«In linea di principio qualunque trattamento sanitario è dentro i Lea. Già l’omologa è inserita. E la Corte Costituzionale ci impone che lo sia anche l’eterologa. Ma questo non vuol dire che sia gratuita, i finanziamenti servono a mettere il servizio pubblico in grado di funzionare». Eugenia Roccella, collega di partito nel Ncd del ministro della Salute Beatrice Lorenzin (e anche membro dell’intergruppo sulle malattie rare con Paola Binetti), spiega le ragioni dell’annunciato decreto.
E chi soffre di gravi patologie? Chiunque si ricoveri, anche con una malattia rarissima, viene curato gratuitamente. Sono le regole del nostro sistema universalistico, che è sempre ai primi posti nelle graduatorie mondiali. Quando si dice 'mettere le malattie rare nei Lea', si intende un elenco apposito dell’Istituto superiore di sanità. Che riguarda questioni come i farmaci 'orfani' (non prodotti dalle case farmaceutiche per ragioni di mercato
ndr) o le liste di attesa. I problemi sono tanti - complessi e specifici - nessuno li nega.
Qual è la situazione attuale dei costi? Nel pubblico un ticket per l’omologa nel Lazio è di 2mila euro. L’eterologa sarà sicuramente più costosa. L’omologa è parzialmente rimborsata, dipende dalle Regioni: chi rimborsa fino a una certa età, chi ha un ticket più alto... E in un certo senso anche l’eterologa era già rimborsata.
In che senso? Chi andava a fare i viaggi all’estero aveva in gran parte i farmaci rimborsati dall’Italia. Ora la rimborsabilità nel pubblico deriva dalla sentenza della Consulta, che - oltre a equiparare l’eterologa all’omologa - parla di «discriminazione economica». Non possiamo non tenerne conto, perché automaticamente ci sarebbe un ricorso vinto. Mentre molti privati prima delle legge 40 facevano l’eterologa - dunque sono già attrezzati - nel pubblico non c’è mai stata. Il ministro semplicemente ha detto che stanzierà dei fondi per metterli nelle stesse condizioni. Ci sono costi di sistema, soprattutto per quel che riguarda le donazioni e il trattamento dei gameti. Un po’ come avviene per sangue o midollo.
Dunque, garantire il funzionamento della struttura. Sì. È questo uno dei punti fondamentali del decreto. Insieme all’effettiva gratuità della donazione con l’indicazione che si può importare solo da centri non profit - alla tracciabilità e al registro dei donatori, fondamentale dal punto di vista sanitario, diritto a conoscere le origini.
È proprio necessario lo strumento d’urgenza? Mi sembra obbligato. In questi mesi c’è stata un pressione fortissima dei centri privati. Nei giorni scorsi alcuni hanno annunciato gravidanze. Poi sembra che non sia così. La Regione Toscana ha già fatto linee guida molto discutibili. Il problema è se volgiamo dare regole nazionali, garanzie sanitarie, certezze dei diritti del nato o vogliamo lasciare tutto alla contrattazione tra centri privati e coppie. Bisogna evitare fughe in avanti. E fare presto.