Quando nella scorsa legislatura la Camera discuteva il ddl anti-corruzione (nato Alfano, poi riscritto dal successivo ministro della Giustizia Paola Severino), Francesco Paolo Sisto faceva «il giapponese», combattendo fino all’ultima cartuccia contro alcune norme penali contenute nel testo, in particolare contro la concussione per induzione che la procura di Milano contestava a Berlusconi per il caso Ruby. Ma sull’incandidabilità, il vulcanico deputato barese del Pdl, avvocato penalista e docente universitario, oggi presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, non sollevò alcuna obiezione. Né lui, né i suoi colleghi di partito.
E adesso che riguarda Berlusconi dite che non può essere applicata...Alt, la fermo subito. Berlusconi non c’entra. È proprio questo il punto: la questione è di diritto, non politica.
Come non c’entra?Non c’entra, potrebbe riguardare chiunque, di qualunque partito. Non dobbiamo "berlusconizzare" la questione. Qui non si tratta di contestare la norma sull’incandidabilità, anzi. Però non può essere applicata a fatti accaduti prima della sua approvazione, avvenuta alla fine del 2012. Se nel dibattito parlamentare qualcuno avesse sostenuto che la norma era retroattiva, avrei contestato tale affermazione. Ma nessuno lo fece. Del resto, trattandosi di una norma afflittiva, la non retroattività è pacifica.
A giudicare dal putiferio che si è scatenato non si direbbe...Guardi, secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo ogni sanzione afflittiva ha natura penalistica. Anche quando per l’ordinamento nazionale si tratta di una norma amministrativa. Le cito a riguardo solo una delle tante sentenze in materia della Corte di Strasburgo, quella sul ricorso «Sud Fondi Srl e altri contro Italia» del 2009. Vale per la confisca, come in quel caso. E vale anche per l’incandidabilità.
Come nel caso di Berlusconi.Le ripeto, qui il problema non è Silvio Berlusconi ma il rispetto del diritto. Anzi, proprio perché la vicenda tocca lui diventa uno specchio deformante per disapplicare un principio sacrosanto contenuto negli articoli 3, 25, 27 della Costituzione italiana e, le faccio anche la quaterna, nell’articolo 7 della Convenzione europea dei Diritti dell’uomo. La irretroattività della norma afflittiva di matrice penalistica non nasce con la legge Severino, ma molto molto prima. Non si possono cambiare le regole del gioco durante la partita. La domanda allora è: Berlusconi, quando commise i reati per i quali è stato ritenuto responsabile, sapeva che 10 anni dopo sarebbe stato dichiarato decaduto dalla carica di senatore? La risposta è: no, non poteva saperlo.
Molti non condividono la sua tesi.Chi non la condivide dimentica i basilari principi del diritto e della democrazia che le ho appena citato.
Però la norma sull’incandidabilità è già stata applicata in modo retroattivo.Non a parlamentari. Credo a un consigliere regionale del Molise. Ma un precedente non fa giurisprudenza, come ha spiegato il presidente emerito della Consulta Capotosti.
Va bene, ma secondo lei la Giunta per le elezioni del Senato che cosa dovrebbe fare?Per prima cosa attendere il deposito delle motivazioni della Corte di Cassazione, visto che la legge consente al condannato di chiedere la correzione di eventuali errori materiali o di fatto. Per essere chiari, se per esempio la sentenza dicesse che Berlusconi è il legale rappresentante di Mediaset direbbe una cosa non vera. In questo caso la difesa potrebbe impugnare e la Cassazione potrebbe sospendere l’esecutività della sentenza stessa.
Fin qui le considerazioni tecniche. Passiamo alla politica: per il Pd non ci sono alternative alla decadenza del Cavaliere.Proprio per quello che le ho detto, e di cui sono profondamente convinto, se il Pd votasse l’espulsione, illegittima, di Berlusconi dal Senato, commetterebbe un atto di grave scorrettezza politica e il Pdl dovrebbe prendere decisioni rilevanti.
Insomma, farebbe cadere il governo. Come se ne esce senza sfasciare tutto?Rispettando la legge e lasciando Berlusconi in Parlamento.