.jpg?width=1024)
IMAGOECONOMICA
Si lavora per mettere la sordina alle tensioni. Per allontanare l'immagine di un governo diviso. Giorgia Meloni tace, ma sottotraccia continua a lavorare. Da una parte fa filtrare la sua irritazione per l'attivismo di Salvini anche su delicati dossier internazionali. Dall'altra capisce che le divisioni vanno immediatamente ricomposte. Il primo risultato arriva in mattinata. È Matteo Salvini a tendere la mano: «Con Tajani abbiamo rapporti splendidi. Leggo i giornali e sorrido». Come dire: nessun gelo, nessuna crisi, Giorgia stia tranquilla. Antonio Tajani si era già mosso. Con due messaggi netti. Il primo alla segretaria del Pd Elly Schlein secondo la quale il governo non sta più in piedi. «Le opposizioni stiano tranquille, il governo andrà avanti. Poverini... Si illudono». Il secondo in risposta al leghista Claudio Durigon secondo il quale il ministro degli Esteri è in difficoltà. «Non è vero e saranno gli elettori a giudicare», risponde secco il leader di Fi. Ma proviamo a ricostruire. È il leghista Claudio Durigon ad aprire le ostilità. Ad affondare contro Forza Italia: Tajani dovrebbe «farsi aiutare» nel rapporto con gli Usa, perché «è in una posizione un po' difficile» visto che «è un sostenitore di Ursula e del suo piano di riarmo e sappiamo tutti che von der Leyen non ha grandi rapporti con l'amministrazione americana». Il leader azzurro non la prende affatto bene. E reagisce a margine di un'iniziativa di FI riunita a Milano per un evento sull'Europa. «Un'iniziativa nata sul suggerimento di Marina Berlusconi», fa sapere Letizia Moratti. E quella la sottolineatura richiama inevitabilmente i dubbi espressi un mese fa dalla figlia del Cavaliere sulle strategie trumpiane, elogiate dai leghisti e seguite con attenzione dalla premier, nel suo tentativo di equidistanza fra Washington e Bruxelles. E allora ecco Tajani: «Tutti hanno bisogno di farsi aiutare, anche io. Ma non mi sento in difficoltà, lo giudicheranno gli elettori». Tajani reagisce. Inizialmente con toni aspri. Contro i partiti populisti «quaquaraquà». E contro i Patrioti, il gruppo europeo della Lega, che «sono fuori da ogni gioco politico a Bruxelles». Inevitabili le reazioni delle opposizioni. Per Elly Schlein lo scontro Lega-FI «in qualsiasi Paese avrebbe già aperto una crisi di governo». Torniamo alla Meloni. la premier è in campo per avvicinare Tajani e Salvini. I rapporti tra i due, parole a parte, sono pessimi davvero. Fonti di maggioranza raccontano che ultimamente praticamente non si parlano, e si incrociano solo in Consiglio dei ministri. Il prossimo è previsto per lunedì 31. E nella coalizione c'è chi auspica prima un vertice fra i leader per provare ad abbassare le tensioni. Un confronto potrebbe servire a definire la posizione che Meloni porterà giovedì a Parigi al summit dei "volenterosi", sulle strategie di assistenza a Kiev: la premier finora ha insistito sull'estensione delle garanzie Nato all'Ucraina ma prende quota l'ipotesi di un'operazione multinazionale sotto l'egida Onu.