Per l'aggressione al tassista Luca Massari, sono stati fermati oggi pomeriggio un uomo e una donna con l'accusa di concorso in tentato omicidio aggravato da futili motivi e dalla crudeltà. Anche la donna, che è la compagna di Morris Ciavarella, arrestato l'altro ieri, avrebbe colpito con pugni e calci il tassista.I due fermati sono Piero C., 26 anni, e Stefania C., 28 anni: ad entrambi il pm Tiziana Siciliano contesta il concorso morale e materiale in tentato omicidio, insieme a Morris Ciavarella. A inchiodare i due sono stati alcuni testimoni che hanno raccontato di averli visti prendere a calci e pugni Luca Massari, il tassista ora ricoverato in gravissime condizioni all'ospedale Fatebenefratelli, "punito" per aver investito un cane. Uno dei due, Piero C., è anche autore dell'aggressione a un fotografo, picchiato con un manico di scopa. La donna è la fidanzata di Ciavarella, mentre l'uomo è il compagno della padrona del cane.
UN VIAGGIO NEL QUARTIERELa bimba di sei anni – prima elementare, zaino rosa e treccine bionde – torna a sentirsi al sicuro solo quando la pattuglia va via, restituendo la piazza alle solite facce da balordi. «Meno male – sussurra alla mamma mentre rientra dalla scuola –. Finalmente quei bastardi degli sbirri se ne sono andati». Immediata la ramanzina, ma solo perché «devi smetterla di dire parolacce». Nient’altro. Benvenuti in piazzale Dominioni, enclave a maggioranza italiana, tra il cuore e la periferia di una città sempre più bellicosa. Domenica pomeriggio Luca Massari, tassista di 45 anni, è stato massacrato di botte da almeno tre persone (uno è stato arrestato, gli altri, tra cui una donna, stanno per essere identificati) per avere investito un cagnolino sfuggito alla padrona. Il tassista si era fermato per scusarsi. Se se ne fosse infischiato non sarebbe in fin di vita all’ospedale Fatebenefratelli: milza spappolata, ossa spezzate, lesioni ai polmoni, volto tumefatto. «Il paziente – spiegano i sanitari – è mantenuto in coma farmacologico e sottoposto ad assistenza ventilatoria». Ieri pomeriggio è toccato ad un fotoreporter, preso a bastonate da uno sconosciuto solo perché immortalava un’auto data alle fiamme. Era l’utilitaria di uno dei pochissimi testimoni della feroce aggressione, bruciata nella notte. Un messaggio in stile mafioso indirizzato a tutti residenti del quadrilatero di case popolari che affacciano su un prato orfano di cure. Mentre Massari subiva una gragnuola di calci e pugni, da uno dei palazzi gli inquilini gridavano di smetterla, che la vita di un cagnolino non vale quella di un padre di famiglia. Quando la polizia è arrivata alla finestra non c’era più nessuno. «Mi ha fatto venire i nervi e allora l’ho picchiato». Così, Morris Michael Ciavarella, ha spiegato la sua reazione. I vicini dicono che Ciavarella se la faccia con «gentaglia». Trentun’anni, disoccupato, piccoli precedenti per droga e lesioni, amicizie del suo rango. «Abito qui da 45 anni – racconta una settantenne dispiaciuta ma non sorpresa – , da qualche tempo accadono cose strane. La porta d’ingresso di casa mia è stata date alle fiamme già due volte in piena notte, e per due volte ci hanno salvato i vigili del fuoco». Si era permessa, la signora, di rimproverare qualche giovanotto sudamericano. Stavolta, però, gli immigrati non c’entrano. Vittime e carnefici sono milanesi. E milanesi sono due ragazzi portati in questura e denunciati a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale. Insieme ad altri venti per ore hanno insultato le forze dell’ordine, dando in escandescenze quando gli agenti si sono avvicinati per il classico «favorisca i documenti». Ne è nato un parapiglia che ha infiammato gli animi. Il quartiere, poco distante dallo Stadera, in passato fu roccaforte della criminalità di origine meridionale. Nel 1994 l’intera zona venne circondata da mezzo migliaio di poliziotti per eseguire 60 arresti tra appartenenti dei clan Fidanzati, Mannino e Papalia. I poliziotti che controllano la zona parlano di un posto non peggiore di altre periferie. Il solito giro di piccoli spacciatori, i soliti perdigiorno che tirano a campare, e una maggioranza di famiglie perbene che hanno imparato a stare alla larga dai guai. Omertà e minacce che per il vicesindaco Riccardo De Corato fanno da «da campanello d’allarme. Questo pesante clima mafioso di intimidazione è inaccettabile e va subito affermata la legge. Non si può rimanere impassibili». Perciò a nome del Comune chiede «un presidio fisso» delle forze dell’ordine per proteggere i residenti onesti.