(Ansa)
È un disservizio che non dipende dal Vicariato, che anzi «sarebbe invece ben lieto di collaborare e di essere informato dei passi che l’amministrazione capitolina vorrà compiere – così speriamo! – per risolvere il problema con equità e in tempi brevi». Il problema è la mancanza, da settembre, degli insegnanti di religione in alcune scuole materne comunali della Capitale. La vicenda, che ha trovato spazio sulla cronaca locale di un quotidiano nazionale con una ricostruzione parziale, viene ripercorsa nel dettaglio in una nota della diocesi di Roma in cui si premette, comunque, che «la mancata assunzione degli insegnanti di religione cattolica nelle scuole dell’infanzia comunali non può in alcun modo essere attribuito a responsabilità del Vicariato». Della lista di 93 docenti necessari alla copertura di tutte le scuole comunali della città, infatti, il Campidoglio non ha proceduto a fare il contratto a 41 insegnanti che hanno alle spalle più di 36 mesi d’insegnamento continuativo, perché espressamente vietato dalla normativa europea (sentenza Mascolo della Corte di Giustizia europea del 24 novembre 2014). È una storia che ha origine da lontano, quella degli Irc delle scuole comunali di Roma. Infatti, ricorda la diocesi di Roma, «l’amministrazione capitolina ha infatti fino ad oggi illegittimamente mantenuto in condizione di precarietà gli insegnanti di religione cattolica, proponendo loro contratti di supplenza pur in costanza di un fabbisogno organico e permanente di personale».
Una condizione, in realtà, già affrontata dalla Corte di Cassazione con le sentenze 201/2016 e 1066/2016 che hanno dato torto al Campidoglio. Nonostante la normativa europea abbia imposto di non reiterare i contratti a tempo determinato per più di 36 mesi, proprio per indurre i datori di lavoro a stabilizzare i precari, «il Vicariato ha ricevuto promesse e rassicurazioni fino al 7 novembre scorso, quando, senza alcun preavviso», ha appreso che quest’anno il Comune di Roma non avrebbe rinnovato il contratto «a ben 41 insegnanti di religione, proprio 'per colpa' della loro lunga carriera: da 4 a 18 anni di servizio». Nonostante un colloquio con l’assessore competente il 15 novembre scorso e la proposta di nomina indirizzata dal Vicariato al dipartimento Servizi educativi e scolastici con i nominativi dei 93 docenti – continuano dalla diocesi – «non abbiamo ricevuto ad oggi neppure il riscontro ufficiale previsto dalla legge». Perciò il Vicariato «ha semplicemente dovuto prendere atto di una selezione tra i nominativi proposti, che ha escluso proprio i docenti meno giovani». Spiega il responsabile dell’Ufficio per la Pastorale scolastica e l’insegnamento della religione, don Filippo Morlacchi: «A noi sta certo a cuore il servizio Irc, ma per un principio non sono disposto a mandare per strada chi ha eseguito fedelmente il servizio per due, tre, quindici anni anni». Nessuno ha nulla contro l’attuale amministrazione, la precisazione successiva, «noi speriamo solo si arrivi in tempi rapidi ad una soluzione». Anche perché ci tiene a sottolineare ancora la diocesi di Roma nella nota, «il Vicariato è purtroppo mero spettatore di una vicenda dolorosa, che vede lesi sia i diritti delle famiglie», che hanno scelto l’insegnamento della religione per i propri figli, «sia degli insegnanti di religione, privati di lavoro dopo tanti anni di servizio».