Giornata di prove Invalsi per gli studenti di seconda superiore, che da questa mattina sono impegnati nei test. Come ormai da qualche anno a questa parte, è scattata anche l'operazione di boicottaggio portata avanti dalle associazioni studentesche e sindacali di sinistra, che però stanno cominciando a perdere consenso tra la comunità degli alunni. Secondo un sondaggio online effettuato da Skuola.net, soltanto uno studente su sette sarebbe intenzionato a boicottare la prova, «segno - si legge in una nota - che la “cultura” dell'Invalsi sta lentamente prendendo piede». Di identico segno anche una rilevazione effettuata da ScuolaZoo, secondo cui il 72,5% dei ragazzi intervistati è intenzionato a svolgere seriamente la prova, facendo calare il numero di coloro che si dichiarano per il boicottaggio al 27,5%.
Il ruolo dei docenti
A incidere su questo cambio di opinione dei ragazzi, rileva sempre ScuolaZoo, sono stati gli stessi docenti, che hanno migliorato la comunicazione delle prove Invalsi agli studenti. Oggi il 38% dei prof fa passare ai ragazzi il messaggio che è una prova importante, mentre in passato succedeva soltanto nel 27,5% dei casi. Due dati, rileva sempre ScuolaZoo, continuano, comunque, a essere negativi: un terzo dei professori utilizza ancora l'Invalsi per avere una valutazione in più per i propri studenti, nonostante il test debba essere anonimo per legge (secondo gli intervistati lo fa il 32,5% dei professori, contro il 39% del passato). Inoltre, c'è ancora un buon 20% di insegnanti che aiuta gli alunni durante la prova, alimentando il fenomeno del cheating, distorsivo circa l'efficacia della prova.
«Nessuno è penalizzato»
Dell'importanza di questo momento di verifica delle competenze acquisite dai ragazzi, ha parlato anche il responsabile dell'Area prove dell'Invalsi, Roberto Ricci, ospite di una videochat di Skuola.net: «Le prove Invalsi - ha detto - sono lo spunto per una valutazione generale, non vogliono penalizzare nessuno, aiutano solo a lavorare meglio sulla formazione dei ragazzi. È preferibile sapere se un problema c'è, anziché negarlo. Lo scopo - aggiunge Ricci - è vedere a che punto sono gli studenti. E, se non dovessero raggiungere i livelli indicati per il contesto nazionale, è necessario stimolare la scuola ed aiutarli nel percorso di crescita».
«Noi non ci tiriamo indietro»
Un invito a non boicottare le prove, arriva anche dal Movimento studenti di Azione Cattolica (Msac), che ritiene «sbagliato» lo sciopero proclamato per la giornata di oggi. «Non ci tiriamo indietro - dice un comunicato dell'associazione studentesca -. Crediamo che i test, seppur migliorabili, possano essere un valido strumento per osservare lo stato di salute delle nostre scuole. Le prove infatti cercano di verificare le competenze degli studenti, non per giudicare, ma per capire dove e come possiamo migliorare. Inoltre, essendo una prova uguale per tutta Italia, i risultati offrono una possibilità di confronto tra aree geografiche diverse per osservare se ci sono disuguaglianze all’interno del Paese, se la scuola riesce a combatterle o le amplifica nel tempo».