Abbandonare l’ideologia «e affrontare il tema dai dati di fatto. Gabriele Toccafondi è il sottosegretario all’Istruzione con delega alle paritarie.
I dati Ocse parlano chiaro. Non le pare che sia arrivato il momento di riequilibrare?A me pare che i numeri siano oggettivi e in base a questi ognuno potrà formarsi un giudizio. La questione non si affronta in maniera ideologica ma partendo da un dato di fatto. Ed è un dato di fatto che le scuole paritarie ricevono 500 milioni, pari all’1,2% della spesa relativa alle scuole statali, e offrono servizio pubblico al 12% della popolazione scolastica. Le 13.657 scuole con le migliaia di insegnanti e oltre un milione di iscritti rappresentano una realtà pubblica che chiede attenzione e valorizzazione e non battaglie ideologiche.
Dal 2000 esiste un unico sistema scolastico pubblico integrato con scuole statali e paritarie. Eppure, come dimostra il recente referendum di Bologna sui fondi alle materne, il pregiudizio ideologico non demorde. Quale è la posizione del governo?Il ministro dell’Istruzione Carrozza mi sembra abbia ben interpretato la volontà del governo sul tema quando ha detto «trovo scorretto non parlare delle esigenze dei bambini e di discutere dei massimi sistemi». La scuola è tutta pubblica e non esistono due pesi e due misure. La visione moderna è quella di uno Stato inclusivo che si apre in maniera sussidiaria a chi dal basso cerca di dare risposte. Questo non vuol dire che lo Stato non esiste, deve fare le regole e deve farle rispettare. L’Italia è piena di esempi che ci ricordano che le persone unendosi hanno sempre cercato di dare risposte ai bisogni che incontravano, queste opere sono parte della risposta pubblica e rispettano norme e regolamenti statali e comunali. O si parte dalla realtà, anche storica del Paese, oppure si scivola nell’ideologia.
Tra poche settimane si dovrà stabilire la legge di bilancio 2014. Si potrà evitare il taglio ai fondi per le paritarie e la battaglia per recuperarli?Il bilancio previsionale nel prossimo triennio prevede che a fronte di un contributo storico di 530 milioni di euro prevede in pratica un taglio del 50% del fondo. A questo si aggiunga anche il fatto che per il 2013, ad ora, in virtù di un passaggio normativo contenuto nel decreto 174, 160 milioni di euro sono congelati. Occorre precisare che si tratta di fondi solo virtuali per le Regioni, perché questi sono destinati direttamente alle scuole e sono solo di transito sui bilanci regionali ma sono fondi sui quali le scuole sanno di poter contare nel 2013. Il governo è cosciente che se non cambia qualcosa molte scuole saranno costrette o ad aumentare le rette alle famiglie o a chiudere e se le scuole chiudono la domanda di nuovi servizi arriverà ai comuni e allo stato con i costi che lei ricordava e con aumenti di spesa pubblica. Ancora una volta il realismo mi sembra più forte dell’ideologia
Sui bilanci delle paritarie si addensano altre nubi: l’Imu, l’aumento dell’Iva, la Tares sui rifiuti. E il rischio di chiusura si fa sempre più concreto. Il governo cosa intende fare?Oltre ai fondi di quest’anno e dei prossimi anni ci sono una serie di problemi che riguardano le paritarie che se non troveranno soluzione a breve rischiano solo di far aumentare le rette. Stiamo lavorando per far comprendere che le scuole l’Imu non la devono pagare così come non la pagano le scuole statali o comunali. Se gestite da cooperative, ne ho viste molte gestite da coop di insegnanti o di genitori, dal 2014 saranno soggette non più ad Iva agevolata al 4% bensì al 10% con conseguente aumento dei costi e di rette. Inoltre la questione Tares: stiamo cercando una soluzione perché al momento mentre alle scuole si chiede un contributo a bambino alle paritarie il calcolo si fa sui mq, con costi altissimi. Insomma i problemi sono tanti ma cerchiamo in tutti i modi di porre rimedio perché siamo coscienti che stiamo parlando del sistema pubblico che si regge su due gambe: scuole pubbliche paritarie e pubbliche statali. Se cede una delle due gambe cede l’intero servizio. Perché la scuola è pubblica. Tutta. È doveroso, senza ideologia, affrontare il problema e uscirne. È la politica. Come diceva don Milani «sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia».