontro in maggioranza), nella convinzione che «la crescita non si fa aumentando le tasse, soprattutto quelle che colpiscono i più deboli». La realtà, però, è che il provvedimento è soltanto slittato di un anno e l‘imposta sulle bibite zuccherate entrerà comunque in vigore a luglio del 2025 (invece che nello stesso mese di quest’anno) e, almeno fino al 2026, dimezzata rispetto alle previsioni iniziali.
Ad ogni modo Palazzo Chigi tira dritto, con la benedizione di Paolo Gentiloni («misura pericolosa, il governo fa bene») e trainato dalla volontà di Giancarlo Giorgetti di porre rimedio al buco provocato dalla misura simbolo del M5s: «I dati ci mettono di fronte a una realtà incontrovertibile – ha incalzato Salvitti –: abbiamo il dovere di mettere in salvo i conti pubblici. Questo è l'obiettivo primario di un Governo patriota, per il futuro dell'Italia. Il Superbonus e i bonus edilizi hanno generato crediti per oltre 200 miliardi di euro e hanno interessato solo il 4% del patrimonio immobiliare».

Cosa prevede l'emendamento del Mef

Sono diverse le norme contenute nella modifica proposta dal dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti. La prima riguarda l'obbligo di spalmare in dieci anni le detrazioni per Superbonus, Sismabonus e Bonus barriere per le spese sostenute dal 2024. La retroattività riguarda quindi soltanto i crediti maturati nell'anno in corso.​Dal 2025 c'è poi lo stop per le banche alla compensazione delle rate relative a tutti i crediti di imposta con debiti previdenziali. La norma vale anche per gli istituti finanziari, ma non per le persone fisiche.
Introdotto anche il divieto di cessione dei crediti residui per chi abbia fruito dei bonus edilizi con almeno una rata in detrazione fiscale. Ovvero chiunque abbia iniziato a detrarre non potrà più cedere i crediti d'imposta rimanenti.
Infine la cosiddetta norma antiusura, che obbliga le banche e gli intermediari che hanno acquistato i crediti ad un prezzo inferiore al 75% a comunicarlo all’Agenzia delle Entrate, altrimenti subiranno un allungamento di 6 anni del periodo di fruizione delle quote residue dei crediti dal 2025.

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