Fitto, Meloni e Von der Leyen - IMAGO ECONOMICA
Il commento di Giorgia Meloni alla nomina di Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione Ue ha il sapore della rivincita rispetto a chi la riteneva "sconfitta" nei nuovi assetti europei: il ruolo del ministro italiano (che dovrà lasciare il governo quando l'Europarlamento lo confermerà nel ruolo che gli ha dato Von der Leyen) è "un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito Ue, l'Italia torna finalmente protagonista in Europa", scrive la premier sui social augurando a "Raffaele" di lavorare "nell'interesse dell'Europa e dell'Italia".
Si tratta di una dichiarazione più politica che istituzionale, evidentemente. Con cui la premier vuole saldare i conti con hi l'ha accusata di aver isolato il Paese prima astenendosi su Von der Leyen in Consiglio Europeo, poi spingendo Fratelli d'Italia a dire "no" al bis della politica tedesca nella prima, delicata votazione dell'Europarlamento.
In ciò che la presidente del Consiglio dice c'è del vero, perché alcune dinamiche della politica europea vengono esasperate in Italia a scopo di propaganda interna - accadeva anche con la destra all'opposizione -, e tuttavia però nella scelta dei componenti della Commissione Europea è molto difficile non riconoscere a prescindere il ruolo dell'Italia, Paese fondatore e in cima alle classifiche della produzione economica europea. Lo ha ribadito appena ieri il capo dello Stato Sergio Mattarella, proprio incontrando Fitto e sostenendone la candidatura europea.
E se è vero che Fitto è un rappresentante dei Conservatori, dunque di una famiglia politica che non fa parte della maggioranza popolari-socialisti-liberali, è altrettanto vero che il ministro italiano al Pnrr viene da una storia di "moderato" con interlocuzioni mai chiassose con Bruxelles.
Allo stesso tempo, se è legittimo che ora Meloni gusti il sapore della rivincita, altrettanto legittimo è elencare le sfide che attendono la premier nel momento in cui un suo fidatissimo collaboratore, Fitto, assume una responsabilità di governo in Europa. I chiarimenti che Fitto fornirà durante le audizioni europarlamentari propedeutiche alla sua nomina ufficiale avranno valore vincolante anche per il governo italiano? Le posizioni che Fitto dovrà assumere sul Green deal, ad esempio, rispecchieranno l'intera maggioranza? Rappresenteranno in sintesi un nuovo corso della linea europea dell'esecutivo FdI-Lega-FI? La sua nomina sfocerà anche in un voto favorevole dei partiti di governo italiani all'intera Commissione Europea?
Domande che restano aperte. Ma la politica è fatta di momenti. Ora è il momento per Meloni di dire "visto, vi eravate sbagliati". Poi arriverà il momento di valutare tutte le conseguenze di fondo della nomina di Raffaele Fitto a Bruxelles, all'interno di una squadra che dovrà riflettere un programma concordato soprattutto da popolari e socialisti.