il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Sassari per ricordare il suo predecessore Francesco Cossiga - Reuters
La "picconata" di Mattarella: «Anche noi italiani amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà». Parole stringate e inequivocabili per rispondere, a Sassari, a chi gli chiede un commento alle parole del premier britannico Boris Johnson che, rispondendo mercoledì al question time alla Camera dei Comuni sul come mai Germania o Italia registrino meno contagi del Regno Unito a fronte di misure meno restrittive, aveva spiegato che «c’è un’importante differenza fra il nostro Paese e molti altri nel mondo poiché il nostro è un Paese che ama da sempre la libertà». Parole accolte con gelo già dallo stesso uditorio. La replica di Mattarella, un po’ inusuale, avviene fuori dell’ufficialità, e lontano dai microfoni.
Nulla di casuale, in ogni caso. L’eco forse inaspettata di quelle parole non fa altro che portare alla luce il pensiero del capo dello Stato. Che certo non se ne duole, avendoci già abituato ad affermazioni insolitamente perentorie quando c’è da difendere sullo scenario internazionale, in coincidenza di snodi cruciali, il buon nome dell’Italia. E ecco il raro e curioso parallelismo che scaturisce con le celebri e puntute esternazioni del suo predecessore (Francesco Cossiga) per questa affermazione venuta proprio a margine della cerimonia in cui Mattarella era andato a ricordarlo, nella nativa Sassari, a 10 anni dalla scomparsa.
Una delle figure più controverse, Cossiga, fra gli inquilini del Quirinale. Uomo di grande statura culturale e politica, colse per primo la crisi della politica italiana, che secondo alcuni finì per accelerare. Ma Mattarella lo difende con convinzione: «Fronteggiò l’attacco terrorista e difese le istituzioni con il consenso del Parlamento, nel rispetto dello Stato di diritto e cercando di preservare, come bene indispensabile - gli dà atto -, l’unità delle forze democratiche».
Il presidente aveva già avuto modo di soffermarsi sull’importanza dell’accettazione responsabile di alcune provvisorie violazioni della libertà in relazione all’emergenza da Coronavirus. Ne aveva parlato a fine luglio. «Talvolta - aveva detto Mattarella alla cerimonia del Ventaglio, salutando i giornalisti per le ferie - viene evocato il tema della violazione delle regole di cautela sanitaria come espressione di libertà.
Non vi sono valori che si collochino al centro della democrazia come la libertà», aveva premesso. Precisando però che «occorre tener conto anche del dovere di equilibrio con il valore della vita, evitando di confondere la libertà con il diritto far ammalare altri». E aveva ammonito sull’esigenza di «imparare a convivere con il virus finché non vi sarà un vaccino risolutivo non vuol dire comportarsi come se il virus fosse scomparso».
Anche perché, aveva ammonito, il rispetto dei morti e dei sacrifici fatti nel momento più duro dell’epidemia non permette di dimenticare: «Altrove - aveva evidenziato Mattarella - il rifiuto o l’impossibilità di quei comportamenti ha provocato e sta provocando drammatiche conseguenze». I fatti poi sono proseguiti in quella direzione. I Paesi, come la Gran Bretagna, che hanno mostrato riluttanza ad adeguarsi alle restrizioni ora pagano il conto più salato in termini di vite umana e contagi.