Il presidente dell'Anci, Antonio Decaro (Ansa)
Si fa più duro lo scontro tra il governo e i sindaci che intendono non applicare in tutti i suoi punti il Decreto sicurezza, poi trasformato il legge. In particolare il punto controverso è quello che riguarda l'impossibilità per i rifugiati con permesso di soggiorno di ottenere la residenza nei Comuni italiani, con tutto quello che ne consegue.
Da Palazzo Chigi si fa sapere che "sono inaccettabili le posizioni degli Amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato. Il nostro ordinamento giuridico non attribuisce ai Sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità delle leggi: disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità".
"Se l'Anci - si aggiunge - desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative collegate alla legge sull'immigrazione e sulla sicurezza, ben venga la richiesta di un incontro con il Governo, al quale anche il Presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al ministro dell'Interno".
Più duro però il ministro dell'Interno, che forse pensa già alle elezioni europee. "Se c'è una legge approvata dal Parlamento, dal governo e firmata dal Presidente della Repubblica, si rispetta. È troppo facile applaudire Mattarella quando fa il discorso in televisione a fine anno e due giorni dopo sbattersene". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, su Facebook, rivolgendosi ai sindaci che si oppongono al decreto sicurezza. Alcuni di questi però, come il napoletano de Magistris, ricordano i suoi appelli ai sindaci della Lega perché non applicassero la legge sulle unioni civili dopo l'approvazione della legge in materia da parte del Parlamento.
Dal presidente dell'Associazione nazionale dei comuni italiani, Antonio Decaro, arriva una replica che vuole aprire al dialogo ma anche mette i puntini sulla i: "Da sindaco e da presidente dell'Anci non ho alcun interesse ad alimentare una polemica con il ministro dell'Interno. Non credo sia il caso di polarizzare uno scontro tra posizioni politiche differenti. Faccio solo notare che le nuove norme mettono noi sindaci in una oggettiva difficoltà".
"Se ai migranti presenti nelle nostre città - precisa - non possiamo garantire i diritti basilari assicurati agli altri cittadini, né, ovviamente, abbiamo alcun potere di rimpatriarli, come dovremmo comportarci noi sindaci? Inoltre quando si è deciso di chiudere i centri Sprar, che distribuendo su tutto il territorio nazionale il flusso migratorio assicuravano un'accoglienza diffusa, anticamera di una necessaria integrazione, alcune città hanno visto un aumento considerevole di stranieri nei centri Cas e Cara, a gestione ministeriale. Si è interrotto, così, un percorso virtuoso di accoglienza e integrazione e si è favorito l'aumento di tensioni sociali nelle comunità di riferimento".
"Ministro Salvini, ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va!". È l'appello del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che sulla sua pagina Facebook ha spiegato come da settimane "noi sindaci avevamo richiesto, anche attraverso l'Anci, di ascoltare la nostra opinione su alcuni punti critici" ed è necessario "valutare impatto sociale ed economico" del provvedimento.
I sindaci a favore del decreto Sicurezza chiedono invece al presidente dell'Anci, Antonio De Caro di convocare gli organismi dell'Associazione per un confronto immediato sull'argomento. L'iniziativa è stata presa dai due vice presidenti, Umberto Di Primio, sindaco di Chieti, e Matteo Bianchi, sindaco di Morazzone, con il coordinamento del delegato alla Finanza Locale dell'Anci, Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno.
"Preoccupazioni e contrarietà dei Sindaci, di ogni schieramento politico, le avevamo previste ben prima dell'approvazione del Decreto sicurezza. I Sindaci sono preoccupati per la coesione sociale e la sicurezza delle proprie comunità, e per questo hanno il dovere di difendere i diritti di tutti e di garantire che tutte le persone presenti sul proprio territorio vivano nei canali della legalità". Afferma invece Matteo Biffoni, delegato Anci per l'Immigrazione e l'Integrazione e sindaco di Prato.
Che sottolinea: "L'Anci, su richiesta della propria Commissione Immigrazione, composta da Sindaci di ogni colore politico aveva già segnalato i punti critici del Decreto e aveva proposto soluzioni che avrebbero evitato molti problemi. Nell'incontro con il sottosegretario Molteni ci era stato promesso che si sarebbero prese in considerazioni queste osservazioni, cosa che non è assolutamente avvenuta. I Sindaci erano già allora consapevoli che applicare quelle norme avrebbe significato far diventare formalmente invisibili persone che sui territori vivono e che in futuro torneranno a rivolgersi ai Comuni".
"Per il 16 gennaio - sottolinea il delegato Anci - è convocata una nuova riunione della Commissione Immigrazione, nella quale rinnoveremo ancora una volta le nostre osservazioni, per rimediare ai danni sui territori che ad oggi comporta la questa legge. Ribadiamo la richiesta di un incontro urgente con il Ministro dell'Interno per trovare correttivi coerenti con la difesa dei diritti di tutti, senza discriminazioni, nel rispetto della Carta Costituzionale. Correttivi fondamentali per garantire diritti di ogni cittadino, e soprattutto la sicurezza sociale sui nostri territori".
Preoccupazione viene espressa anche dal sindacato Cisl. "Il governo ha il dovere di aprire un confronto con i sindaci e con l'Anci sulle ricadute del Dl sicurezza. Si può trovare una strada condivisa per conciliare la legalità con il diritto universale all'accoglienza. Il tema dei migranti e dei rifiugiati non deve spaccare il paese". Lo scrive su Twitter la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a proposito dell'applicazione delle legge su sicurezza ed immigrazione e sulle ricadute per chi amministra le città.
Ecco come lo scontro sulla legge potrebbe passare al vaglio della Corte costituzionale. Ce lo spiega l'ex presidente della Corte costituzionale Cesare MIrabelli. Guarda il video: