sabato 8 giugno 2024
Confermato l'ulteriore calo della partecipazione al voto: nel 2019 era al 56%, alle Politiche del 2022 al 64%. Sardegna, Sicilia e Calabria maglie nere
Un seggio per le elezioni europee a Milano

Un seggio per le elezioni europee a Milano - Fotogramma

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AFFLUENZA DEFINITIVA EUROPEE

Il dato finale dell'affluenza conferma il grave crollo della partecipazione al voto. Restano a casa un italiano su due, che rinunciano ad eleggere i 76 componenti del nuovo Parlamento Europeo.

Il dato generale nazionale è del 49,69%. Alle Europee del 2019 era del 56%. Alle Politiche del 2022 era del 64%.

Nel Nord Ovest l'affluenza arriva al 55,21%. Nel Nord-Est poco sotto, al 53,94%. Il Centro si ferma al 52,5%.

Sono la circoscrizione meridionale (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia) e la circoscrizione insulare (Sicilia e Sardegna) a far precipitare il dato nazionale. Le Regioni del Sud si fermano al 43,72%, le Isole addirittura al 36,86%. Sardegna, Sicilia e Calabria, in quest'ordine, sono le Regioni che hanno votato meno.

Un dato su cui riflettere.

AFFLUENZA ORE 19 DI DOMENICA 9 GIUGNO

Nessuna ripresa della partecipazione al voto. Alle 19 il dato dell'affluenza nazionale è poco inferiore al 41%. Alle 12 era del 25%. Le urne sono aperte sino alle 23, poi inizieranno gli scrutini con i risultati che si definiranno nella notte.


Nella circoscrizione Nord-Ovest hanno votato più del 47,5% degli elettori, nel Nord-Est l'affluenza è al 45,5%. Il Centro si ferma intorno al 43,2%. Il Sud è un vero e proprio caso: alle 19 nelle sei regioni meridionali si arriva al 33,4%. Ancora peggio le Isole, con una partecipazione, alle 19, del 29%. Le Regioni con meno affluenza restano Sardegna, Sicilia, e Calabria. I territori con più acute difficoltà sociali stanno letteralmente snobbando le elezioni europee.

Per le Regionali in Piemonte ha votato alle 19 quasi il 47,5% degli aventi diritto. Il dato complessivo dei 3.698 Comuni al voto è del 53,6%.

AFFLUENZA ORE 12 DI DOMENICA 9 GIUGNO

La speranza di una ripresa della partecipazione nel secondo giorno di votazioni per il Parlamento Europeo viene gelata dal dato delle 12. In Italia, secondo i dati del Viminale, ha sinora votato solo il 25% degli aventi diritto. C'è tempo sino alle 23 di stasera per esercitare il diritto al voto, poi inizieranno gli scrutini con i risultati che si definiranno nella notte.

Nella circoscrizione Nord-Ovest hanno votato quasi il 29% degli elettori, nel Nord-Est l'affluenza è vicina al 28%. Il Centro si ferma al 26,6%. Male il Sud, che supera a malapena il 21%. E malissimo le Isole, con una partecipazione, alle 12, del 17% del corpo elettorale. Maglia nera alla Sardegna, con il 15,4% di affluenza. Sicilia intorno al 17, Campania e Calabria si aggirano intorno al 20%. Confermato dunque il timore di un astensionismo diffuso nei territori con più acute difficoltà sociali.

Per le Regionali in Piemonte ha votato alle 12 quasi il 30% degli aventi diritto. Il dato complessivo dei 3.698 Comuni al voto è del 34,5%. Su queste stime si attestano anche Bari e Firenze, le due amministrative più attese.

​Lo strano sabato elettorale

Alessia Guerrieri e Marco Iasevoli

Non è bastata la riduzione del cosiddetto “silenzio elettorale” a una manciata di ore. L’incontinente politica italiana ha parlato anche ieri a urne aperte, come prevedibile. Matteo Salvini si è addirittura concesso un mini-comizio contro il «bombarolo» Macron e a favore del voto a Vannacci e al suo partito. Si limitano a foto e messaggino social motivazional-intimistico Meloni, Tajani, Conte, Calenda e Renzi. Si prende il suo spazio anche Angelo Bonelli per denunciare gli altri e chiamare in causa il ministro degli Interni Piantedosi. Alla fine a presidio della vecchia regola del silenzio resta solo Elly Schlein. Mentre la premier la sua mossa “scaltra” l’ha fatta venerdì, postando in extremis, qualche minuto prima della mezzanotte, un video col fruttivendolo per comprare ciliegie «varietà Giorgia». È l’evoluzione dei meloni mostrati prima delle Politiche 2022. In generale, un’altra picconata di gruppo a un’antica regola di civiltà concepita per lasciare ai cittadini lo spazio e il tempo di decidere in coscienza, senza essere bombardati. Anche Bossi “parla”, o meglio fa parlare i fedelissimi per far sapere a Salvini che lui voterà l’indipendente di Fi Reguzzoni perché il Carroccio «ha tradito».

