venerdì 13 luglio 2012
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​Don Carlo Villano sente su di sé il peso dell’impotenza di fronte agli sfregi consumati ogni giorno contro il territorio e contro la sua gente da quelli che definisce «criminali della monnezza». Bande di malfattori che per loschi scopi a ogni ora attraversano le strade e le campagne della fascia costiera e l’entroterra del giuglianese, la striscia di Campania tra l’area flegrea e il basso casertano, estremo confine della provincia napoletana. Squadre di delinquenti senza scrupoli che lasciano dietro di sé cumuli di rifiuti tossici, materiali ingombranti, spazzatura puzzolente proveniente da chissà dove, e così avvelenano uomini e animali e campagne. Come bestie immonde lordano una terra benedetta, di lava e di acqua, con le loro pestifere scorie. «E non si accontentano – aggiunge don Carlo – al caos aggiungono caos bruciando quello che hanno abbandonato per avere sempre spazio disponibile». E così fiamme dense e fumo nero segnano i sentieri e i campi, come pietre miliari di una strada mefitica che conduce al nulla.La parrocchia di san Luca Evangelista raccoglie un’ampia comunità a Varcaturo, zona prospiciente il litorale dominio nel comune di Giugliano, uno dei vertici, con Qualiano e Villaricca, di quell’area tristemente più nota come "triangolo della monnezza" o "terra dei fuochi". «Possibile che non ci siano controlli? Che non si possa fare niente per fermare questi scempi?» chiede don Carlo, disposto ad andare dai Carabinieri per farsi guida e condurre le forze dell’ordine nei luoghi dei roghi tossici, dove i rifiuti bruciano e la terra fuma. «La gente muore di malattie di cui qui non si conosceva neppure il nome – aggiunge, con dolore – e noi non possiamo fare niente». Parlarne con i fedeli, soprattutto con i giovani; informare attraverso il giornalino parrocchiale; chiedere di vigilare e di denunciare: altro non è possibile perché, spiega, «non stiamo parlando dei rifiuti casalinghi, della differenziata ben fatta. Qui vengono a versare rifiuti industriali di cui non sappiamo niente. Ci appelliamo allora ai politici e agli amministratori – conclude – a cui chiediamo responsabilità e coscienza».Non troppo lontano dal giuglianese, nella cerchia di comuni alle porte nord di Napoli, associazioni e parrocchie hanno cominciato a tenersi in contatto, a organizzare insieme riunioni con esperti, ad andare nelle scuole a parlare di legalità, rifiuti, mafie, a sensibilizzare su ambiente ed ecologia. Una rete per porre un argine agli sversamenti e ai roghi di spazzatura come in genere a qualunque traffico o atteggiamento illecito. Attivagrumonevano è una delle prime associazioni ad avere inaugurato il nuovo corso di partecipazione dei cittadini.Grumo Nevano è al centro del perimetro che comprende grossi comuni – da Frattamaggiore ad Arzano a Casoria – dove è alta la mortalità per tumori maligni, soprattutto nella fascia d’età tra i 30 e i 50 anni, causati dall’aria infettata dai miasmi dei roghi tossici e degli sversamenti illegali di scarti industriali. Paradossalmente però proprio a Grumo Nevano l’amministrazione comunale nell’area destinata a parco urbano – progetto già definito, che significherebbe verde pubblico per centinaia di migliaia di persone, oltre che possibilità di lavoro – pensa di costruire, insieme al vicino comune di Casandrino, un gassificatore o un impianto a biomasse: quindi spazzatura, quindi molto denaro pubblico. Un vecchio copione, scritto in 17 anni di emergenze rifiuti.Parrocchie, associazioni, scuole insieme anche nella periferia est di Napoli, dove sotto i ponti dell’asse mediano nascono e crescono discariche abusive. L’associazione Figli in Famiglia, della parrocchia Maria Immacolata a san Giovanni a Teduccio, insegna già ai più piccoli a differenziare i rifiuti. «Educare è il nostro compito – spiega la presidente Carmela Manco – però di fronte a determinate situazioni pensiamo che siano certi amministratori locali a dover seguire corsi di educazione civica».
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