Landini in piazza per lo sciopero - Ansa
Maurizio Landini agita le mani. Come se volesse dare forza al suo messaggio al governo. Alla sua dichiarazione di guerra. «Noi vogliamo rivoltare questo Paese come un guanto. E per farlo c'è bisogno della partecipazione di tutte le persone. La rivolta sociale, per noi, significa proprio dire che ognuno di noi non deve voltarsi da un'altra parte di fronte alle ingiustizie, anzi, deve passare l'idea che il problema mio è il problema di tutti e che solo mettendoci insieme possiamo cambiare questa situazione». Bologna è solo una delle piazze che dicono no alla manovra. Solo una delle piazze dove prende vita lo sciopero generale. «È una giornata di mobilitazione come da tempo non si vedeva», scandisce il leader della Cgil. Ecco lo sciopero generale, proclamato da Cgil e Uil, per chiedere di cambiare la manovra di bilancio, aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione, servizi pubblici e investire nelle politiche industriali. Ecco i numeri. Stop di 8 ore per tutti i settori privati e pubblici, ad eccezione dei trasporti dove è di 4 ore. Per bus e metro dalle 9 alle 13, così come per il trasporto marittimo; per i voli dalle 10 alle 14. Landini è il protagonista. «Vogliamo non limitarci alla protesta oggi. Inizia un percorso di mobilitazione per rivoltare come un guanto questo Paese».
I toni sono duri. La maggioranza le legge e le rilegge. Gasparri denuncia un «linguaggio che inasprisce il clima nelle piazze». Più articolata la replica del capogruppo di Fratelli d'Italia Tommaso Foti: «Manifestare è un diritto sacrosanto, ma deve essere esercitato nel rispetto delle regole, con responsabilità e coerenza. Invece, assistiamo all'ennesimo atto di strumentalizzazione da parte di Maurizio Landini, che sembra più interessato a fare politica, attaccando il governo Meloni, che a tutelare realmente i lavoratori italiani». Da una parte il governo e dall'altra la Cgil e la Uil con il sostegno delle opposizioni. Foti va dritto: «Landini aveva annunciato lo sciopero generale ancora prima che la manovra finanziaria fosse scritta, dimostrando così un pregiudizio politico e una totale mancanza di dialogo costruttivo». E ancora: «Questo governo ha fatto cose per i lavoratori, aumentando l'occupazione stabile, favorendo quella giovanile e, soprattutto, quella femminile. Eppure Maurizio Landini, invece di riconoscere questi risultati, sceglie di alimentare ancora una volta tensioni e divisioni che possono diventare pericolose micce sociali. Comprendiamo bene il nervosismo di un leader sindacale che sa di non rappresentare più i lavoratori».
È uno scontro sempre più duro. Landini non molla: «Siamo di fronte al 19esimo mese consecutivo di calo della produzione industriale nel nostro Paese, quindi al di là delle balle che questo governo racconta, noi siamo di fronte, in alcuni settori, dall'abbigliamento all'automotive ad altri settori a un rischio molto concreto di recessione, di regressione. È chiaro che la mobilitazione di oggi è una mobilitazione che mette al centro in realtà la necessità di nuove politiche industriali, il governo ha tagliato 4 miliardi e 600 milioni che dovevano essere destinati al rilancio e agli investimenti del settore automotive, per esempio, sta tagliando miliardi sul Mezzogiorno». Con Landini si schierano Pd e M5S. Elly Schlein, alla manifestazione di Scgil e Uil partita da piazza dell'Esquilino, a Roma tuona: «Questo sciopero generale parte da una difficoltà dei lavoratori, che il governo continua a ignorare, ed è sulla manovra che taglia la Sanità, la scuola, che ha mancato le promesse di aumento sulle pensioni, che non ha investimenti sul futuro, che non prevede il rinnovo contrattuale per 5 milioni di lavoratori che lo attendono. Ed è per difendere il diritto di sciopero previsto dalla Costituzione». E ancora: «Noi siamo e saremo al fianco dei lavoratori e dei loro rappresentanti per chiedere l'ascolto e il rispetto che è mancato e che il governo continua a calpestare». Poi tocca a Giuseppe Conte: «Ci possiamo chiedere perchè tutti sono penalizzati da questa manovra, tutti scioperano, tutti si lamentano, eccetto le industrie delle armi e delle banche? Perchè questi sono gli unici avvantaggiati», sentenzia il capo del M5S che rincara: «Carovita, tagli alla sanità, alla scuola, dappertutto è una sofferenza, il Paese sta scendendo giù e questa manovra non è assolutamente adatta. Questo governo è incapace e inadeguato alla situazione di difficoltà che stanno vivendo l'Italia e gli italiani».
C'è la Cgil e c'è la Uil. «Abbiamo deciso di programmare lo sciopero di 8 ore a livello nazionale in cinquanta piazze perché la manovra non parla al Paese reale», ripete Vera Buonomo, segretaria nazionale Uil, chiudendo la manifestazione a Torino. «Abbiamo bisogno di buone politiche industriali, servono maggiori investimenti nella sanità che è prossima al collasso e bisogna realizzare una riforma delle pensioni. Abbiamo chiesto di detassare gli aumenti contrattuali, perché i salari in questo paese sono fermi da vent'anni e maggiori assunzioni nel pubblico impiego. Le risposte del governo sono state tutte negative, quindi abbiamo deciso di mobilitarci e le iniziative continueranno fino a quando non avremo delle risposte certe. Dobbiamo contrastare la precarietà che mette a rischio il futuro delle nuove generazioni e non solo». L'ultima "cartolina" di Landini è per Matteo Salvini che giovedì ha precettato i lavoratori: «Le piazze non si precettano e qui si vede la partecipazione». Poi tocca a Bombardieri della Uil: «Questa è una protesta pacifica, democratica, è strano che un vicepresidente del Consiglio attacchi in questo modo un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Noi - spiega, in merito alla precettazione di Salvini - abbiamo impugnato il decreto, l'atto di precettazione del ministro, rispondiamo che non ha motivazioni valide. Mi pare che Salvini si sia sprecato in insulti, ci ha detto che siamo degli estremisti, ci ha detto che siamo ridicoli, e quegli insulti sono forse rivolti a queste persone, a queste persone che riempiono 40 piazze, che chiedono soltanto di essere ascoltate, di modificare le scelte che sono state fatte finora».