Ursula von der Leyen con Erdogan - ANSA
Accelerazione sulla revisione della normativa Ue sui rimpatri e sulla creazione di return hubs (centri di rimpatrio) in Paesi terzi, e sulla stesura di una lista Ue sui Paesi terzi sicuri con concetti più “flessibili”. A due giorni dal Consiglio Europeo che si tiene domani, Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni parlano un linguaggio decisamente simile, a conferma di una certa sintonia tra la presidente della Commissione Europea e della premier italiana che perdura nonostante le frizioni estive sulla conferma della tedesca alla guida dell’esecutivo Ue.
La migrazione è in effetti uno dei punti del vertice di domani, anche se sarà meno approfondito rispetto al Consiglio Europeo di ottobre. Come di consuetudine, Von der Leyen ha inviato ai leader una lettera in materia. La leader tedesca sottolinea il drastico calo (-59%) degli arrivi di migranti irregolari nella rotta del Mediterraneo centrale, e di ben l’80% dalla Tunisia all’Italia. Von der Leyen parla di accelerare l’applicazione del Patto sulla Migrazione, che dovrebbe essere pienamente attuato dal 2026. Già entro marzo 2025, promette, presenterà un «nuovo approccio comune sui rimpatri», in modo da renderli «più semplici, rapidi e più efficienti». Piace ovviamente a Meloni.
Ursula von der Leyen con Erdogan - ANSA
Nell’Unione, ha dichiarato la premier nella sua comunicazione alla Camera, «l'Italia ha ruolo decisivo, soprattutto per la politica dei rimpatri, va rivisto il concetto di Paese di origine sicura, è improcrastinabile la revisione della direttiva sui rimpatri». Intanto, scrive Von der Leyen, la Commissione sta «approfondendo la sua analisi su metodi innovativi per contrastare la migrazione irregolare», sulla scorta di quanto già delineato nella lettera per il Consiglio Europeo di ottobre, e questo «sviluppando i concetti di return hubs in Paesi terzi», anche questo preannunciato in occasione del vertice di ottobre. «Stiamo considerando – afferma la presidente della Commissione – come meglio introdurre nel quadro legislativo la possibilità di stabilire simili centri», “chiave” del successo sarà la cooperazione con Unhcr e Oim e i Paesi terzi. L’idea prende sempre più quota nell’Ue (ne hanno discusso a lungo i ministri dell’Interno la scorsa settimana). Scettici restano la Spagna, la Francia e per ora la Germania, anche se il leader Cdu, Friedrich Merz, probabile futuro cancelliere dopo le elezioni tedesche del 23 febbraio, è a favore. L’Italia, che alcune settimane fa ha firmato una lettera in tal senso con 15 Stati membri, ha ottenuto la menzione di «vie innovative» nelle conclusioni del vertice di domani.
E c’è poi la questione calda in Italia dei Paesi terzi sicuri. Meloni dice che «occorre accelerare», Von der Leyen è sulla stessa linea. Nella missiva ricorda come il Patto introduca «maggiore flessibilità». Adesso, aggiunge, «stiamo accelerando la revisione di questo concetto», la Commissione ha già «chiesto all’Agenzia Ue per l’asilo di accelerare le sue analisi specifiche di Paesi terzi che potenzialmente potrebbero essere designati come Paesi di origine sicuri e Paesi terzi sicuri (in cui rimandare i migranti irregolari, ndr), in vista di creare liste comuni Ue», l’orizzonte è giugno 2025.
Sulla questione dei Paesi terzi sicuri ieri Meloni è tornata ad attaccare i «recenti provvedimenti giudiziari dal sapore ideologico» con un monito ai giudici Ue: «Se fossero sposati nella loro filosofia di fondo dalla Corte di Giustizia Ue – avverte la premier - rischierebbero di compromettere le politiche di rimpatrio di tutti gli Stati membri». Sul fronte Albania «intendiamo andare avanti nell'attuazione di questo protocollo nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee».
Sullo sfondo gli ultimi sviluppi in Siria. La speranza di varie capitali è di un rientro di tanti profughi siriani oggi nell’Ue. «Tutti i rimpatri (di profughi siriani, ndr) – ha avvertito ieri Von der Leyen da Ankara, dove ha incontrato il presidente Recep Tayyip Erdogan - devono essere volontari, sicuri e dignitosi», stesse parole usate da Meloni. L’occhio è anche alla Turchia, che ospita tre milioni di siriani e auspica a sua volta il loro rientro. Per mantenerli sul suo territorio, Ankara, ha ricordato Von der Leyen, ha già ricevuto quasi 10 miliardi di euro dal 2011 dall’Ue, ieri la presidente ha promesso un ulteriore miliardo. «Rigettare le richieste di asilo siriane è oggi una follia – avverte, intervenendo alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo l’eurodeputato Pd (ed ex direttore di Avvenire) Marco Tarquinio -. La Siria non è un Paese sicuro e in pace».