Matteo Renzi con Carlo Calenda - Ansa
«In Lombardia ambisco ad andare in doppia cifra. Vediamo quanto crolla la Lega». Il leader di Italia Viva Matteo Renzi a margine di un incontro con i rappresentanti di Confcommercio al Palazzo Castiglioni di Milano serra le file e si prepara alla conclusione della sua campagna elettorale, condotta in condominio con Carlo Calenda a capo di Azione. Amalgama che fra i due alla fine c'è stata nonostante qualche distinguo. Tranne che sull’ex alleato Enrico Letta bocciato da entrambi per essere andato a Berlino «per prendere la benedizione di un altro partito». Insomma, Carlo e Matteo sotto la bandiera del Terzo Polo sono “fratelli” ma non “gemelli”.
Sicuro sono d’accordo sul gradimento all’attuale premier. Il leader di Azione infatti è tornato sul recente «no» del presidente del Consiglio a un suo possibile ritorno a Palazzo Chigi: «Draghi non poteva dire altro – ha chiarito Calenda –. Che diceva “sì”? Sarebbe finita la campagna elettorale. La realtà è che se noi avremo un risultato superiore alle due cifre, sarei un po’ deluso se non accadesse, e non vincerà la destra, e se Mattarella chiederà a Draghi di rimanere, Draghi rimarrà». Ne è certo. Il capo di Italia Viva Matteo Renzi, ieri in tour elettorale a Milano e in Lombardia - dove è candidato al Senato - ha ribadito: «Mario Draghi è un italiano che ottiene i massimi riconoscimenti in tutto il mondo, ma tre persone lo mandano a casa: Meloni, Salvini e Conte. L’Italia stava andando bene, hanno mandato a casa Draghi e adesso le conseguenze le pagano le famiglie, le imprese». E ancora: «Se ci saranno i numeri per un governo guidato dalla Meloni governerà la Meloni, se non li avrà io credo che governerà Draghi».
Ma Calenda ha chiosato che nel suo schieramento vorrebbe anche il ministro Giancarlo Giorgetti. «Le cose che dice Calenda io le rispetto molto – ha detto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi nicchiando però sul nome leghista, al termine dell’incontro di martedì con gli imprenditori di Assolombarda a Milano – . Non faccio una campagna elettorale per commentare Calenda. Vi svelo questo segreto: a dispetto delle previsioni di quasi tutti, non c’è stato un solo momento in cui con Carlo abbiamo avuto un momento di screzio, pur avendo sul piatto questioni legittimamente diverse. Siamo stati bravini, devo dire. Non era atteso dai più».
Ma sul fatto che il leader di Azione vorrebbe che Bruxelles mandasse fuori dall’Ue Polonia e Ungheria perché contrarie ad alcune regole comunitarie, Renzi ha accentuato il distinguo. «Io credo – ha detto il leader di Italia Viva – che chi non rispetta il regole dell’Unione Europea non debba avere accesso ai denari dell’Ue. Io non sono per buttar fuori nessuno, ma sono per dire: “se stai in Europa devi rispettare le regole dell’Europa”. Questa regola l’abbiamo proposta quando eravamo al governo, poi non è passata. E io dissi: “chi non si prende cura di una parte dei migranti in riferimento all’allora Ungheria di Orban, non deve avere i denari dell’Unione europea”. Sta accadendo questo sul Pnrr. Questa è la vera cifra su cui giocare la partita europeista dei prossimi anni da qui al 2024». Poi Renzi riconosce a Emmanuel Macron la stoffa del leader.
In Assolombarda però il presidente Alessandro Spada ha ricordato alla politica i temi dell’agenda degli imprenditori: l’energia e il lavoro. Renzi ha risposto che il Terzo Polo è per l’energia nucleare di nuova generazione mentre boccia il reddito di cittadinanza: Meglio il Rei». Infine, il capo di Italia Viva ha attaccato ancora Conte («istiga all’odio e usa il linguaggio di Trump») e Salvini («Non fatevi fregare dal sovranismo»).