mercoledì 7 dicembre 2022
Una proposta di legge del partito presidenziale vuole migliorare l'integrazione e al tempo stesso facilitare le espulsioni ma molti punti appaiono controversi. I numeri confrontati con quelli italiani
Il presidente francese Emmanuel Macron

Il presidente francese Emmanuel Macron - Reuters

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«Migliorare nell’integrazione e nelle espulsioni». Sarà questa, in sintesi, la nuova bussola dell’esecutivo francese di fronte alla sfida dell’accoglienza, come ha spiegato ieri il ministro dell’Interno d’Oltralpe, Gérald Darmanin, nel giorno in cui è arrivata all’Assemblea Nazionale una nuova bozza di legge sull’immigrazione fortemente contestata dalle Ong dei diritti umani.

«Vogliamo quelli che sgobbano, non quelli che rapinano», ha martellato il ministro sulla radio pubblica France Info, assicurando che con il nuovo testo gli stranieri non in regola, a cominciare dai sans papiers, «saranno integrati se lavorano e parlano francese, espulsi se commettono un atto di delinquenza».

Sul fronte dell’integrazione, la bozza prevede dei permessi di soggiorno speciali nei cosiddetti «mestieri sotto tensione», ovvero con penuria cronica di manodopera, come muratori e lavapiatti. Dei settori in cui già oggi migliaia di aziende e strutture fanno lavorare dei sans papiers non riuscendo a trovare altri lavoratori.

Secondo delle testimonianze raccolte da Le Monde, ciò riguarda pure dei muratori impegnati nei cantieri per le Olimpiadi parigine del 2024. I permessi di soggiorno avranno una durata di un anno e saranno rinnovabili, senza offrire la possibilità di chiedere il ricongiungimento familiare.

«Desideriamo un’immigrazione di lavoratori piuttosto che familiare», ha detto il ministro, pur indicando che diversi rinnovi consecutivi dei permessi di soggiorno potranno sfociare alla fine su una stabilizzazione per i lavoratori: «Se si integrano alla nazione e continuano a lavorare, potranno chiedere un titolo di soggiorno più lungo».

Al contempo, la bozza mira pure ad inasprire le procedure d’espulsione, permettendo anche d’allontanare chi è arrivato quando aveva meno di 13 anni, o chi ha una vita coniugale in Francia. Ciò vale anche per coloro che si sono visti rifiutare l’asilo, per i quali il governo mira pure a ridurre il ventaglio delle vie di ricorso.

Ma secondo le Ong, lo scenario di una Francia massicciamente interessata dall’immigrazione è contraddetta dai dati, almeno rispetto ai Paesi vicini: secondo Eurostat, il Paese contava nel 2020 un 12,7% di abitanti nati all’estero, ovvero meno della Germania (19,8%), della Svezia (19,5%) o della Spagna (14,8%), ma più dell’Italia (10,3%).

Nel 2019, l’ultimo anno pre-pandemia, le nazionalità maggiormente interessate dal rilascio di titoli di soggiorno erano state quelle algerina, marocchina, tunisina, cinese e ivoriana. Sul fronte dell’asilo, invece, la prima nazionalità era quella afghana.

Anche le stime sugli stranieri in situazione irregolare sembrano indicare che la Francia non è in cima ai Paesi europei più interessati dal fenomeno.

Secondo uno studio americano del Pew research center, il numero oscillava nel 2017 attorno al milione nel Regno Unito e ai 650mila in Germania, ovvero molto più della Francia, attorno ai 350mila casi. Ma attualmente, per Darmanin, il numero totale oscillerebbe «fra 600mila e 700mila», dato che a beneficiare dell’assistenza sanitaria di Stato sono in 369mila, in uno scenario ipotetico in cui sembra ricorrervi, empiricamente, all’incirca solo la metà degli stranieri in situazione non regolare.

Il primo dibattito parlamentare di ieri non ha dato luogo a un voto.

Ma su molti punti controversi, i deputati che sostengono il presidente Emmanuel Macron rischiano di ritrovarsi presi a tenaglia fra l’opposizione di destra e quella di sinistra, che si dicono già pronte a dare battaglia.

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