Lo sciopero dei trasporti del 12 dicembre 2024 - Fotogramma
«La continua rincorsa a grandi opere distoglie l'attenzione dai veri problemi di chi viaggia in treno ogni giorno. Servono investimenti adeguati per treni moderni, servizi efficienti, interconnessioni», è il commento di Legambiente al suo report Pendolaria 2025, presentato oggi a Roma. Il quadro che viene fuori dall'analisi è di un Paese in cui il trasporto pubblico resta un tema secondario: a pesare su efficienza e qualità del settore sono soprattutto finanziamenti inadeguati, crisi climatica, ritardi e disservizi. In particolare, tra le linee ferroviarie peggiori d'Italia ci sono sette novità tra cui l'Avellino-Benevento e la Firenze-Pisa. I divari tra Nord e Sud sono sempre più ampi, con treni regionali di età media doppia al Meridione e linee chiuse da anni senza interventi.
La mappa delle linee peggiori d'Italia - Legambiente
Le new entry
Nella lista dei peggiori, tra le novità più importanti si vedono anche la rete di Ferrovie del Sud Est, il cui completamento delle opere di elettrificazione e potenziamento è in ritardo di anni e il Sistema Ferroviario Metropolitano di Torino che nel 2024 ha visto un preoccupante peggioramento dei livelli di efficienza e puntualità.
Le conferme nella lista delle linee peggiori
I disagi maggiori si registrano sulle linee ex Circumvesuviane, segnate da avarie, soppressioni, tagli, sovraffollamenti. Tra i viaggiatori che hanno dovuto affrontare sfide quotidiane ci sono poi quelli della Roma Nord-Viterbo, che nel 2024 ha visto oltre 5.000 corse soppresse. Problemi simili anche sulla Milano-Mortara-Alessandria, che serve 19.000 persone al giorno ed è caratterizzata da guasti frequenti e ritardi, e sulla Catania-Caltagirone-Gela di cui una tratta, la Caltagirone-Niscemi-Gela, è sospesa da ben 13 anni e mezzo. Per la Roma-Lido si vede un leggero miglioramento, ma sono ancora molti i problemi dei pendolari su questa linea.
La situazione al Sud
Il Sud è il grande dimenticato del trasporto su ferro. L’età media dei treni è di 17,5 anni, quasi il doppio di quella al Nord. La rete ferroviaria del Mezzogiorno è ancora in gran parte non elettrificata e sono diverse le linee dismesse come la Palermo-Trapani via Milo, chiusa dal 2013, o la Caltagirone-Gela, chiusa dal 2011 o quelle delle linee che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 13 anni.
Il peso della crisi climatica
Gli eventi meteo estremi che in Italia - tra il 2010 e il 2024 - hanno causato interruzioni e ritardi a treni, metro e tram sono stati 203: una dimostrazione del fatto che a pesare sul trasporto pubblico sono anche gli impatti della crisi climatica. In particolare, Roma, Napoli e Milano sono le città più colpite da fenomeni come piogge intense e allagamenti, frane dovute a intense precipitazioni, temperature record e forti raffiche di vento che hanno inciso sulle infrastrutture.
Le risorse economiche
Di fronte a una situazione così difficile, secondo Legambiente i finanziamenti nazionali per il trasporto su ferro e su gomma restano ben al di sotto delle necessità. L’associazione ambientalista ha lanciato dunque un monito al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: «Le risorse economiche necessarie per una efficace cura del ferro, ossia almeno 3 miliardi di euro aggiuntivi al Fondo Nazionale Trasporti, 500 milioni di euro l’anno per l’acquisto di treni regionali, 5 miliardi di euro per la costruzione e riqualificazione di linee metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane, oltre a 200 milioni di euro all'anno per migliorare i servizi Intercity, sono recuperabili eliminando una parte dei sussidi alle fonti fossili e abbandonando progetti inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina e quelli dannosi per l'ambiente e l'economia, come nuove superstrade e autostrade in aree già dotate di queste infrastrutture».