Luciano Gualzetti
La povertà crescente e la disperazione dei sovraindebitati costretti a ricorrere agli usurai restano nascosti. Soprattutto quella dei pensionati, i più fragili. Ma l’autunno caldo imminente e le prospettive poco incoraggianti per il 2023 spingono Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale antiusura e direttore di Caritas Ambrosiana, a suonare l’ennesimo campanello d’allarme per politica e banche.
Quali segnali arrivano dai centri di ascolto relativi ad aumento di povertà e indebitamento?
La crisi energetica innescata dal conflitto ucraino-russo, che pare destinato a prolungarsi, si sta scaricando in modo sempre più incisivo sui bilanci di imprese e famiglie già compromessi dalla crisi pandemica. I centri di ascolto delle Fondazioni antiusura e della Caritas da anni si trovano a far fronte a molteplici richieste di aiuto sempre più articolate e complesse da diverse categorie economico-sociali. Nella morsa di debito e povertà troviamo lavoratori, imprenditori e professionisti, giovani e anziani. E il carovita continuerà a fare vittime. Parto da due segnali: quel +45% di cassa integrazione straordinaria dei primi sette mesi dell’anno, che metterà in ginocchio altre famiglie tra gennaio e febbraio. Inoltre a luglio l’Istat ha rilevato 22mila occupati in meno, ma sono diminuiti anche i disoccupati. Numeri che lasciano intendere che i disoccupati diminuiscono perché hanno smesso di cercare lavoro. Di queste persone bisognerà farsi carico, non possiamo farci trovare ancora impreparati. Pare che le precedenti crisi, anche quella finanziaria del 2009, nulla ci abbiano insegnato. Le Caritas e le Fondazioni antiusura insieme a tutto l’imponente mondo del volontariato italiano da decenni si ritrovano a tamponare bisogni sociali insoddisfatti dal welfare statale.
Si teme in particolare per le piccole imprese. Che situazione vede dai suoi osservatori?
L’allarme ci è giunto in questi giorni da più parti. Siamo tutti preoccupati dall’impatto che il caro energia potrà avere su un sistema economico e sociale fragile. È raddoppiato il ricorso alla Cassa integrazione e soprattutto i piccoli imprenditori sono costretti a interrompere la produzione perché schiacciati dai sovracosti energetici. Se finora i rincari hanno colpito le imprese, presto la spinta inflattiva si abbatterà sui prezzi al consumo, quindi sui bilanci delle famiglie.
Tra le quali le più fragili sono quelle dei pensionati. Circa 200mila risultano sovraindebitati e ricevono non più di 702 euro, il cosiddetto minimo vitale, se la pensione è stata pignorata e varie associazioni chiedono di aumentare il tetto di impignorabilità. Cosa ne pensa?
Sono d’accordo e auspico che venga approvato l’emendamento al decreto Aiuti bis che modifica l’articolo 545 del codice di procedura civile fissando la soglia di impignorabilità alla misura massima mensile dell’assegno sociale aumentata della metà. Ovvero a un minimo di mille euro. Sarebbe un provvedimento di equità sociale verso la fascia che ha pagato il prezzo più alto all’emergenza pandemica e che rischia di venire schiacciata da questi rincari.
Cosa dovrà fare il prossimo Parlamento per aiutare sovraindebitati e vittime di usura?
Ribadisco che gli strumenti normativi contro sovraindebitameno e usura sono superati, non ci consentono di dare risposte al passo con i tempi a milioni di famiglie. La legge 108 del 1996, al cui varo contribuì in maniera decisiva la stessa Consulta nazionale, va totalmente rivista perché a 25 anni dalla sua approvazione risulta inadeguata, farraginosa, lacunosa e anticostituzionale per l’esclusione delle famiglie dal Fondo di Solidarietà alle vittime dell’usura.
E le banche?
Anche il ruolo del sistema bancario andrebbe ripensato. In questi decenni contraddistinti da diverse crisi, il sistema creditizio si è mostrato assente, distante e inadeguato a sostenere famiglie e imprese in difficoltà. Questo ha spinto i più fragili e indifesi a cercare risorse nel sistema di credito illegale che ha decretato la fine della vita economica e sociale delle imprese, delle persone e del Paese. La Consulta nazionale antiusura ha cercato di dialogare in particolare con il credito cooperativo, stipulando convenzioni per agevolare i prestiti a quei soggetti che, pur non avendo i canonici requisiti di bancabilità, volevano concedersi un’altra opportunità nel mondo dell’economia legale. Credo che il sistema bancario debba dialogare con imprese e associazioni dei territori e tornare a svolgere la missione per cui è stato inventato, combattere la povertà includendo anche i soggetti deboli nel sistema economico. Ce lo insegnano i Monti di Pietà francescani.