Pace, affluenza e Sud: i nodi a seggi aperti

In sostanza tutti i principali leader hanno scelto il sabato per recarsi alle urne. Oggi, invece, voterà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le prime stime sull’affluenza sono arrivate a chiusura della prima giornata di votazione: alle 23, secondo il Viminale, ha votato il 14,6% degli aventi diritto. Ma se il Nord-Ovest sfiora il 17%, il Sud si ferma al 12,5 e nelle Isole si arriva al 10,6. I riscontri sembrerebbero confermare un dato più basso al Sud, specie nelle aree periferiche: l'evoluzione dei livelli di partecipazione potrebbe diventare un fattore decisivo nel definire gli equilibri tra i partiti in una competizione con il proporzionale puro e lo sbarramento al 4%.

Dal punto dei visti dei contenuti centrali nell’orientamento al voto, la pace e i conflitti hanno staccato nettamente l’ambiente e il sociale. A battere forte Salvini e Vannacci per la Lega, Conte per M5s, la lista di Avs e nel Pd voci diverse dal coro dem come quella di Marco Tarquinio. Più caute le leader Meloni e Schlein e il capo di Forza Italia Tajani: i posizionamenti di politica estera potrebbero essere un indizio di chi si troverà poi a Bruxelles nell’ambito di una stessa maggioranza. Ma sono ipotesi premature. Sulla divisione dei 76 eurodeputati italiani, di certo conterà il risultato delle liste che lottano per superare il 4%: se ce la fanno, erodono la rappresentanza dei partiti più grandi.

Piemonte al voto, Cirio favorito

La tornata iniziata ieri e che si concluderà stasera alle 23 è un vero e proprio “election day”. Oltre alle Europee, si vota in una Regione importante come il Piemonte. Sono cinque i candidati che si contendono lo scranno da governatore, due uomini e tre donne, sostenuti complessivamente da 13 liste e cinque listini. A giocarsi la partita sono il favorito Alberto Cirio, presidente uscente e ricandidato per il centro destra, Gianna Pentenero per il centrosinistra, Sarah Disabato per il Movimento 5 Stelle, Francesca Frediani per Piemonte Popolare e Alberto Costanzo per Libertà, formazione nata su impulso di Cateno De Luca.

Si sceglie il sindaco in sei capoluoghi di Regione

Occhi puntanti anche sulle sfide di Bari, Firenze, Cagliari, Perugia, Campobasso e Potenza. Nel capoluogo pugliese, finita nella bufera di polemiche dopo le recenti vicende giudiziarie sulle presunte infiltrazioni mafiose, il centrodestra tenta la spallata. Qui Pd e M5s corrono divisi: i dem sperano di confermare il consenso lasciato dal sindaco uscente Antonio Decaro (ora candidato alle europee) con Vito Leccese mentre Michele Laforgia è sostenuto dai Cinquestelle. Tutto il centrodestra è invece per il leghista Fabio Romito. A Firenze situazione caotica, con ben 10 candidati a sindaco. Il sindaco uscente, il dem Dario Nardella, è candidato a Bruxelles e il centrosinistra stavolta arriva diviso con tre diversi candidati: Sara Funaro del Pd, Lorenzo Masi di M5s e la renziana Stefania Saccardi di Italia Viva. Eike Schmidt, ex direttore degli Uffizi, capeggia invece le liste del centrodestra. Da seguire l’esperienza autonoma al centro di Francesco Zini. A Cagliari invece è il già sindaco Massimo Zedda a provare la riconquista della città seguendo il modello-Todde: sfiderà l’omonima Alessandra Zedda. Campo largo per il centrosinistra anche a Perugia, dove si punta a strappare la città al centrodestra unito. E se a Campobasso c’è un terzo incomodo “civico” a intromettersi tra i due poli, a Potenza sono ben cinque i candidati alla carica di sindaco. Il leghista Fanelli fa perno sull’unità a destra, nello schieramento di centrosinistra (senza M5s) guidato da Vincenzo Telesca ci sarà un nuovo test per Basilicata casa comune, formazione guidata da Angelo Chiorazzo reduce dal buon risultato alle Regionali.

Gli altri Comuni al voto

Alle urne andranno in tutto 3.698 comuni, di cui 3.480 sotto i 15mila abitanti. Oltre ai 6 capoluoghi di Regione ce ne sono 23 di provincia: Ascoli Piceno, Avellino, Bergamo, Biella, Caltanissetta, Cesena, Cremona, Ferrara, Forlì, Lecce, Livorno, Modena, Pavia, Pesaro, Pescara, Prato, Reggio Emilia, Rovigo, Sassari, Urbino, Verbania, Vercelli e Vibo Valentia. Alla fine non sarà irrilevante il conto di quante amministrazioni i due poli riusciranno a difendere o conquistare.

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