mercoledì 11 settembre 2013
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Il Quirinale segue con attenzione l’evolversi della situazione politica, ma senza ragioni di preoccupazione tali da giustificare un nuovo intervento , a breve, da sollecitare i partiti alle loro responsabilità. Nella sua intensa attività istituzionale - indice proprio di una permanente fiducia nella ragionevolezza di tutti - l’unico indiretto riferimento alla situazione contingente Napolitano lo fa nel ricevere una delegazione di Barletta, guidata dal sindaco Pasquale Cascella, per lunghi anni al suo fianco come portavoce, prima da presidente della Camera e poi al Quirinale. «Se non teniamo fermi e consolidiamo i pilastri della convivenza nazionale tutto è a rischio, tutto può essere a rischio», ammonisce Napolitano nel 70° anniversario della ribellione all’occupazione nazista della città. Un incontro, quello con la delegazione di Barletta - presenti anche il presidente della Regione Nichi Vendola e il quasi omonimo presidente della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Francesco Ventola - che Napolitano ha vissuto con grande partecipazione, registrando la commozione di Cascella nel ricordare i 9 anni di collaborazione: «Di solito la voce si incrina per l’emozione a persone un po’ più anziane come me», era il commento affettuoso di Napolitano.Ma nessun motivo si registrava, al Quirinale, per discostarsi dall’ultimo pronunciamento della scorsa settimana con il quale Napolitano confermava di «fidarsi» delle promesse di Silvio Berlusconi. In campo scendeva invece , d’intesa con il Colle ma con iniziativa sua, il premier Enrico Letta incontrando nel pomeriggio i ministri del Pdl. E in serata la decisione di Berlusconi di non partecipare alla riunione già convocata per stamani dei parlamentari veniva interpretata al Quirinale come un segnale del raffreddamento della situazione auspicato.Sorpresa, e un certo disappunto, aveva suscitato la scelta che si era andata affermando all’interno della Giunta di procedere a un voto sulle pregiudiziali. In grado di imprimere un’accelerazione con un impatto divisivo, mentre dal Colle si guarda da tempo con favore a iniziative che possano invece portare se non a una mediazione (forse impossibile) almeno a un miglioramento del clima, come il diritto alla difesa invocato da Luciano Violante per venire incontro ai dubbi di costituzionalità avanzati dal Pdl. Ma come non cogliere il tono molto duro che ieri proprio Violante - fra i saggi indicati dal Colle nel settore giustizia - riservava al Pdl, prima che sembrasse giungere, in serata, a più miti consigli. «Dire "se si vota in Giunta c’è la crisi di governo" mi sembra un ricatto politico. Il Pdl - avvertiva Violante intervistato dal Mattino - a parti invertite non accetterebbe mai un ricatto di questo genere, è una pressione inaccettabile nel modo più assoluto», concludeva.A sera l’impressione generale percepita anche al Quirinale era che vi possa essere più tempo, di modo che la ragionevolezza prevalga. Con quale esito finale nessuno può dirlo. Ma l’amico di sempre di Napolitano, Emanuele Macaluso, in un’intervista a Repubblica fissava alcuni paletti. «Nessuno si illuda - era l’invito a non farsi illusioni rivolto ai falchi del Pdl -, il capo dello Stato non scioglierà le Camere finché resta in piedi il Porcellum». E quella del Pdl per far saltare la decadenza in Giunta «è una battaglia persa», per Macaluso. Il quale ricordava l’avvicinarsi, comunque, del 19 ottobre, data in cui la Corte di Appello dovrà ricalcolare la durata dell’interdizione dai pubblici uffici come clausola accessoria della condanna di Berlusconi per i diritti tv. E d’altronde, ricordava ancora Macaluso, «Napolitano è stato chiaro», la grazia non potrebbe mia riguardare le pene accessorie, ossia l’interdizione. «Ma un attimo prima che il presidente apra le votazioni, il Cavaliere si dimetterà», è la previsione dell’ex direttore del <+corsivo>Riformista<+tondo>, «non darà mai al centrosinistra la soddisfazione di finire sotto i colpi di una votazione che lo dichiari incandidabile».
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