Per Roberta Pinotti è il giorno della commozione e dell’impegno. È la prima grande tragedia in mare da ministro, quella che non avrebbe mai voluto vivere in prima persona, dopo quell’enorme dispiegamento umanitario di forze e risorse militari che va sotto il nome di 'Mare Nostrum'. Non così per i 'suoi' militari, per loro - purtroppo - non è la prima volta: «Li ho visti comporre corpi di persone che avrebbero voluto salvare, 'non avremmo voluto farlo più', mi hanno detto. Ma sbaglia - spiega il ministro della Difesa, mentre la triste contabilità di questa immane tragedia ancora non è definita - chi dice che i nostri marinai sono umiliati nello svolgere questi compiti. I militari italiani sono orgogliosi, non umiliati, di aver salvato migliaia di vite umane, più di 3mila minori. Però il loro è anche un grido di dolore, sanno di avere un Paese dietro ma allo stesso tempo sono consapevoli che non possono essere lasciati soli a lottare». Nelle parole del ministro tanto coinvolgimento umano: «Ogni vita che scompare, così, in fondo al mare, porta via con sé un mondo e tante speranze. È una sconfitta per noi». Ma anche la denuncia di una vera e propria «emergenza umanitaria» che in quanto tale non può non vedere il coinvolgimento più diretto dell’Onu. E dell’Europa. Con due mosse. «Lo spostamento della sede centrale di Frontex da Varsavia all’Italia». E un insediamento stabile dell’Onu già in Libia, zona di partenza. «Ban Ki-Moon ha promesso a Renzi un suo diretto interessamento per coinvolgere i Paesi Ue».
Accusano lo Stato di debolezza, di resa al fenomeno dei trafficanti di morte. Lo Stato mettendo in campo il massimo impegno in termini di umanità dimostra la sua forza. La debolezza sarebbe voltare la testa dall’altra parte. Ci siamo mossi, occorre ricordarlo, per un moto unanime di pietà e commozione sull’onda della tragedia di ottobre, nella quale si sono contati alla fine circa 400 cadaveri, con quella toccante visita di Papa Francesco che commosse tutti noi. Ma ora si finge di non ricordare che, oltre alle persone che in questo modo è stato possibile salvare, sono stati catturati 207 scafisti dando un duro colpo - con una grande opera di collaborazione fra i ministeri dell’Interno e della Difesa e la magistratura - in termini di repressione, ma anche di prevenzione. Purtroppo però sappiamo che ciò non basta, e da soli non possiamo farcela.
Lei ha detto che Mare Nostrum è a 'a tempo'. Ma i flussi non danno tregua. Ho parlato di operazione a tempo per ribadire che non è pensabile di sostenere noi da soli il peso di questa emergenza. Non per dire che la situazione si va normalizzando. Anzi. Sulle nostre coste meridionali si stanno scaricando tutti gli insuccessi delle primavere arabe e delle guerre civili africane. La drammatica situazione in Siria, in Mali, in Centroafrica. Ora, purtroppo, anche in Libia la situazione si è fatta ancor più preoccupante. E le statistiche dicono che i due terzi di queste persone in fuga hanno titolo per essere accolti come rifugiati.
Ed ecco il ruolo di Onu e Unhcr. L’intervento diretto dell’Onu dovrà essere la conseguenza di un’emergenza umanitaria che dovrà essere riconosciuta. La nostra azione ha prodotto l’assicurazione dal segretario generale dell’Onu di un suo impegno a sensibilizzare l’Europa. E’ necessario ogni sforzo congiunto per salvare uomini, donne e bambini. Vite umane.
Frontex ha fallito? Frontex va ridisegnata completamente. Già la sua sede principale a Varsavia ci dice di una
mission ormai insufficiente, che vedeva nel confine orientale il punto debole. Oggi è evidente che si è spostato a Sud.
La sede principale verrà in Italia? Sarà inevitabile, così come si dovrà andare a una rimodulazione delle risorse, che ora vedono destinati a noi solo 12 milioni, mentre 'Mare Nostrum' costa 9 milioni al mese. Risorse è bene ribadirlo tratte dal bilancio della Difesa. Ma si tratta anche di ripensarne il ruolo, fin qui limitato alla sicurezza, verso un maggiore impegno sulla prevenzione e sull’accoglienza.
Andrà in Libia?. Non escludo, quando sarà chiaro l’interlocutore politico e la situazione sarà stabile una mia visita. Oggi purtroppo la situazione libica è difficile ed è uno dei motivi di queste tragedie.
Il vescovo di Mazara Mogavero propone di assicurare il viaggio in Italia ai rifugiati. Sulle modalità si può e si deve discutere, ma è evidente che bisogna intervenire con l’Onu già sulle coste di partenza.
Che tempi prevede per questo cambio di passo, per evitare altre tragedie? I tempi sono scanditi dall’agenda politica. Oggi il commissario europeo Malmstrom ha chiesto a tutti gli stati europei di dimostrare coi fatti solidarietà concreta. E’ frutto del nostro pressing in Europa. Il primo luglio inizierà il semestre a guida italiana e questo diventerà un punto qualificante del nostro impegno.