Dopo un dibattito un po’ sprecato - concluso nella notte ancora più stancamente di come era iniziato, in un’aula semideserta - le posizioni restano distanti e i dubbi non fugati nel ddl sull’omofobia. Il voto slitta a settembre e con esso i tentativi di individuare in maniera condivisa un testo definitivo che metta al riparo dai rischi perduranti di dar vita a un reato di opinione. Barbara Pollastrini, per il Pd, ha assicurato che si tratta di una «proposta di legge saggia ed equilibrata». Ma le perplessità permangono anche fra chi, ad esempio dentro Scelta Civica, si era molto adoperato per una soluzione di mediazione, di fatto strozzata da questo affrettato dibattito. Per Gian Luigi Gigli «questa legge nasce male. Per proteggere le persone omosessuali e transessuali si è scelto uno strumento sbagliato come la legge Reale-Mancino», ha detto il deputato di Sc che si era molto impegnato, con altri, per individuare un emendamento che ponesse un argine ai rischi individuati.Tuttavia, nel Pdl, c’è una consistente area che ritiene inevitabile con questa formulazione dar vita a rischi interpretativi, e chiede di ripartire daccapo, eliminando l’aggancio della nuova normativa alle fattispecie discriminatorie sanzionate dalla Reale-Mancino. Di «contenuto liberticida», proprio per via dello strumento usato, parla il senatore del Pdl Maurizio Sacconi, ricordando «quanto accade in Francia, a seguito di un provvedimento analogo». Una «legge bavaglio inaccettabile» per i deputati del Pdl Alessandro Pagano ed Eugenia Roccella, «il cui iter, nelle ultime settimane, è stato a dir poco scandaloso», aggiungono, riferendosi alle strozzature del dibattito in commissione e al repentino arrivo in aula del testo «a notte fonda».Per parte sua l’associazionismo gay con Franco Grillini (Gaynet) parla di «modica quantità di omofobia», criticando il testo, auspicando comunque una sua approvazione entro agosto che ormai - però - non è nelle cose. Ma per Raffaele Calabrò, «non è in atto una guerra tra guelfi e ghibellini, tra cattolici e laici. Sono tanti, infatti - ricorda il deputato del Pdl - i liberali
d’antan che nutrono dubbi e perplessità sulla rapidità dell’iter e sulla necessità della legge». Fra i più citati in aula l’intervento di Piero Ostellino sul
Corriere della Sera.Per Mario Sberna, di Scelta Civica, ed ex presidente delle Famiglie numerose, «se vi è in Italia un soggetto discriminato, e non solo dal punto di vista della giustizia retributiva, questo è la famiglia, nonostante si stia parlando del cuore pulsante della società». E gli interventi sul testo, che hanno eliminato fra l’altro la definizione di gender «non hanno fugato i dubbi - afferma Raffaello Vignali, del Pdl - perché credo anche io che ci sia un problema legato alla giurisdizione che seguirà».