Il timore di Gian Luca Galletti, capogruppo uscente dell’Udc alla Camera e responsabile Famiglia del partito, è che le picconate europee su unioni e adozioni gay «rompano gli argini» abbandonando il Paese «sotto una valanga morale».
A cosa si riferisce, deputato?Premetto che, a mio avviso, la Corte di Strasburgo è intervenuta in modo sbagliato su un caso molto specifico che non può e non deve interferire con il dibattito interno. Ma anche alla luce di essa il principio sancito dalla nostra Carta non è attaccabile: il matrimonio è una cosa totalmente diversa dalla convivenza, e i figli hanno diritto ad un padre e una madre. In merito all’adozione non concepisco poi come si possa privilegiare l’aspirazione individuale alla genitorialità rispetto al diritto del minore di avere un padre e una madre. Noi siamo dalla parte del minore, del soggetto più debole.
È chiara la sua posizione, ma cosa la spinge a parlare di valanga?Penso ad un Paese senza riferimenti certi. Dove i diritti sopravanzano i doveri. E i desideri individuali schiacciano la responsabilità. Una valanga morale, appunto.
Dunque esclude che il "modello tedesco" proposto da Bersani possa far parte di un patto Pd-Sel-Monti?Lo escludo nella maniera più assoluta. Per l’Udc i valori non negoziabili sono quelli sui quali non sono ammesse mediazioni politiche. E poi non abbiamo capito affatto cosa intenda Bersani per "modello tedesco". Ogni giorno aggiunge o toglie qualcosa...
La vostra posizione?Siamo contrari a un nuovo istituto giuridico, una sorta di "matrimonio di serie B". Una scelta che sarebbe degradante anche per chi vi accede. Siamo invece pronti a ragionare su singoli diritti individuali.
Lei crede che il dibattito sulle unioni gay alla lunga leda anche l’apparente convergenza elettorale su un fisco formato-famiglia?Mi auguro di no, sarebbe una beffa. E noi combatteremo perché non accada. Il nuovo governo tra l’altro sarà subito messo alla prova dalla nuova Tares, dall’Imu, dall’aumento dell’Iva...
Le vostre proposte?A parità di gettito, presenteremo una proposta che riscriva i criteri applicativi della Tares in base ai carichi familiari. Mentre sull’Imu pensiamo ad un meccanismo che elimini o riduca le detrazioni sulla prima casa per le fasce di reddito alte, in modo da redistribuire i benefici ai redditi bassi e ai nuclei più numerosi.
Però non si tratta di interventi strutturali pro-famiglia...Il punto di approdo è il fattore famiglia. Secondo i miei conti ci vogliono 5 miliardi. Possiamo accumularne uno all’anno, destinandoli nel frattempo alla riduzione delle detrazioni, sulla scia di quanto l’Udc ha ottenuto nella riscrittura della legge di stabilità.