Von der Leyen abbraccia Meloni al G7 giapponese - ANSA
Il ritorno in patria della premier è letto come un «segno d’attenzione» dai vertici di Fratelli d’Italia e placa in parte il malcontento delle opposizioni, che pur essendosi mossa sinora nel solco dell’unità nazionale iniziava a mettere nel mirino la prolungata assenza del capo del governo.
Durante la conferenza stampa che ha anticipato la sua partenza verso Roma, Meloni ha confermato che il Consiglio dei ministri si svolgerà martedì, «la prima data utile». Mentre il ministro Urso sta mettendo a punto una disposizione che renderebbe gratuita la garanzia del Fondo Centrale per le imprese, il sottosegretario Mantovano spiega che martedì arriveranno due provvedimenti, il primo estenderà l’area di applicazione dell'ordinanza di Protezione Civile, il secondo sarà il decreto che sospenderà i termini fiscali, contributivi e giudiziari. Per la prima emergenza confermato uno stanziamento di circa 20 milioni.
Tuttavia, si tratta solo di prime gocce nell’oceano degli aiuti che dovranno arrivare nei territori devastati. «Chiaramente dovremo stanziare le risorse per l’emergenza, per quelle della ricostruzione dobbiamo aspettare di capire di più parlando con le persone. Le risorse le troviamo, da qui grande disponibilità da Biden all’Ue. Non grazie a me ma al ruolo dell’Italia», dice la premier.
Si continua a considerare «incalcolabile» la stima dei danni, e tuttavia ieri il governatore Bonaccini ha iniziato a tirare giù dei numeri da brividi: a screening appena avviato, già si arriva a oltre 620 milioni di danni tra strade e ferrovie. Numeri «molto sommari» perché «manca ancora la maggior parte della viabilità comunale- spiega l’assessore regionale ai Trasporti Corsini- ed è ancora incompleta quella provinciale».
Solo il comparto infrastrutture, insomma, potrebbe arrivare al miliardo di euro di danni. Cui aggiungere le prime stime del comparto agricolo, 1,5 miliardi. Fonti di maggioranza provano a fissare una cifra complessiva intorno ai 5 miliardi, e ci arrivano attraverso un ragionamento. Se, come hanno detto ripetutamente Bonaccini e fonti di governo, l’alluvione è «come il terremoto», allora si deve fare riferimento ai 6,5 miliardi investiti per la ricostruzione post-sismica in Emilia Romagna.
Queste risorse, ovviamente, vanno diluite negli anni e non servono “tutte e subito”. Un contributo verrà dal Fondo di solidarietà Ue che, ricorda Bonaccini, per il terremoto stanziò «mezzo miliardo». Il resto dovrà avvenire attraverso una prima dotazione a stretto giro, con un altro decreto successivo a quello di martedì. E poi anno per anno attraverso le leggi di bilancio.
Ieri per il governo erano presenti a Bologna, in prefettura, i ministri Matteo Salvini (Infrastrutture e Trasporti) e Matteo Piantedosi (Interno). Il primo proprio per la “conta dei danni” e un primo stanziamento da 1,5 milioni per i piccoli Comuni, il secondo per fare il punto sulla macchina dei soccorsi. Il leader della Lega ha molto insistito, parlando del Cdm di martedì, sulla necessità di «superare gli intoppi burocratici».
La strada verso la nomina di un commissario straordinario, forse lo stesso Bonaccini, sembra disegnata. E il modello, fatte le relative proporzioni, potrebbe essere quello adottato per la ricostruzione del ponte di Genova, insomma ampie deroghe per procedere in fretta.
Archiviata invece l’ipotesi di ridestinare parte delle risorse del Pnrr. «Non abbiamo tempo di aprire altri dossier con l’Ue», dice Salvini. D’altra parte, il Pnrr prevede 8,5 miliardi contro il dissesto idrogeologico.
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