Il direttore Approfondimento Rai Paolo Corsini - Ansa
Una telefonata singolare. A chiamare è il premier albanese Edi Rama. A rispondere il dirigente Rai Paolo Corsini già finito nella bufera per il caso Scurati. Tutto strano. Il capo di un governo straniero che chiama il responsabile dei programmi della televisione pubblica italiana. Un colloquio, definito dal primo ministro albanese “cordiale”, con il direttore della fascia informazione della tv di Stato, per chiedere spazio di replica dopo il racconto di Report sull'accordo tra Italia e Albania per i centri dei migranti. «Mia nonna che mi ha insegnato l'italiano mi diceva spesso che errare è umano ma perseverare è diabolico. A ricordarmelo adesso è questo ulteriore passo falso di Report, il cui conduttore clamorosamente persevera con le stesse falsità già contenute nella schifosa puntata sull'Albania», scrive Rama invitando «a non perseverare nell'errorracio di quella orribile puntata, ma semplicemente di chiudere questa pagina ingloriosa, possibilmente pubblicando anche questo mio piccolo contributo alla salute del Servizio Pubblico italiano». Polemiche inevitabili? Un antipasto arriva dalla nota M5S: «Rivolgiamo una domanda semplice a Giorgia Meloni: è normale secondo lei che un dirigente della TV pubblica venga contattato direttamente dal Presidente albanese per lamentarsi di un servizio giornalistico? Non crede che dovrebbe intervenire in prima persona per scongiurare quello che appare a tutti gli effetti un intervento indebito da parte del presidente albanese sulla libertà di stampa e sull'indipendenza del giornalismo italiano? Se ha davvero a cuore come ama dire spesso la "sovranità della nazione" si faccia sentire con il suo amico Rama e gli dica che l'Italia non può tollerare simili accadimenti. Quanto alla Rai chiediamo che anche su questa vicenda venga fatta luce in ogni suo dettaglio», dicono gli esponenti M5S in commissione di vigilanza Rai Dario Carotenuto, Dolores Bevilacqua e Anna Laura Orrico.
La coda del caso Scurati e la polemica sull'intervista alla senatrice Mieli
Corsini è un'altra volta nella bufera. Ma intanto questa mattina arriva lo stop della commissione di Vigilanza sulla Rai all'audizione del direttore Approfondimenti Paolo Corsini e della conduttrice di "Che sarà" Serena Bortone dopo la mancata partecipazione di Antonio Scurati al programma di Rai3. La maggioranza ha votato contro la proposta avanzata da Stefano Graziano del Pd e sostenuta da tutta l'opposizione, con la motivazione di voler attendere l'esito dell'indagine interna. Non è passata neanche la richiesta della minoranza di ascoltare Corsini e Bortone dopo l'audizione dei vertici Rai in programma l'8 maggio. Le opposizioni vanno all'attacco. «La destra difende i vertici Rai ma contestualmente impedisce di fare luce su quanto accaduto, impedendo audizioni fondamentali per capire la vicenda. È un atto gravissimo di prevaricazione nei confronti della Commissione e del Parlamento tutto. Continueremo a chiedere che le audizioni si svolgano. Vogliono insabbiare la vicenda Scurati, noi vogliamo invece sapere cosa è accaduto», tuona il senatore del Pd Francesco Verducci, membro della Commissione di Vigilanza Rai. «... Hanno preferito fare censura anche in Vigilanza. Non gli basta fare un uso privato della Rai, si spingono a fare altrettanto con la commissione di vigilanza utilizzandola a loro uso e consumo. Quando si e' trattato di convocare Sigfrido Ranucci per intimidirlo dopo le sue inchieste, lo hanno fatto. Adesso si nascondono dietro pretestuose formalità per impedire alla commissione di approfondire un tema dibattuto in tutto il Paese», attacca il capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione di vigilanza Rai Dario Carotenuto.
Il caso Scurati non si chiude ma intanto esplode il caso Zanchini-Mieli. «Lo chiedo anche a lei così facciamo chiarezza. Lei è ebrea?». «Si sono ebrea, ma lei lo chiede a tutti gli ospiti?». Inizia così stamattina il botta e risposta nel corso di Radio Anch'io su Radio1 tra il conduttore Giorgio Zanchini e la senatrice di Fratelli d'Italia Ester Mieli, nell'ambito di una discussione sulle proteste degli studenti nelle università per la guerra in Palestina. Zanchini prova a difendersi. Mieli insiste: «Che cosa c'entra che sono ebrea. Io sono una senatrice della Repubblica, sono italiana e professo una religione. Io difendo i diritti di tutti quelli che vengono denigrati... Sono di religione ebraica e non me ne vergogno ma non c'entra nulla, i fatti della Sapienza di qualche giorno fa li avrei condannati anche se non fossi di religione ebraica. Quello che è accaduto è inaccettabile, quegli uomini e quelle donne in divisa stanno difendendo la nostra libertà. Chi va a manifestare lo fa con i centri sociali e con i collettivi di sinistra o lo fa perchè vuole alzare la tensione sociale nel nostro paese. Quelli non sono dei manifestanti». Alla fine il conduttore si ferma: «Lei da una lettura solo politica di quello che sta accadendo. Non la volevo portare sul discorso della religione. Va bene è una domanda sbagliata senatrice, non lo chiederò più, sto zitto ha ragione lei».
Non basta. La solidarietà alla senatrice Mieli è trasversale. «Trovo davvero inquietante quanto avvenuto questa mattina alla senatrice di Fratelli d'Italia, Ester Mieli, ospite di un programma radiofonico della Rai. Chiederle se fosse di religione ebraica rimanda a pagine tragiche e oscure della storia del Novecento, quando ai fratelli ebrei si imponeva la stella gialla. Quello che è accaduto in Rai si inserisce in una cornice inquietante perché assistiamo in Italia e in Europa a un pericoloso riemergere dell'antisemitismo e di sentimenti di odio che pensavamo finiti. La domanda fatta dal conduttore è inaccettabile e inopportuna. Conosco e apprezzo da tempo la senatrice Mieli, persona colta e gentile, insieme abbiamo lavorato e lavoreremo per il museo della Shoah. Abbiamo realizzato con la senatrice Mieli sia il totem al binario 21 della stazione di Milano lo scorso anno, alla cui inaugurazione partecipò anche la senatrice Liliana Segre, sia quello alla stazione Tiburtina nelle scorse settimane», dice il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.