martedì 26 febbraio 2013
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Èuna sera in cui non c’è tempo per ragionare. L’istinto e la fretta di dare una risposta all’esterno prevalgono sulla necessità di restare calmi e analizzare per bene il voto. E l’istinto, al ministro Andrea Riccardi, cofondatore-non-candidato di Scelta civica, suggerisce una sola cosa: «C’è da mettersi nelle mani del presidente della Repubblica. Noi abbiamo fiducia che lui saprà ricomporre con una soluzione originale un quadro più frammentato e inedito che mai...».Che significa soluzione originale, ministro?Inutile scervellarsi. Nessuno degli scenari prevedeva che oggi si sarebbe verificata una situazione del genere. Perciò non ci sono formule già scritte. Il Colle dovrà inventarne di nuove, se i partiti glielo consentiranno.Esclude dunque il ritorno al voto?Mi limito ad osservare che questo voto non ha fornito una soluzione per la governabilità. E che ci troviamo in una situazione internazionale fragilissima.Una sorta di governo dei volenterosi?Davvero voglio stare fuori dal gioco, che inizierà da oggi, di forzare il Colle verso l’una o l’altra direzione.D’accordo. Allora analizziamo la performance di Scelta civica e del listone-Monti al Senato. Deluso?Certamente si poteva sperare meglio. Ma deluso no, non lo sono data la situazione generale, una vera tempesta che nessun sondaggista ha saputo prevedere.Il vostro rassemblement ha vissuto l’intero pomeriggio sul filo delle soglie di sbarramento a Camera e Senato...Io credo francamente che il nostro sia un risultato maturo, considerando il fatto che c’è stata una forte polemica intorno a noi e un grosso pressing sugli elettori perché considerassero "inutile" il voto a Scelta civica. Se, sottoposti a queste pressioni, siamo arrivati a numeri che mai un "terzo polo" aveva toccato, vuol dire che in Italia c’è davvero spazio per un’offerta politica che vada oltre centrodestra e centrosinistra, che unisca anziché dividere.Non avete nulla da rimproverarvi?L’unico vero errore è stato non operare una riforma elettorale, lasciando un sistema che, pur volendo favorire sulla carta la governabilità, dà vita invece, con lo strano meccanismo dei premi regionali, a trasformazioni pericolose sia nei partiti sia nelle coalizioni. E soprattutto costringe il Paese a subire ancora una volta un Parlamento di nominati in cui, a discapito del bene comune, si persegue l’interesse dei partiti e dei leader.Il voto vi ridimensiona?No, non siamo per nulla spaventati. Tutto va avanti, soprattutto i gruppi unici a Camera e Senato. E nascerà un partito sui territori. Non bisogna essere smemorati: siamo nati un mese e mezzo fa. E abbiamo già raccolto una base di voti e simpatizzanti che hanno in comune il netto rifiuto del populismo.
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