«Farò quello che debbo fino all’ultimo giorno del mio mandato». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sa che un insolito destino gli ha collocato il più difficile cimento nella fase finale del suo mandato. Coglie fino in fondo che al momento non sembra esserci soluzione a uno degli intrecci più istituzionali più ingarbugliati che la storia repubblicana ricordi. Intervenendo all’Accademia dei Lincei alla cerimonia in ricordo di Rita Levi Montalcini, nel riprendere alcune espressioni del presidente emerito della Consulta, Giovanni Conso (che lo aveva salutato come un «faro» in questi mesi difficili per il Paese) Napolitano trova modo per fotografare efficacemente la situazione: «Sia un faro o una luce assolutamente normale, umana, quella che il capo dello Stato deve sprigionare, certe volte - faro o luce - si fa fatica nella nebbia. Cercherò di fare del mio meglio», promette.L’immagine della nebbia dà l’idea della navigazione a vista cui il Quirinale si vede costretto, stante l’attuale situazione fra i partiti non si esclude di poter arrivare a destinazione, ma la visibilità non permette di vedere il possibile approdo. E, pur privato, in questa fase del potere di scioglimento delle Camere per via del semestre bianco, la linea del Quirinale resta la stessa: quella di perseguire un governo "alto", che tenga fede agli impegni presi in sede europea. Napolitano lo ribadisce scrivendo a Martin Schulz, ringraziandolo per l’invito rivoltogli a parlare all’Europarlamento il 13 marzo, e rammaricandosi che la complessità della situazione gli impedisca di poterci essere. «Ma desidero vivamente assicurare lei e tutti i deputati al Parlamento Europeo che, anche nel ruolo riservatomi dalla Costituzione italiana, dopo la conclusione del mio mandato presidenziale, di Senatore a vita, resterò fedele al mio rapporto col Parlamento Europeo», promette. Ma non è solo un impegno per il futuro: «Mi farò ancora attivo sostenitore, nei limiti delle mie forze, della causa europea», assicura.Dunque nessun cedimento a ventate anti-europee che si sono fatte strada anche nel nuovo Parlamento appena eletto. Nel frattempo, si può andare avanti con questo governo in carica per l’ordinaria amministrazione, fintanto che non ne viene individuato un altro più solido e credibile.E infatti Mario Monti si è messo al lavoro con grande dedizione, nel solco che il Quirinale gli ha consigliato: cercare la massima unità possibile fra le forze politiche in vista del Consiglio Ue di metà mese. Da registrare ieri un incontro del presidente del Consiglio con il leader del Pd. Un incontro conclusosi con una piena identità di vedute sancita da un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi: «Orientare le politiche dell’Unione europea in favore di una maggiore attenzione alla crescita, all’occupazione e alla dimensione sociale della crisi», è l’impegno comune Monti-Bersani. Il vertice dei capi di Stato e di governo in programma a Bruxelles sarà dedicato alle priorità della Politica Economica europea con una sezione dedicata a competitività, crescita e occupazione e una all’Unione economica e monetaria. Piena sintonia, fra il premier e il segretario del Pd, anche sul fatto che si tratta di un’«occasione per ribadire la posizione italiana volta a rafforzare la capacità delle istituzioni europee di governare l’economia promuovendo la crescita e la creazione di nuova occupazione». Al centro della discussione anche le «priorità da inserire nel Programma Nazionale di Riforme, che dovrà essere presentato dall’Italia entro il mese di aprile». Un ulteriore segno della determinazione cui Monti va avanti, sia pur in regime di
prorogatio, portando avanti i dossier più caldi. Anzi, la Lega se la prende per non esser stata consultata: «Ho chiamato oggi Palazzo Chigi, perché mi sembra piuttosto singolare che il presidente del Consiglio convochi Bersani, Berlusconi e Grillo sul vertice europeo di marzo e non senta i governatori del Nord», rimarca il neo-eletto governatore della Lombardia Roberto Maroni.