lunedì 20 maggio 2019
Di Maio insiste sul decreto per stanziare un miliardo per i nuclei che ricevono «gli aiuti più bassi d’Europa». La Lega fa trapelare l’intenzione di usarlo invece per evitare il salasso Iva
Archivio Ansa

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È sempre la famiglia l’altro corno della tempesta politica rafforzatasi negli ultimi giorni dentro e attorno alla maggioranza. Ridotta ad arma di propaganda brandita nell’ultima settimana di campagna elettorale. Gli alleati "divisi" si presentano alla riunione di governo di lunedì sera con due testi diversi. E con i 5 Stelle che pigiano di più su questo tasto. Lo fa capire, di mattina nel Vicentino, il vicepremier Luigi Di Maio: «Io porterò in Consiglio dei ministri il decreto per un miliardo di euro per aiuti alle famiglie, quelle che hanno bimbi piccoli o che vogliono averne e che hanno gli aiuti più bassi d’Europa». Una proposta radicalmente diversa da quella leghista che, al di là delle misure abbozzate dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana (sgravi fiscali per pannolini e latte in polvere e bonus bebè più alti), ha fatto trapelare forse le sue reali intenzioni con le parole – affidare a un’intervista – del viceministro leghista dell’Economia, Massimo Garavaglia: «Lascerei lì quello che avanza (dal reddito di cittadinanza, ndr), torna buono per abbattere l’Iva dal 2020».

È dunque soprattutto dal fronte grillino che si spinge sull’acceleratore per portare a casa un decreto che «non sarà certo vuoto», trapela da fonti M5s, perché la famiglia è una priorità per il Paese. Priorità ribadita anche, in una nota, dai componenti del M5s delle commissioni Affari Sociali e Lavoro alla Camera, per cui il decreto famiglia approdato in Cdm consente di avere un miliardo di euro per le famiglie, che «per troppo tempo sono state abbandonate a loro stesse nell’affrontare le difficoltà economiche» e le giovani coppie scoraggiate nel mettere su casa insieme. «Aiuti concreti che arriveranno subito», dicono i deputati pentastellati, e che «sono una priorità. Quelle risorse non si toccano».

Qualcuno, infatti, nel governo continua a voler dirottare altrove quei risparmi. E non è, almeno a parole, l’altro vicepremier Matteo Salvini. A chi infatti gli chiede se è pronto a votare il dl famiglia risponde: «Certo, se ci sono aiuti a mamma e papà sono contento, da padre. A me interessano i risultati, ma spero che nessuno rallenti qualcosa che rende l’Italia un Paese più sicuro». Il riferimento è al testo sulla sicurezza che, soprattutto dal fronte pentastellato, si vorrebbe rinviare dopo le europee. Un’ipotesi su cui però il leader leghista non intende nemmeno aprire un confronto. Sta di fatto che, però, dalle opposizioni nessuno crede che si arrivi con il Consiglio dei ministri a qualcosa di concreto per gli italiani. «È l’ennesima "marchettona" elettorale per prendere in giro gli italiani», dice il segretario dem Nicola Zingaretti, perché i decreti «nessuno li conosce e su di essi non c’è copertura finanziaria».

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