mercoledì 27 novembre 2013
​Con 171 voti favorevoli e 135 contrari ieri notte i senatori hanno dato il via libera al  maxi-emendamento accordando la fiducia al governo. L'uscita di Forza Italia dalla maggioranza, il premier: «Non è la fine delle larghe intese»
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Con 171 voti favorevoli, 135 contrari e nessun astenuto ieri notte il Senato ha accordato la fiducia al governo, posta sul maxiemendamento interamente sostitutivo della legge di Stabilità. I sì sono arrivati da Pd, Nuovo centro destra, Scelta civica, Autonomie, oltre a quattro voti in più che sarebbero arrivati dal gruppo misto. I voti contrari sono stati dei senatori di Forza Italia (che ieri ha sancito il suo passaggio all'opposizione), Lega Nord, Gal, M5S e Sel.Questa mattina, dopo un rapido Consiglio dei ministri per approvare la variazione di bilancio (205 voti favorevoli e 69 contrari), l'aula del Senato ha approvato la legge di Stabilità, che ora passa all'esame della Camera. Il disegno di legge sul Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 ha ottenuto 162 sì e 115 no. Nessun astenuto.Ora il ddl Stabilità passerà alla Camera, dove sono già state preannunciate alcune nuove modifiche.Il testo licenziato dal Senato prevede l'allentamento del patto di Stabilità interno, riduce il carico fiscale sul lavoro per i redditi più bassi e sulle imprese, prevede 1,5 miliardi di risorse per gli ammortizzatori sociali e un sistema nazionale di garanzia per il credito alle imprese. La lettura a palazzo Madama ha visto inoltre l'eliminazione della Tares e l'istituzione della Iuc, che  prevede detrazioni per l'abitazione principale e riduce di un quarto la tassazione sulla casa, e lo stanziamento di nuovi fondi per l'alluvione in Sardegna.LETTA: LA FIDUCIA CI DA' FORZADopo l'uscita dalla maggioranza della rinata Forza Italia di Silvio Berlusconi il governo è più coeso di prima e userà questa maggiore forza per fare le riforme e proseguire il suo cammino fino al 2015. "I numeri sono quelli giusti. Siamo più forti e coesi. Useremo questa maggiore forza per fare le riforme e far ripartire il Paese", ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta nella conferenza stampa a palazzo Chigi convocata per valutare la nuova situazione politica dopo il voto di fiducia di questa notte al Senato che ha certificato l'esistenza di una nuova maggioranza."171 a 135 [cioè i sì e i no che il governo ha ottenuto questa notte nella fiducia di palazzo Madama] è un risultato molto importante che ci dà forza, coesione e prospettiva per tutto il 2014", ha detto il premier.Secca anche la risposta a chi oggi sui giornali l'accusa di avere una maggioranza modesta: "Non è una maggioranza risicata ma pari a quella di Silvio Berlusconi nel 2008", la più ampia vista a palazzo Madama nella Seconda Repubblica, che raggiunse il 173 voti.Letta, che si è mostrato ai giornalisti stanco ma anche molto determinato e sicuro.Ha assicurato che "il nuovo patto" di governo - come l'ha chiamato nel dibattito in Senato di questa notte il capogruppo del Nuovo centrodestra Maurizio Sacconi - verrà fatto dopo l'8 dicembre, cioè dopo che il Pd avrà eletto il suo nuovo segretario.Non è entrato nei dettagli di tale "patto", limitandosi a dire che ci sarà "nei prossimi giorni un giro di consultazioni con i rappresentanti della maggioranza che sostengono il governo che, ovviamente, non potrà chiudersi prima dell'8 dicembre".

SOTTOSEGRETARI DISSIDENTI VERSO ADDIOPer quel che riguarda la compagine di governo "per adesso non si pone alcun problema di squadra", ha detto aggiungendo che "resta così com'è" non prevedendo alcun rimpasto di governo anche se si aspetta "decisioni conseguenti da parte di componenti del governo" che hanno aderito a Forza Italia, ora fuori dalla maggioranza.Alla domanda se, nel comporre il "nuovo patto" di governo si ispirerà nei contenuti e nei modi a quanto fatto in Germania da Angela Merkel nella preparazione del suo governo di grande coalizione con l'Spd, Letta si è limitato a rispondere che le due "situazioni non sono comparabili" ed ha espresso poi soddisfazione per il trovato accordo a Berlino anche in chiave delle prospettive dell'Unione europea.
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