venerdì 15 dicembre 2023
La commissaria Mijatovic chiede all’Italia di cancellare le norme che ostacolano i salvataggi delle Ong. Il Pontefice: «Tutti dovrebbero essere liberi di scegliere se migrare o meno»
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undefined - ANSA/GUARDIA COSTIERA MALTA

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Cancellare le norme che ostacolano i salvataggi delle Ong, scongiurare i rimpatri in Libia, subordinare gli accordi con Tunisia e Albania a garanzie chiare sui diritti umani, migliorare il sistema di asilo e accoglienza. È una pagella da rischio bocciatura quella che il Consiglio d’Europa - organismo per i diritti umani con sede a Strasburgo - consegna al governo italiano, nel rapporto pubblicato ieri dalla Commissaria per i diritti umani dell’organismo, Dunja Mijatovic. Un giudizio che arriva in contemporanea con la richiesta accorata del Papa al Global Refugee Forum di Ginevra perché «proteggere e salvare vite umane» sia «la massima priorità».

Nella nota della Commissaria Mijatovic, che basa il suo rapporto su una visita compiuta in Italia dal 19 al 23 giugno (e si occupa anche di divario di genere, libertà di stampa e protezione giuridica delle persone Lgbt), si raccomanda all’Italia di adottare una serie di misure per «difendere meglio i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e delle donne» e di abolire le norme «che ostacolano la ricerca e il salvataggio da parte delle Ong».

Nel rapporto Mijatovic evidenzia di «essere consapevole» che il Paese è in prima linea e che questo pone sfide considerevoli. E «di aver elogiato gli sforzi significativi intrapresi dalle autorità italiane per salvare vite in mare», ribadendo che è una responsabilità comune dell’Europa.

Poi però puntualizza: «Le autorità italiane sono esortate a garantire una capacità di ricerca e salvataggio sufficiente e adeguata a fornire un’assistenza tempestiva ed efficace alle persone in difficoltà in mare».

Per la Commissaria per i diritti umani, «le attività di cooperazione che portano direttamente o indirettamente al ritorno in Libia dovrebbero essere sospese, tenuto conto delle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani commesse in quel Paese».

Non solo. «La cooperazione con altri Paesi, in particolare la Tunisia, dovrebbe essere subordinata a garanzie complete in materia di diritti umani, e non si dovrebbero prevedere ritorni senza valutazioni individuali appropriate». Contemporaneamente rileva «l’assenza di garanzie adeguate in materia di diritti umani nel Protocollo di accordo concluso con l’Albania». Piuttosto, «raccomanda» alle autorità italiane di privilegiare il miglioramento dei sistemi nazionali di asilo e accoglienza».

Un plauso alla Commissaria arriva da Paolo Ciani, vicecapogruppo Pd alla Camera e segretario di Demos: «Viviamo in un tempo strano, in cui dobbiamo rallegrarci che una commissaria per i Diritti Umani dichiari che l’Italia non deve ostacolare, ma garantire il salvataggio in mare dei migranti. Sarebbe normale, dovuto, scontato, invece è necessario dirlo, ripeterlo e riaffermarlo». E «anche le osservazioni sui respingimenti in Libia sono molto chiari nel giorno in cui il Papa ribadisce che nessuno deve essere rimpatriato in Paesi che violano i diritti umani».

È il messaggio che Francesco invia al II Global Refugee Forum a Ginevra, letto dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin. «Proteggere e salvare vite umane deve rimanere la nostra massima priorità», dice il Papa: «Oggi, quasi 114 milioni di persone sono sfollate con la forza, molte delle quali internamente, a causa di conflitti, violenza e persecuzioni, anche sulla base delle credenze religiose, nonché gli effetti del cambiamento climatico». Drammi che «le nostre risposte non hanno affrontato adeguatamente». E «continuiamo a piangere le innumerevoli vite perse sulla terraferma e in mare». Il Papa invita a «non dimenticare che tutti dovrebbero essere liberi di scegliere se migrare o meno».

Francesco poi ribadisce che «nessuno dovrebbe essere rimpatriato in un Paese dove potrebbe affrontare gravi condizioni umane, violazioni dei diritti o addirittura la morte». Come in Libia.

«Pur riconoscendo i progressi compiuti e il lavoro ancora da svolgere - scrive il Papa - ci troviamo in un momento cruciale, cioè scegliere o la cultura dell’umanità e della fraternità, oppure la cultura dell’indifferenza». La soluzione va trovata «come responsabilità condivisa». Serve «una maggiore cooperazione internazionale e condivisione degli oneri, allentando così la pressione sui Paesi che ospitano i rifugiati».

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