mercoledì 26 giugno 2024
Per la presidente del Consiglio, intervenuta alle Camere, «il nuovo Parlamento Ue è frutto delle indicazioni espresse nelle urne da cui trarre importanti indicazioni»
Comunicazioni della premier alle Camere in vista del Consiglio Ue

Comunicazioni della premier alle Camere in vista del Consiglio Ue - Ansa

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È il giorno delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Camera e al Senato in vista del Consiglio europeo. I deputati hanno approvato la risoluzione della maggioranza con 178 sì, i contrari sono stati 98. Prima dell'intervento a palazzo Madama, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale, nel corso della tradizionale colazione di lavoro, la premier, il vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto e i sottosegretari di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.

«Non si può prescindere dall'Italia», ha sottolineato Mattarella. Fonti del Quirinale ricordano che il capo dello Stato ha sì rimarcato il ruolo centrale svolto in Europa dal nostro Paese, ma non rientra nei suoi compiti entrare nelle dinamiche politiche che fanno da sfondo alle trattative in corso in queste ore in vista dell'attribuzione dei nuovi incarichi all'interno dell'Unione Europea.

«È grave che le opposizioni dicano» in Europa «di non trattare con me, con il presidente del Consiglio italiano, io rappresento l'Italia». Lo dice la premier in Senato. «L'interesse nazionale per me viene prima dell'interesse di partito», sottolinea, ricordando che anche loro sono «rappresentanti dell'Italia». «Serve un approccio più pragmatico e meno ideologico da parte di Commissione e Parlamento europeo. Abbiamo bisogno di invertire la tendenza demografica, la madre di tutti i problemi. Ci sono invece iniziative della Commissione contrarie a sostenere la demografia», ha aggiunto. A chi parla di forze disgreganti risponde che «penso che sia disgregante la linea politica di chi ha come priorità all'interno della costruzione europea l'obiettivo di mettere all'angolo intere nazioni» perché non condividono le linee politiche dei loro governi «scelti dai cittadini». «Questo è disgregante - ha dichiarato - e lo trovo particolarmente sbagliato in questo tempo perché ne abbiamo di avversari e non credo che la cosa più intelligente sia di trovarne altri al nostro interno». «La natalità è una delle nostre priorità» e «c'è una battaglia che riguarda l'Ue, che ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia sull'assegno unico», una delle poche cose su cui tutti concordiamo, sostenendo «la bizzarra tesi che dovremmo riconoscerlo anche agli stranieri, agli extracomunitari» con «figli in patria». Un «principio ideologico» che renderebbe la misura «non sostenibile». «Io intendo dare battaglia, chiedo di sapere se l'opposizione ci darà una mano a dare battaglia», afferma la premier.

«Non è mai accaduto che si partisse da incarichi che dovrebbero essere neutrali. E che questi venissero utilizzati in una logica di maggioranza e opposizione. Significa creare un precedente molto discutibile per l'idea che abbiamo di Europa. In passato non è mai accaduta una cosa del genere», ha aggiunto. In Ue «abbiamo un altro problema. Anche quando l'Europa individua i problemi» che ci sono, «fa una cosa curiosa» ovvero dice «non intendiamo fornire agli Stati membri gli strumenti per affrontarli, ognuno si organizzi come può. Io penso che su alcune grandi strategie necessarie serva ragionare sugli strumenti che servono agli Stati».


L'intervento alla Camera

«Il nuovo Parlamento europeo» che si insedierà a metà luglio è «frutto delle indicazioni espresse nelle urne, che hanno rappresentato una tappa molto importante nella storia d'Europa da cui trarre importanti indicazioni» date anche da «tutte le forze politiche: in questi mesi tutti hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche Ue, nessuno ha detto che sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l'Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto al posizionamento preso finora. Dalle urne è arrivato un messaggio chiaro e non intendiamo farlo cadere nel vuoto». Così la presidente del Consiglio. Molti i banchi vuoti a Montecitorio, compresi quelli di Fi e Lega, oltre a quelli delle opposizioni. Al completo gli scranni del governo. Meloni ha vicino a sé i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. La segreteria del Pd Elly Schlein è seduta accanto alla capogruppo Chiara Braga, mentre manca il leader di M5s Giuseppe Conte.


«La disaffezione» dei cittadini verso l'Ue si è «materializzata anche in un'astensione» che «non può lasciare indifferente» la classe dirigente che in Ue sembra «tentata dal nascondere la polvere sotto il tappeto continuando con logiche deludenti». «Penso che» la nuova presidenza della Commissione «dovrebbe pensare a una delega specifica alla sburocratizzazione per dare un segnale» di cambiamento. Bisogna «applicare anche in Europa il principio che applichiamo in Italia: non disturbare chi vuole fare, significa essere più attrattivi degli altri, disboscare la selva burocratica e amministrativa che finisce per essere un percorso a ostacoli che penalizza le imprese».

Una indicazione arrivata dal voto per le elezioni europee è di «rimettere mano alle norme più ideologiche del green deal e assicurando neutralità tecnologica: vogliamo difendere la natura con l'uomo dentro, spesso in questi anni si è fatto il contrario, sfruttando tutte le tecnologie disponibili». Meloni sottolinea che è intenzione del governo puntare a rimettere mano anche alla «direttiva sulle case green».

