sabato 2 febbraio 2013
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​Mentre va avanti a Siena l’inchiesta su Mps, anche la procura di Roma accelera.Nella capitale è stato aperto un fascicolo contro ignoti nel quale viene ipotizzato il reato di ostacolo alla vigilanza. I pm capitolini lavorano sia sul fronte della manipolazione del mercato sia su eventuali ostacoli posti all’attività di controllo di Bankitalia e Consob. Un’attività che apre al rischio di un conflitto di competenza tra procure, sebbene trapeli l’intenzione di evitare evitare sovrapposizioni. I magistrati romani hanno preso in mano l’incartamento dal quale ricostruire i rapporti tra Mps e gli organismi di controllo, allo scopo di individuare eventuali irregolarità o omissioni che potrebbero radicare penalmente gli accertamenti nella Capitale.Si tratta di documentazione giunta in procura al termine di una serrata attività istruttoria, con relative audizioni svolte in un clima di «assoluta collaborazione», che attesta i rapporti intercorsi tra Monte dei Paschi di Siena e le due autorità di vigilanza.Nella città toscana, intanto, è saltato l’interrogatorio di Antonio Rizzo, ex funzionario di Dresdner Bank che nell’ottobre 2008 davanti ai magistrati di Milano aveva parlato di Gianluca Baldassarri, all’epoca dei fatti responsabile dell’area finanza di Mps, e Matteo Pontone, ex capo della filiale londinese della banca senese, apostrofati come la «banda del 5% perché su ogni operazione prendevano tale percentuale».Intanto emergono nuovi documenti sulle contestate operazioni finanziarie di Montepaschi. «È stato accertato – scrive la Guardia di finanza in una relazione – che la Lutifin services (una finanziaria estera, ndr) era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi di Siena in cambio dell’acquisto, da parte dell’istituto di credito da cui dipendevano, di un pacchetto titoli all’interno dei quali ve ne erano alcuni (cosiddetti derivati) che presentavano forti perdite per Dresdner Bank».L’indagine si è allargata e all’esame degli inquirenti ci sono una serie di operazioni strutturate, tra cui "Alexandria", la complessa transazione eseguita con Nomura, e altre due, "Santorini" del 2008 chiusa con la Deutsche Bank e "Nota Italia" del 2006 portata a termine con JP Morgan. Deutsche Bank ha spiegato che quell’operazione fu condotta con l’approvazione del Monte dei Paschi, mentre JP Morgan non ha mai voluto commentato.L’attenzione degli inquirenti si sta concentrando sulle attività di Gianluca Baldassarri, all’epoca dei fatti responsabile dell’area finanza di Mps. L’attuale amministratore delegato di Montepaschi, Fabrizio Viola, ha spiegato di averlo licenziato poche settimane dopo il suo arrivo, a gennaio del 2012, non per comportamenti illeciti ma a causa di ragioni legate alle performance giudicate negative della gestione dei 37 miliardi di portafoglio della banca, in gran parte investito in titoli di Stato. Oltre a Baldassarri Viola aveva dato il benservito ad un centinaio di dirigenti, alcuni dei quali legati alla precedente leadership.Novità sono emerse anche riguardo alla testimonianza resa giovedì dal banchiere Ettore Gotti Tedeschi, che si era detto estraneo all’intesa tra Santander e Mps per l’acquisto di Antonveneta. Gotti ha fornito una serie di elementi a sostegno di quanto da lui sostenuto e, a quanto trapela, gli investigatori avrebbero trovato riscontri alla ricostruzione del banchiere, che confermano l’esistenza di una trattativa "personale" tra l’ex presidente di Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, e il patron di Santander, Emiliano Botin.
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