«Non vogliamo uccidere i partiti, vogliamo tutelarli...». Gaetano Quagliariello spiega con sette parole la ratio dello stop al finanziamento pubblico. Poi ne aggiunge altre trenta per dare nuova forza a quel primo messaggio: «Non saranno pressioni irrazionali e demagogiche a guidare la nostra azione. Ma è ora di voltare pagina, di aprire una stagione nuova, di spiegare che l’antipolitica si vince con la buona politica. Serve una cura dimagrante, servono sobrietà e rispetto per i sacrifici della gente, serve trasparenza contro opacità ed eccessi. Tutto questo senza abolire i partiti e il costo della democrazia». Il ministro delle Riforme viaggia verso Jesolo. Pensa alla mezza maratona in programma in serata: ventuno chilometri lungo il mare al tramonto. E pensa all’altra maratona. Quella che lo vede protagonista nello stadio delle riforme. E quella, parallela, legata al finanziamento pubblico. «I partiti hanno capito la filosofia del governo. E il governo ha deciso di fare in fretta. Bisogna chiudere prima dell’estate. Sì, serve una legge entro luglio. Quando si decide di aprire un dossier si deve aver chiaro che i tempi per chiuderlo devono essere stretti, strettissimi. Deve essere così altrimenti si rischia di disorientare i cittadini. E poi non possiamo nemmeno pensare che qualcuno possa accusarci di aver preso in giro il Paese». Grillo già è partito all’attacco, ha già parlato di bluff.Mi aspettavo quell’attacco, Grillo ora ci teme. Ci ho pensato, ho riflettuto sul perché di quelle accuse e mi sono dato una sola risposta: stiamo andando nella direzione giusta. Grillo ha capito che se ci muoviamo con serietà su questa strada rischia di restare senza ossigeno, in un ruolo marginale.Qualcuno parla di tre anni per permettere alla legge di entrare a regime...Troppi, tre anni rischiano di essere assolutamente troppi, tra tre anni per i partiti potrebbe essere troppo tardi. Capisco la necessità della gradualità, capisco che bisogna valutare la questione tenendo conto della vita delle persone. C’è chi vive nei partiti e chi vive grazie ai partiti, e abbiamo il dovere di mettere in conto una transizione. Ma questa non può essere infinita.Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Franceschini ha già cominciato a sentire informalmente i gruppi...Da martedì li incontreremo per stabilire un percorso. È il governo che si muove in queste ore. Con Letta, Franceschini e Saccomanni siamo già con la testa sui dettagli del disegno di legge. Ma una cosa voglio dirla subito. E con totale nettezza: l’attuale legge che chiama "rimborso" un finanziamento mascherato va definitivamente archiviata.Ministro, può provare a spiegare il ddl che il governo immagina?È diviso in tre capitoli. Il primo: ci sarà un rimborso legato solo alle vere spese elettorali, che dovranno avere un tetto ed essere sempre giustificate con scontrini e fatture. È nel magma indefinito della legge attuale che hanno avuto gioco facile abusi ed opacità. E questo è stato un danno enorme alla credibilità della politica. Ora però si apre la stagione del rigore e della trasparenza e non ci sarà più spazio per zone grigie. Il principio è: la democrazia ha un costo, ma esso deve essere sostenibile e trasparente. Su questo punto è d’accordo anche Milena Gabanelli, dunque mi pare patrimonio condiviso che non può indignare nessuno.Vada avanti con gli altri punti.Il finanziamento privato invece dovrà essere semplice e al tempo stesso avere meccanismi rigorosi: chi verserà i soldi dovrà essere identificabile, e ci dovrà essere un’esenzione certo vantaggiosa, ma che non diventi una convenienza per il donatore. E poi resta il capitolo relativo al ruolo dello Stato. La filosofia è: fornitura di servizi in luogo dell’erogazione di denari.Che significa servizi?Ad esempio, l’accesso a spazi televisivi da autogestirsi. Per promuovere l’attività e per dare forza alla campagna elettorale. Poi andranno studiate una serie di agevolazioni. Penso all’affitto delle sedi, ma anche alle spese di spedizione postale.
La strada può essere quella di destinare ai partiti l’uno per mille delle entrate fiscali?Questo è uno dei nodi ancora da sciogliere. Ma ciò che vogliamo far uscire dalla porta - un sistema di finanziamento camuffato da rimborsi - in nessun modo deve rientrare dalla finestra. Non dovranno esserci calderoni indefiniti, forme di "silenzio-assenso" mascherato. Il finanziamento privato dovrà essere libero e volontario, dovrà essere chiara e manifesta la volontà dei cittadini di finanziare l’attività dei partiti. La logica per me è un’altra: "io decido di finanziare il Pdl o il Pd o Cinque Stelle perchè credo nelle sue politiche e mi convincono i suoi programmi".Presto si apre la partita delle riforme: esiste l’ipotesi di tornare a votare con una "brutta copia" del Porcellum? Io lavoro alla grande riforma, è questo l’unico scenario che ho in testa. E non ho nessuna intenzione di consumarmi dentro lo sterile dibattito sulla clausola di salvaguardia. Ma avete concordato di aggiustare il Porcellum prima della sentenza della Consulta...Certo, è doveroso. Ma non può essere questo il mio orizzonte, il mio punto di arrivo. Lo ripeto: la sfida ambiziosa è la grande riforma. Leggo un’apertura di Epifani al semipresidenzialismo, ma siamo ai retroscena. Se fossero parole ufficiali sarebbero importanti, aprirebbero scenari nuovi. Nel Pd sul semipresidenzialismo vedo oramai una valanga di consensi, il sistema francese si sta facendo largo anche tra i Democratici... Stiamo a vedere, ma la posizione del Pdl è chiara da tempo: abbiamo proposto doppio turno e semipresidenzialismo già dopo le amministrative dello scorso anno. La riflessione può trasformarsi in qualcosa di più.Pensa anche lei che l’ultimo voto sul capo dello Stato abbia dimostrato la voglia dei cittadini di incidere?Certo. E non possiamo sottomottere l’elezione della più alta carica dello Stato a twitter, facebook e ai franchi tiratori.Torniamo al finanziamento. Con lo stop ai soldi "facili" cambieranno i partiti?Il vecchio partito di massa che ti accompagna dalla culla alla tomba è finito, è stato già distrutto dalla tv. Ora ci vogliono macchine leggere. E bisogna invertire il paradigma: basta con i partiti padroni delle istituzioni. I partiti dovranno essere al servizio delle istituzioni.La nuova legge non rischia di favorire la forza delle lobby?È il contrario. Il sistema di finanziamento che abbiamo in testa mette tutto alla luce del sole, a cominciare dai nomi e cognomi di chi dona. I cittadini potranno leggere e valutare. La trasparenza e il riconoscimento di un costo della democrazia è ciò che serve per evitare che la politica sia ostaggio delle lobby, dei gruppi editoriali, dei poteri opachi...Il Pd ha presentato un ddl sui partiti che ha fatto infuriare Grillo. Interverrete anche su questo punto?Gli statuti dei partiti devono avere un contenuto minimo di democrazia. Se i partiti non raggiungono questi standard minimi avranno delle penalizzazioni, anche sui rimborsi, ma che certo non potranno mai arrivare al divieto di presentarsi alle elezioni.