domenica 31 maggio 2020
Tra le fiamme scoppiate nella notte tra sabato e domenica sono andate distrutte una decina di baracche. Nessun ferito. Nell'insediamento foggiano vivono nel degrado circa 1.500 braccianti africani
Borgo Mezzanone

Borgo Mezzanone - Archivio Ansa

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Ennesimo incendio nel ghetto di Borgo Mezzanone, nel Foggiano, dove attualmente vivono circa 1.500 braccianti immigrati. Gli invisibili, gli sfruttati, che ora sperano nella regolarizzazione decisa dal Governo. Ma il dramma è sempre in agguato. Quasi scontato, purtroppo. Le fiamme sono scoppiate nella notte tra sabato e domenica e, malgrado l'intervento di quattro squadre dei vigili del fuoco che hanno operato fino all'alba, hanno distrutto una decina di baracche dell'insediamento "ex pista" sorto accanto al Cara, luogo di emarginazione e disperazione. Nessun ferito ma ancora una volta il fuoco aggrava una condizione che l'epidemia del Covid-19 ha ulteriormente reso difficile.

Come ci segnalano i medici volontari di Intersos, che in otto insediamenti operano col proprio ambulatorio mobile sulla base di un bando con la Regione Puglia, nessun caso di contagio è stato riscontrato, nè qui nè negli altri ghetti del Foggiano. Rispetto all'articolo che abbiamo scritto il 29 marzo, in occasione dell'ultimo incendio, qualche passo avanti è stato fatto. Sia a Borgo Mezzanone che nel "Gran ghetto" di Torretta Antonacci è arrivata finalmente l'acqua potabile e sono stati raccolti gli enormi cumuli di rifiuti che non venivano portati via da mesi. Interventi realizzati grazie all'impegno di Prefettura e Regione, fondamentali per tenere lontano il contagio. E non solo. Ricordiamo che era proprio quello che aveva chiesto l'Elemosiniere di papa Francesco, il cardinale Konrad Krajewski, in occasione della sua visita ai ghetti foggiani il 27 settembre 2019.

Ma se il Coronavirus almeno qui non ha colpito, sono molte altre le patologie, riscontrate da Intersos e dai medici della Asl, che andrebbero seguite con maggiore attenzione. E poi, regolarmente, le fiamme ci ricordano il dramma dei ghetti della Capitanata. Non, infatti, è la prima volta che nella baraccopoli di Borgo Mezzanone si verificano incendi. Sei in un anno e mezzo con tre morti. L'ultimo lo scorso 29 marzo che ha distrutto una trentina di baracche provocando il ferimento di quattro persone. Il 4 febbraio era morta una donna africana rimasta gravemente ustionata nel rogo provocato dall'esplosione di una bombola del gas. Il 6 novembre 2018 le fiamme avevano ucciso il giovane gambiano, Bakary Secka, per gravissime ustioni riportate nell'incendio del 30 ottobre nel quale erano rimasti feriti altri tre immigrati. Il 26 aprile 2019 un altro gambiano, Samara Saho di 26 anni era morto tra le fiamme della sua baracca, probabilmente per un corto circuito partito da uno dei tantissimi allacci abusivi alla corrente elettrica che si trovano nella baraccopoli.

E le fiamme hanno colpito più volte anche gli altri ghetti foggiani. Il 9 dicembre 2016 un ragazzo di 20 anni, Ivan Miecoganuchev era morto carbonizzato in un violento incendio della sua baracca nel cosiddetto "Ghetto dei Bulgari", in località "Pescia", non lontano da Borgo Mezzanone. Nel "Gran ghetto" sorto nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico in località Torretta Antonacci, il 3 marzo 2017 sono morti bruciati due migranti di 33 e 36 anni entrambi originari del Mali, Mamadou Konate e Nouhou Doumbia. E proprio il "gran ghetto" è poi andato distrutto quasi per metà nella notte del 3 dicembre 2019. In cenere oltre cento baracche, lasciando senza riparo più di 400 braccianti immigrati. Per fortuna solo una donna era rimasta ustionata ma non gravemente.

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