«Un milione di persone che arrivano in un Continente, come l’Europa, di oltre 500 milioni di persone; un milione di giovani, che arrivano in un Continente dove oltre il 30% sono anziani, non possono essere considerati un popolo che ‘invade’: è semmai un popolo in cammino, che chiede protezione internazionale, un diritto su cui si fonda la democrazia europea; è una risorsa per rinnovare l’Europa».
Il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego in una sorta di bilancio di fine anno sulla sfida dell'accoglienza in Italia e in Europa, dove sono arrivate oltre 1 milione di persone migranti, che provengono da Paesi segnati da guerre, disastri ambientali e persecuzione politica e religiosa. È necessario il confronto con quello che è «un nuovo segno dei tempi con cui dobbiamo confrontarci» rappresentato dalle «persone in fuga: che hanno camminato in situazione di privazione, di violenza - ha proseguito monsignor Perego -; che hanno attraversato il Nostro Mare su barche insicure, al punto che oltre 3.700 hanno trovato la morte, tra cui almeno 730 bambini, anche neonati; che all’arrivo spesso hanno trovato non porte aperte, ma muri di filo spinato».
Nella sua analisi monsignor Perego ha ricordato quello che successe nel corso della Grande guerra e ha richiamato l'Europa intera ai suoi doveri: «Durante la Prima Guerra mondiale i profughi e i rifugiati in Europa furono oltre 12 milioni e ci fu una gara di solidarietà, anche nei nostri paesi e comunità, all’ospitalità e all’accoglienza.
Certo, 1 milione di persone che arrivano non possono essere accolti solo da 5 dei 28 Stati Europei. Il 2015 è stato l’anno in cui, purtroppo, abbiamo dovuto constatare la debolezza degli Stati che formano l’Unione europea a garantire non solo sulla carta, ma nei fatti, la protezione internazionale».
L’Italia, da parte sua, «impreparata fino al 2013 a tutelare un numero significativo di rifugiati (i posti negli Sprar erano solo 3.000, in pochi Comuni italiani) e ai richiedenti asilo (meno di 10mila posti nei Cara), ha intrapreso il cammino di un sistema asilo degno di una grande democrazia: i posti negli SPRAR sono diventati 20.000 (e nel prossimo anno dovrebbero arrivare a 30.000) e l’accoglienza straordinaria ha creato una rete di 100mila posti in 4mila strutture» ha spiegato il direttore generale di Fondazione Migrantes, sottolineando però che «
anche per l’Italia vale lo stesso discorso dell’Europa: l’accoglienza di 100.000 persone in 8.000 comuni italiani non può essere considerata un’invasione».
È necessario «sconfiggere la paura che nasceva dalla falsa correlazione tra terrorismo e islam, tra terrorismo e rifugiati». E per riuscirci la Chiesa ha offerto una risposta ecclesiale nel segno della carità e della giustizia, ma anche un gesto concreto per provocare una risposta politica organica e diffusa a chi chiedeva protezione internazionale al nostro Paese. «La rete diffusa di accoglienza che si è creata nelle nostre diocesi e parrocchie italiane, conta oltre 27.000 persone accolte», e risponde «anche all’appello del Papa, che il 6 settembre scorso aveva invitato le parrocchie d’Europa a fare spazio all’accoglienza di una famiglia di richiedenti asilo e rifugiati».
«L’anno che si apre non può che essere all’insegna della pace e dell’accoglienza - ha concluso il direttore generale della Fondazione Migrantes -, continuando
un cammino di accoglienza gioiosa nelle nostre comunità, secondo lo spirito del Vangelo vissuto nella Chiesa delle origini – come ricorda l’apologista Aristide di Atene (+140): “i cristiani se vedono uno straniero, lo conducono in casa e gioiscono con lui come con un fratello” (Apologia, 15,7) -. Un cammino di accoglienza rinnovato nel magistero del Concilio Vaticano II – “la Chiesa circonda di affettuosa cura quanti sono afflitti dall’umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo fondatore povero e sofferente, si premura di sollevarne l’indigenza, e in loro intende di servire a Cristo” (L. G. 8) – che l’Anno giubilare voluto da Papa Francesco intende trasformare in gesti concreti e quotidiani di misericordia».