La Commissione Bilancio comincia oggi a esaminare l’alluvione di emendamenti presentati alla legge di stabilità. Casa, cuneo fiscale e pensioni restano i fronti di intervento più caldi, con il Pd e ancor più il Pdl intenzionati a rimettere mano all’intera manovra. Tra le novità emerse ieri l’ampliamento ai redditi fino 12mila euro della no tax area cioè la parte esente dall’imposizione Irpef, misura contrastata dal vice-ministro Stefano Fassina e la proposta targata Pdl che riscrive completamente la service tax, escludendo le prime case dalla componente patrimoniale dell’imposta (pagherebbero solo per il servizio rifiuti). Modifiche richieste dai due maggiori partiti anche per allentare il blocco dell’indicizzazione delle pensioni inferiori a 3.000 euro. Mentre sempre il Pdl rilancia alla grande il condono, proponendo una sanatoria fiscale e contributiva dei debiti fino al 31 dicembre 2012: si prevede il pagamento dell’80% dell’imposta iscritta a ruolo, senza gli interessi di mora e le sanzioni. La «rottamazione» delle cartelle esattoriali frutterebbe 800 milioni di euro. Sanatoria anche sul mancato pagamento dei canoni di concessione per le spiagge: in questo caso per mettersi in regola basterebbe pagare il 40% del dovuto. Qui è il ministro Maurizio Lupi (Trasporti), pidiellino dell’ala governativa, a frenare: «Non mi sembra che ci siano le condizioni politiche per andare a un condono». La carica degli oltre 3.000 emendamenti comunque «non spaventa» il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni: «Saranno tutti valutati dalle commissioni competenti e dalla Ragioneria generale dello Stato per i profili di ammissibilità e di copertura», ha ricordato l’ex dirigente Bankitalia.Tasse e cuneo. La novità arriva da due diversi emendamenti, uno Pd e l’altro Pdl: ci sarebbe quindi un’intesa tra i due maggiori partiti per esentare dal pagamento Irpef tutti i redditi inferiori a 12mila euro, innalzando così l’attuale soglia fissata di fatto oggi intorno a 7.500 euro per i lavoratori dipendenti e pensionati e 4.800 per gli altri redditi. L’intervento sarebbe sostitutivo di quello previsto dal governo per il cuneo fiscale e costerebbe circa 1,8 miliardi da garantire attraverso un taglio del 30% alle spese per consumi intermedi da parte della Pa. Dal governo però è arrivato un colpo di freno. Per Fassina (Pd), «è presto» per parlare di intesa Pd-Pdl sull’Irpef. «Le poche risorse a disposizione le dirotterei su famiglie e lavoratori più in difficoltà», ha spiegato, mentre «aumentare la no tax area vuol dire darle anche a chi guadagna un milione l’anno, non mi sembra una priorità di oggi».La posizione "ufficiale" del Pd per ora resta quella degli emendamenti illustrati dal co-relatore Giorgio Santini, che puntano a mantenere l’impostazione del governo sul cuneo, pur concentrando gli sgravi sui soli lavoratori dipendenti che guadagnano entro 30mila euro. Il beneficio maggiore, circa 200 euro netti l’anno, andrebbe a chi guadagna tra i 15.000 e 20.000 euro.Casa. È fin dall’inizio uno dei temi più "sensibili" dell’azione del governo, vedi il caso Imu 2013. Non stupisce dunque la presentazione di emendamenti capaci di aprire un fronte di spaccatura all’interno della maggioranza. Basti vedere la proposta del Pdl, arrivata non da un parlamentare di seconda fila ma dal co-relatore pidiellino della manovra Antonio D’Ali, che punta a riscrivere tutto il capitolo della tassazione immobiliare, cancellando la Trise e introducendo al suo posta il Tuc, tributo unico comunale: assorbirebbe Imu, Tares e Irpef sulla casa fissando un’unica aliquota massima del 10,6 per mille. La tassa sarebbe composta da una componente patrimoniale – dalla quale sarebbe però esentate tutte le prime case e i terreni e fabbricati agricoli – e da una relativa ai rifiuti, che non potrà superare l’importo pagato nel 2014 e dovrà calare negli anni successivi. Si tratta di una proposta che costa molto e che prevede come copertura proprio la discussa proposta di privatizzare gli stabilimenti balneari (che darebbe però un’entrata una tantum) e allungare le concessioni alle spiagge, operazione dalla quale viene atteso un gettito di 4-5 miliardi. Vanno nella stessa direzione anche gli emendamenti pidiellini a firma di Anna Bonfrisco (ridurre di 5 miliardi l’imposizione sulla casa) e di Anna Maria Bernini e Maria Rosaria Rossi (azzerare l’imposizione sulle prime case). Molto più light le proposte del Pd: un emendamento chiede una detrazione di imposta sulla prima casa pari a 50 euro ogni millesimo di aliquota Tasi maggiorata di 12,50 euro per ogni figlio fino al quarto, un altro fissa la detrazione a 145 e prevede a copertura l’aumento da 1 a 1,5 per mille dell’aliquota minima.
Proposta comune di Pd e Pdl (che rilancia il condono). Riparte lo scontro sulla prima casa. Il partito di Berlusconi chiede l’azzeramento della Tasi sulla prima casa da finanziare con la vendita degli stabilimenti balneari. La raffica dei 3.100 emendamenti non spaventa il Tesoro: le commissioni e la Ragioneria valuteranno ammissibilità e coperture. Lupi: ma la sanatoria non è praticabile.
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