Erano stati accusati di traffico illecito di rifiuti, allo scopo di ottenere un cospicuo risparmio anche a costo di mettere a rischio la salute pubblica, miscelando immondizia potenzialmente infetta (gli abiti dei migranti salvati in mare) con la normale spazzatura stivata a bordo delle navi delle Ong. Per questo la procura di Catania aveva ordinato il sequestro di nave Aquarius e iscritto sul registro degli indagati i vertici di Medici senza frontiere.
Il Tribunale del Riesame però ha bocciato la linea degli inquirenti guidati dal procuratore Carmelo Zuccaro. Secondo i giudici non fu realizzato alcun "traffico" e inoltre non vi furono risparmi economici. Nessun reato penale, dunque, ma solo una multa a carico dell'agente marittimo che non aveva osservato alcune norme igienico sanitarie previste.
Nei giorni scorsi il Tribunale del Riesame di Catania aveva restituito alla ditta Gianino, l'agente marittimo di Pozzallo che si occupava dei servizi a terra anche a Catania, oltre 200mila euro inizialmente ritenuti dall'accusa come provento illecito. La lettura delle motivazioni del Tribunale etneo riserva non poche sorprese.
La corte ha ritenuto che l'avvenuta "miscelazione dei rifiuti" sia perseguibile con una contravvenzione e non con un'inchiesta penale. Inoltre le norme di riferimento a cui si era appoggiata la procura di Catania, secondo il Riesame riguardano lo smaltimento in mare, non sulla terraferma.
Gli altri reati contestati riguardano le modalità tipiche della criminalità organizzata, la cosiddetta ecomafia, ma in questo senso nessun riscontro vi è a carico di Msf e di Sos Mediterranée, proprietaria della nave Aquarius, né delle agenzie marittime. «Ancora una volta, accuse sproporzionate e infondate contro le navi umanitarie si rivelano per quello che sono: ostinati tentativi di fermare l'azione di soccorso in mare a tutti costi» il commento di Medici senza frontiere.