In questi giorni la Lega e Fratelli d’Italia, ignorando gli appelli a quello spirito collaborativo tra tutte le forze politiche che sarebbe necessario nella situazione drammatica che stiamo vivendo, hanno lanciato una campagna strumentale contro una presunta chiusura del Parlamento che non esiste nella realtà. La strumentalità sta soprattutto nel fatto che quanto e come le Camere debbono lavorare in questa fase non è stato deciso dal governo o dalla maggioranza, bensì in riunioni dei presidenti dei gruppi parlamentari che si sono concluse sempre all’unanimità, quindi anche con il loro consenso. Alcuni leader delle opposizioni, come è noto, non sono affatto assidui frequentatori delle aule parlamentari, anzi. Chiedono che il Parlamento sia aperto, ma poi normalmente li si vede molto poco.
Le Camere funzionano e funzioneranno. Ci sono tre decreti da convertire in legge (uno sul cuneo fiscale e due sull’emergenza corona virus) e, per parlare soltanto dell’attività prevista nella settimana in corso, oggi si terranno un’audizione del ministro Gualtieri di fronte alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato e la riunione dei presidenti di gruppo, mercoledì il 'question time' e giovedì una informativa urgente del presidente del Consiglio dei ministri. Ma, a parte le polemiche speciose, si sta svolgendo invece un dibattito molto serio attorno alle modalità da scegliere per coniugare due esigenze: quella di una piena attività delle Camere, presidio di democrazia, tanto più in una fase di emergenza, e quella di evitare che riunioni di assemblee così numerose (630 deputati e 315 senatori, a cui si aggiungono i senatori a vita ) possano rappresentare un bacino di contagio di quel virus che il Paese sta cercando con grandi sacrifici di fermare. C’è chi in questi giorni ha suggerito il voto a distanza utilizzando gli strumenti che la tecnologia digitale mette a disposizione. Ma si è osservato che difficilmente si possono mettere in piedi in così poco tempo sistemi complessi e poi che il Parlamento è luogo per antonomasia dedicato al confronto e al dibattito.
Oggi la riunione dei presidenti di gruppo farà le sue valutazioni su come procedere. Mi permetto di suggerire un’ipotesi, naturalmente riservata a questa circostanza del tutto eccezionale, capace di consentire riunioni del plenum delle assemblee legislative garantendo al tempo stesso che ciascun parlamentare possa sedersi distanziato come le regole prevedono dal suo vicino, cosa non praticabile nelle aule della Camera e del Senato. Suggerisco di valutare la possibilità di svolgere riunioni dell’assemblea in sale ampie che esistono a Roma in luoghi diversi da Montecitorio e Palazzo Madama. Uno fra tutti il Palazzo dei Congressi dell’Eur. Sempre allo scopo di assicurare al Parlamento la possibilità di svolgere appieno la sua funzione democratica, nel rispetto delle attuali disposizioni di sicurezza e di guidare insieme all’esecutivo la risposta a questa terribile pandemia.
Sempre allo scopo di assicurare la possibilità di svolgere appieno la sua funzione democratica, nel rispetto delle attuali disposizioni di sicurezza
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