Ansa
Per Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Alleanza Verdi-Si, la pace in Europa passa da una necessaria «inversione di tendenza rispetto alle politiche messe in campo finora», per costruire dopo le Europee di giugno «una prospettiva che impedisca all’Unione e al pianeta tutto di finire nel baratro».
Bonelli, occorre fermare l’invio di armi a Kiev e avviare subito negoziati?
Sì. Come ha detto papa Francesco, negoziare non significa arrendersi. La logica delle armi, specie nel conflitto in Ucraina, non porterà a un vincitore sul piano militare. A meno che non si metta in conto una quantità enorme di vittime e un’escalation imprevedibile. Più in generale, è immorale che si sia raggiunto il record storico per spese in armamenti nel pianeta (2.434 miliardi secondo l’istituto Sipri), mentre abbiamo 750 milioni di persone che non hanno accesso al cibo e una situazione drammatica di conflitti sparsi in tutto il mondo. In ogni caso o l’Europa assume una funzione fondamentale nell’avviare una negoziazione o se no siamo sul filo del rasoio di una guerra complessiva e totale. L’assenza di qualsiasi posizione diplomatica è ciò che porta alcuni leader europei a dire addirittura che bisogna andare in guerra in Ucraina con i nostri eserciti e questo è totalmente irricevibile.
L’Europa, però, è assente anche in Medio Oriente?
È assolutamente assente, senza contare che c’è un’ipocrisia di fondo riguardo a quello che si sta determinando a Gaza. Ribadisco che Hamas è il peggior nemico del popolo palestinese. Ma oggi Netanyahu è il peggior nemico di quello israeliano. Non si può tollerare che l’esercito israeliano abbia raso al suolo il 70% degli edifici pubblici a Gaza, delle residenze, delle strutture sanitarie. È inaccettabile che si colpiscano persone mentre vanno disperate a prendere viveri, che si colpiscano autoveicoli dell’Onu. Siamo di fronte alla barbarie più totale che in qualunque altro contesto avrebbe portato la comunità internazionale ad avviare sanzioni contro Israele. Ma non è neanche accettabile che chi critica le politiche di un governo sia additato come antisemita.
Per molti critici quella di Ilaria Salis è una candidatura inappropriata e presentata a solo a scopo elettorale. Come risponde?
Innanzi tutto, c’è stata una richiesta della famiglia e una volontà espressa da Ilaria. È una candidatura per i diritti. Ilaria ha già chiarito che non vuole fuggire dal processo, ma vuole difendersi con le garanzie proprie di uno stato democratico. Faccio presente che è accusata di lesioni, refertate con una prognosi di 5-8 giorni (peraltro le presunte vittime non hanno neanche sporto denuncia) e su questa base è in carcere da 16 mesi. Avendo rifiutato di patteggiare una richiesta di 11 anni, ora ne rischia oltre 20. L’Ungheria è stata condannata più volte sia dalla Corte di giustizia sia dal Parlamento europeo per violazione dello stato di diritto. Per questo siamo convintamente a sostegno di Ilaria, perché eleggendola la portiamo fuori dal carcere e apriamo anche un a questione di democrazia in Europa.
Mentre in Ue si discute con posizioni molto distanti di un'eventuale proroga del Pnrr, voi proponete l’emissione di debito comune. Ma è possibile?
Mi rendo conto che i Paesi del Nord (che hanno un debito minore del nostro) non sono d’accordo, ma non c’è una prospettiva di un’Europa unita senza condividere questo passaggio.
Esclude un appoggio a Ursula von der Leyen o a un’alleanza tra Popolari e Socialisti nel caso in cui servisse a scongiurare un governo con le destre estreme?
Escludiamo l’appoggio a Von der Leyen per le piroette a cui ci ha abituato in questi anni e che ne dimostrano la totale inaffidabilità. Basti pensare che è passata dal sostenere il Green deal a rinnegarlo per rincorrere le posizioni della destra nazionalista capeggiata dalla Meloni. Si tratta di capire quale sarà l’esito del voto. Molto dipenderà dai programmi. Ma se i nostri voti saranno determinanti per fermare un blocco di destra è evidente che non commetteremo l’errore che altri hanno commesso in Italia consegnando il Paese a Meloni.
Michel ha detto che in Europa è possibile collaborare con l’estrema destra, che ne pensa?
Una frase irresponsabile. L’estrema destra in Europa è Vox, Afd e Orbán. Sono dichiarazioni di chi ha perso la dignità politica per ritrovare un ruolo in Europa attraverso l’estrema destra. Questa classe politica, che oggi rappresenta anche un ceto burocratico, è responsabile della forte distanza tra le istituzioni europee e i cittadini. È la perdita valoriale della politica.
Sui migranti, a parte riformare Dublino, cosa ci vuole?
Tutti dicono di voler modificare Dublino, ma nessuno lo fa. In primis Meloni, che per far contento il blocco di Visegrad gli dà anche ragione. Ma c’è anche il tema dell’accoglienza, che la premier pensa di aver risolto portando i migranti in Albania. Poi c’è il piano Mattei, che è una nuova forma di neocolonizzazione dell’Africa e delle sue risorse. Penso al gas o al petrolio. Il fatto è che il famoso 0,7% di Pil da investire entro 2030 per il fondo per la Cooperazione allo sviluppo è ancora un miraggio: l’Italia è attorno allo 0,2%. Non si investe in Africa e se si investe lo si fa per dare soldi a dittatori come Saied. Il punto è che non c’è una strategia italiana ed europea sull’Africa, ma solo di controllo delle risorse naturali. Poi c’è il tema della democrazia, che non può essere esportata con le bombe e stiamo vedendo che laddove non c’è democrazia c’è un problema serio di avviare progetti che mettano al centro l’interesse e il futuro delle popolazioni.
Sulla transizione “ideologica” di cui parla Meloni che idea si è fatto?
La transizione ideologica è la sua, che difende lo status quo di chi ha guadagnato tanti soldi dalla vendita del gas. Negli ultimi anni le società interessate hanno fatto 80 miliardi di extraprofitti. Servono scelte importanti: io sarei per ridurre le spese per armamenti, introdurre una patrimoniale europea e tassare gli extraprofitti energetici delle banche, per finanziare la transizione che deve sostenere i ceti sociali più deboli.