La prossima legislatura europea, che si apre con le elezioni per il Parlamento di Strasburgo, «sia la legislatura della crescita e si lasci alle spalle quella dell’austerità e della crisi». È un messaggio forte e chiaro quello che il presidente del Consiglio Enrico Letta lancia all’Unione Europea, dopo il vertice di Roma con il presidente francese Francois Hollande. Così come forte è chiara è la volontà dei due presidenti di andare avanti con la Tav. Ma è sulla necessità di iniziative per la crescita economica e il rilancio dell’occupazione che si è cementato l’asse Hollande-Letta, durante un vertice che ha visto, attorno al tavolo di Villa Madama, ben 22 ministri dei due Paesi. Tanto che Letta ha scherzato: «Hollande e io abbiamo copresieduto un consiglio dei ministri congiunto». E ha aggiunto: il prossimo semestre europeo, affidato alla presidenza italiana, sarà «un semestre italo-francese». I due leader sono stati molto espliciti sulla necessità di superare le politiche di solo rigore, imposte soprattutto dalla Germania. Letta ha parlato della disoccupazione giovanile «come il vero incubo dei cittadini europei», sottolineando la necessità che «accanto alla moneta unica vi siano politiche fiscali e di crescita». Hollande ha ribadito che il tema dell’occupazione sarà «il cuore» del prossimo consiglio europeo di dicembre. I due presidenti hanno anche spinto l’acceleratore sul tema dell’unione bancaria: «I provvedimenti approvati devono essere portati avanti, vedo un po’ troppa timidezza in giro per l’Europa». Hollande: «Regolamentare l’unione bancaria significa fornire armi alla zona euro contro la crisi finanziaria che l’Europa sta vivendo». Del resto, come ha detto il presidente della Repubblica francese , «la prossima sfida in Europa non sarà tra destra e sinistra, ma tra chi vuole l’Europa dei popoli e chi l’Europa dei populismi. Se l’Europa si ferma, crolla. Quindi deve andare avanti e se crolla è responsabilità di due Paesi fondatori come Italia e Francia». In quest’ottica le politiche per la ripresa economica, è il discorso sottinteso dei due presidenti, sono un forte antidoto alle derive anti-europee. La chiara consonanza di opinioni tra i vertici dei due Stati si è estesa anche alla politica estera, specie a quella mediterranea, dove sono in preparazione azioni comuni su tema dell’immigrazione che, ha spiegato il presidente del Consiglio, dovranno essere al centro delle politiche europee. La dichiarazione congiunta, siglata al termine del vertice, da questo punto di vista recita: «È indispensabile dare vita ad una vera e propria politica migratoria europea nei confronti dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, principale bacino di provenienza dei flussi migratori». E , sempre per questo quadrante geografico, Letta e Hollande hanno ribadito la loro preoccupazione per alcuni gravi focolai di crisi: Libia e Siria innanzitutto. Il presidente francese ha sottolineato con forza la necessità di «far uscire la Libia dall’attuale caos», mentre Letta si è soffermato sull’esigenza che la Siria «rispetti i trattati dell’Onu contro l’uso di armi chimiche». Con un occhio anche alla situazione in Iran sul nucleare. Hollande è stato esplicito: «Dall’Iran ci arrivano provocazioni, invece ci servono risposte».