Contro lo sfruttamento del lavoro agricolo dei braccianti il governo ha messo in campo «pene più severe e controlli molto più stringenti» e «ne approfitto per annunciare che intendiamo anticipare le assunzioni Inps e Inail per l'azione ispettiva», oltre a «mettere in relazione le banche dati» per i controlli. Meloni ha poi ricordato la morte di Satnam Singh, momento durante il quale tutti i deputati presenti in aula si sono alzati in piedi applaudendo. La premier ha parlato di una «morte orribile e disumana» con un «atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro. Questa è l'Italia peggiore che lucra sulla disperazione». Quando Meloni ha commemorato il bracciante morto, sono partiti gli applausi anche dai banchi riservati al governo, dove però i ministri sono rimasti seduti. La presidente del Consiglio si è rivolta allora ai membri dell'esecutivo: «Ragà alzateve pure voi». Il ministro Tajani, dopo essersi alzato, dice alla premier: «Ho fatto chiedere i visti per la famiglia».

«Non mi stupisce - ha detto ancora - che sia emerso prima durante e dopo la campagna elettorale» un certo approccio, ma «nessun autentico democratico che creda nella sovranità popolare può in cuor suo ritenere accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancora prima che si andasse alle urne».

«Alcuni hanno sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche. Le istituzioni Ue sono state pensate in una logica neutrale. Gli incarichi apicali sono stati affidati tenendo in considerazione i gruppi maggiori, indipendentemente da logiche di maggioranza e opposizione. Oggi si scegli di aprire uno scenario nuovo e la logica del consenso viene scavalcata da quella dei caminetti, dove una parte decide per tutti. Una conventio ad excludendum che a nome del governo italiano ho contestato e non intento condividere. L'errore che si sta per compiere con l'imposizione di questa logica e di una maggioranza fragile e destinata probabilmente ad avere difficoltà nel corso della legislatura è un errore importante non per la sottoscritta per il centrodestra o per l'Italia, ma per un'Europa che non sembra comprendere la sfida che ha di fronte o la comprende, ma preferisce in ogni caso dare priorità ad altre cose». Meloni sottolinea che «se vogliamo rendere un buon servizio all'Europa e alla sua credibilità dobbiamo mostrare di avere compreso gli errori del passato e avere massima considerazione delle indicazioni dei cittadini» che chiedono «un'Europa più concreta e meno ideologica».

In merito ai flussi migratori, la premier ha parlato degli obiettivi della «difesa dei confini esterni» e del contrasto al «business dei trafficanti di esseri umani, che sono schiavisti del Terzo millennio. Io credo che l'Ue, culla della civiltà occidentale, non possa più tollerare che un crimine come la schiavitù sia tollerato in altre forme». A suo avviso i «memorandum con l'Egitto e la Tunisia» vanno replicati e vanno rimosse «le cause che spingono una persona» a lasciare la sua terra, serve dar corpo al «diritto a non dover migrare». «In Italia e in Ue - prosegue Meloni - si entra solo legalmente. Degli ingressi si occupano le istituzioni e non gli scafisti. Non consentiremo alle mafie di gestire gli ingressi in Italia, come fanno da diverso tempo. Mi stupisce che nessuno prima di noi se ne sia accorto». Sulla gestione del dossier migranti prima si parlava solo di «redistribuzione», mentre «ora il paradigma è cambiato, ma è fondamentale che questo approccio sia consolidato e diventi strutturale: la stessa lettera che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ieri indirizzato ai capi di Stato e di governo va in questa direzione, stabilendo che questo approccio debba rimanere al centro anche delle priorità anche del prossimo ciclo istituzionale».

Bisogna «dotarsi di una politica» europea «di sicurezza e difesa» e serve una «politica industriale comune nel campo della difesa» anche a fronte delle guerre in corso. «Dobbiamo ricordarci che libertà e sicurezza hanno un costo», «dobbiamo essere capaci di esercitare la deterrenza» e «costruire un solido pilastro europeo della Nato affianco a quello statunitense. L'Italia si farà interprete» di questa visione «al vertice Nato». «Spendere in difesa - dice ancora Meloni - significa investire in autonomia e in capacità di difendere i propri interessi nazionali. Per farlo è necessario affrontare il nodo delle risorse necessarie per fare il tanto decantato salto di qualità. Speriamo che la Bei possa aumentare i finanziamenti in tema di difesa. È necessario proporre un dibattito per aprire a obbligazioni europee per temi di questo genere».

«Difendere l'Ucraina è nell'interesse dell'Europa. Se l'Ucraina fosse stata costretta ad arrendersi non ci sarebbero state le condizioni per un negoziato. Pace non significa mai resa». «Ogni nostro sforzo - prosegue - è concentrato per consentire all'Ucraina di guardare a un futuro di pace. Deve essere chiaro chi pagherà per la ricostruzione dell'Ucraina».

«Il processo di pace in Medio Oriente non può essere che basato sulla soluzione dei "due popoli e due Stati". L'Italia sostiene la proposta di mediazione degli Usa, coadiuvata da Egitto e Qatar. Su questo versante l'Europa può e deve giocare un ruolo più attivo».

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