Bambini e sovraesposizione agli schermi
Medici e pediatri francesi hanno lanciato un allarme molto serio sui rischi che possono correre i bambini quando hanno a che fare in modo eccessivo e precoce con smartphone, tablet, computer, console per videogiochi o schermi televisivi. L'appello (firmato da una lunga lista di medici e pubblicato su Le Monde) ha l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi sanitari di una massiccia esposizione a ogni tipo di schermo.
Sempre più spesso infatti, scrivono medici e pediatri, "abbiamo a che fare con bambini molto piccoli che ricevendo stimoli soprattutto da schermi, a 3 anni non ci guardano quando ci rivolgiamo loro, non comunicano, non parlano, non cercano gli altri, sono molto agitati o molto passivi".
All'origine di questi problemi ci sarebbe innanzitutto la difficoltà nella relazione tra genitori e figli, compromessa o interrotta anche dalla presenza eccessiva di schermi accesi in casa oltre che di un uso smodato di questi strumenti, cosa che impedendo l'esplorazione guidata del mondo che circonda il bambino impedirebbe il normale sviluppo del cervello.
E' chiaro che si tratta di situazioni limite, di casi estremi che riguardano situazioni di fragilità molto particolari e contesti spesso degradati, o di povertà culturale, tuttavia con la diffusione massiccia di oggetti tecnologici nella nostra vita, problemi di questo tipo si manifestano sempre più di frequente. Quello cui i medici stanno assistendo è un aumento nei bambini di sintomi simili ai disturbi dello spettro autistico, la cui causa è però riconducibile all'abuso di tablet e smartphone.
Come riconoscere i segnali di una sovraesposizione agli schermi? Gli esperti indicano in particolare l'assenza totale di linguaggio a 4 anni, problemi dell'attenzione come bambini che non reagiscono quando li si chiama o che sono incapaci di girare lo sguardo verso l'adulto, o di mantenere lo sguardo verso un oggetto che viene loro posto di fronte. Altri segnali preoccupanti sono la difficoltà a entrare in contatto in modo normale con gli altri e ovviamente l'enorme difficoltà di questi bambini a staccarsi dal "loro" schermo.
L'esperienza ha mostrato che i problemi nascono quando ad esempio ci sono apparecchi sempre accesi nelle stanze della casa oppure gli adulti sono perennemente impegnati a guardare il proprio portatile e trascurano di rivolgersi e interagire con i figli piccoli. Proprio la mancanza di stimoli e interazioni costanti con esseri umani può generare ritardi nello sviluppo molto seri. Fortunatamente, si è visto che se si ristabiliscono abitudini e relazioni normali in famiglia, i problemi lentamente si risolvono, anche se il fenomeno incomincia ad avere una certa rilevanza sanitaria.
Una questione che può riguardare anche i bambini italiani. Un'indagine della Società italiana di pediatria, presentata a Napoli al Congresso nazionale Sip, ha messo in luce che
l'età media in cui si riceve il primo smartphone è tra i 10 e i 12 anni, ma l'1,4% lo ha avuto anche a 5 anni e il 26% tra i 6 e i 10. La maggioranza del campione (più 10 mila ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni) inoltre utilizza i social network per parlare con gli altri quando si sente solo, mentre al 53% capita spesso di rimanere impegnato in attività multimediali per periodi prolungati.